di Gianluca Graciolini
Gentiloni, dunque. E probabilmente diverse altre conferme pescate a piene mani nel clan renziano. Come se nulla sia successo domenica scorsa. "I soci vitalizi del potere, ammucchiati in discesa a difesa della loro celebrazione...." avrebbe detto De André. Provano dunque con la morta gora neodemocristiana a sterilizzare il portato antiestablishment del voto referendario, ad anestetizzare il conflitto politico e sociale democratico e a protrarre il più possibile l'appuntamento col voto che li spazzerà via.
Pensano di riuscirci con le manovre di palazzo e con l'ibernazione di un sistema che si ripiega su se stesso e tutto piegato alle logiche di un Pd che è in via di deflagrazione e che è il principale responsabile, con Renzi, del corto circuito istituzionale prodotto dal suo tentativo avventuristico di eversione oligarchica e neoliberale. Da questo ceto di potere non bisogna aspettarci nulla di buono, né una legge elettorale coerente con il dettato costituzionale ed in linea con la volontà popolare di restituire rappresentività sociale al sistema politico, né politiche economiche e sociali di svolta e diverse da quelle fallimentari già sperimentate.
Morta gora, appunto, politica, economica e civile. Non glielo dobbiamo permettere: prepariamoci ad una lotta lunga, intensa e senza quartiere per realizzare e rendere vivamente operanti le istanze costituenti del grande No sociale al referendum del 4 dicembre. Ancora una volta, ancora di più, avanti popolo!
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