Intervista a Valentino Parlato di Concetto Vecchio
"Renzi è capace, intelligente. Un leader. Ma non mi è mai piaciuto. Perciò voterò No". Valentino Parlato, 85 anni, fondatore e direttore (per quattro volte) del manifesto, uno degli ultimi testimoni della vecchia sinistra italiana, aspira con voluttà il fumo delle sigarette Pueblo, che si accende una dopo l'altra sul terrazzo di casa, allungando furtivamente la mano libera sulla ciotola di mandorle. Proprio oggi sono 47 anni che lui e gli altri dissidenti del Pci, da Pintor a Rossanda ("con Rossana ci sentiamo ogni settimana al telefono"), furono radiati dal comitato centrale per dissenso: "Io ero il pesce più piccolo, fui licenziato da Rinascita, mi trattarono bene in fondo: ebbi anche la liquidazione".
Nella libreria l'occhio cade su due foto: una con il cardinale Silvestrini, l'altra con Gheddafi. "Ma lei è qui per parlare del referendum, giusto?", chiede distrattamente.
Nella libreria l'occhio cade su due foto: una con il cardinale Silvestrini, l'altra con Gheddafi. "Ma lei è qui per parlare del referendum, giusto?", chiede distrattamente.
Quindi vota No non sul merito, ma perché non ama Renzi?
"Da un lato gli contesto quest'uso del referendum per intestarsi un'investitura plebiscitaria, dall'altro questa riforma non funziona: passeremo da un bicameralismo ordinato a uno pasticciato. Avrei abolito il Senato e basta".
Non è meglio questa riforma che nessuna riforma?
"Ma rimarranno dei senatori dimezzati. Come si fa a dire che si riducono i costi della politica, quando le indennità dei senatori valgono sì e no il 15% delle spese di palazzo Madama: è demagogia".
Da Santoro a Lerner c'è chi ammonisce: Renzi non è il mio leader, ma se vince il No si apre il campo al populismo, alle destre. Non condivide?
"Se vince il Sì si andrà avanti come adesso: nel continuismo. Se vince il No si apre una crisi politica, l'apertura di un processo, si sarebbe detto una volta. Preferisco questo".
Non ci sarà la scissione nel Pd?
"Per fare un divorzio bisogna avere chiaro quel che si vuol fare in futuro, nella minoranza Pd vedo una grande debolezza culturale e politica. Non faranno nulla".
Perché oggi la sinistra è così debole?
"Perché non si è accorta che tutto attorno a noi è mutato. Il lavoro umano purtroppo è meno importante di una volta, le cose, le macchine, si sono presi un vantaggio sulle persone. I modi di produzione sono cambiati ma non riusciamo ancora ad analizzarli. Soprattutto è in crisi la speranza".
Cosa intende dire?
"Quando avevo vent'anni, nel Dopoguerra, uno come me aveva la speranza concreta di costruirsi un futuro. Mi guardo attorno e vedo una grande stanchezza. Oggi so già che mio nipote di 9 anni avrà la metà delle mie possibilità di allora".
Per questo i giovani votano Grillo?
"La loro protesta è fondata. Tuttavia Grillo mi fa pensare all'Uomo qualunque della mia giovinezza, capace di parlare agli scontenti, ma senza una vera idea. Grillo ti fa contento solo sul breve periodo".
Lei a Roma per chi ha votato?
"Per Virginia Raggi"
"Per Virginia Raggi"
Davvero?
"Sì, e anche mia moglie".
Perché?
"Ero talmente indignato verso il Pd che per la prima volta ho tradito la sinistra, spero sia anche l'ultima".
E come valuta questi primi mesi della sindaca?
"È debole, non mi sembra abbia la necessaria personalità, ma come fai a darle le colpe su tutte le buche?".
È spaventato da Trump?
"No, la sua affermazione mi fa piacere". ("Valentino, adesso non esagerare", lo ammonisce la moglie, Maria Delfina Bonada amorevolmente). Non esagero. Provocherà dei conflitti, ma almeno scuoterà questa immobilità mortale, e spingerà la sinistra a tornare a sporcarsi le mani".
Perché continua a fumare?
"Una volta erano ottanta sigarette al giorno. La dottoressa mi ha detto che devo ridurle a cinque perché il fumo riduce la quantità di ossigeno che va al cervello, e quindi istupidisce: un tempo invece aguzzava l'ingegno. Non so se crederle. Il mondo è proprio cambiato".
Fonte: La Repubblica
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