La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

martedì 18 aprile 2017

Martin Schulz, un'apologetica dell'austerità

di Guy Chazan 
Martin Schulz ha affermato che non intende ammorbidire la posizione tedesca sull’austerità se quest’anno sarà eletto cancelliere. Un messaggio che delude chi in Europa sperava che un leader socialdemocratico avrebbe potuto inaugurare una nuova politica di Berlino per l’eurozona. Nel suo primo incontro con la stampa estera da quando il mese scorso è stato eletto leader del Partito Socialdemocratico Tedesco (SPD), Schulz ha lanciato un messaggio di continuità, indicando che non ci saranno grossi cambiamenti nell’insistenza tedesca sulla riduzione del debito e sulle riforme strutturali, nel caso in cui prenda il posto di Angela Merkel come cancelliere.
Ha affermato che la Germania ha “un grande interesse” nell’assicurarsi che tutti gli altri paesi membri della UE raggiungano una crescita stabile, “ma affinché ciò avvenga è necessario applicare riforme in questi paesi“.
Il messaggio lanciato contrasta in pieno con la retorica praticata da Schulz come presidente del Parlamento Europeo, quando si opponeva all’austerità e perorava con forza la causa di un approccio più indulgente nei confronti dei paesi dell’Europa del Sud. Nel 2012, quando infuriava la crisi del debito greco, aveva dichiarato che c’era “una situazione bizzarra in Europa“, con 26 dei 27 paesi favorevoli a offrire maggiori aiuti ad Atene, e uno solo contrario: e alludeva alla Germania di Angela Merkel.
Mentre lunedì, a chi gli chiedeva se la Grecia dovesse essere mantenuta all’interno dell’eurozona, ha risposto che dipende “dalla profondità con cui le riforme saranno implementate” — un’affermazione che riecheggia apertamente la linea della Merkel e del suo ministro delle finanze, il falco Wolfgang Schäuble.
Schulz si ritrova sotto pressione: deve rovesciare la percezione degli elettori tedeschi che sia un leader troppo morbido verso la Grecia e gli altri paesi indebitati dell’eurozona. Molti elettori vedono nella Merkel e in Schäuble, campioni della rettitudine fiscale e castigatori della negligenza degli europei del Sud, due politici più credibili.
Secondo il “barometro politico” pubblicato venerdì scorso dal canale televisivo ZDF, il 34% dei tedeschi considera la Merkel più affidabile del suo rivale socialdemocratico, il 31% la ritiene più simpatica e il 46% la ritiene più competente.
Un altro sondaggio pubblicato lunedì suggerisce che l’aumento dei consensi verso l’SPD registrato a seguito della consacrazione di Schulz come leader del partito stia svanendo. I sondaggi attribuiscono il 33% dei consensi al blocco conservatore della Merkel e il 31,5% ai socialdemocratici.
Questo lunedì il leader dell’SPD ha anche sconfessato una proposta che lui stesso aveva lanciato durante la crisi dell’eurozona e che era stata fortemente osteggiata dalla Merkel; si tratta dell’idea di mutualizzare i debiti dei paesi dell’eurozona tramite l’emissione di eurobond.
“L’unica cosa interessante sui Bond è James“, ha detto. Ha aggiunto poi che l’idea degli eurobond è stata rimessa in discussione dalla creazione del Meccanismo europeo di stabilità, che funge da fondo di salvataggio dell’eurozona.
Però c’è un punto su cui Schulz ha definito una posizione effettivamente distinta da quella della Merkel e dei Cristiano-Democratici — ed è una linea che lo potrebbe portare in rotta di collisione col presidente americano Donald Trump.
Il governo tedesco si è impegnato ad aumentare le spese tedesche per la difesa dall’1,2 al 2% del PIL, in linea con gli impegni previsti dalla NATO. La Merkel ha recentemente ribadito questa promessa durante l’incontro con Trump, e ha sostenuto che in effetti i partner europei degli Stati Uniti — e la Germania in particolare — spendono troppo poco per la difesa e si affidano eccessivamente agli Stati Uniti.
Ma Schulz ha messo in discussione questo punto dicendo di “non condividere l’idea, concordata con la NATO, che ci dobbiamo impegnare al raggiungimento di questo 2% di spesa di PIL“.
Ha detto che ciò significherebbe “oltre 20 miliardi di euro in più in spesa per la difesa ogni anno per i prossimi anni“, il che implicherebbe “un carico finanziario significativo per la Germania“. “Questo non è certo l’obiettivo che sarebbe perseguito da un governo guidato da me“, ha aggiunto.
“Ciò di cui abbiamo bisogno non è una corsa agli armamenti, ma iniziative per il disarmo e un maggiore investimento per la prevenzione“, ha detto. “Questo sarebbe più utile ai fini della nostra sicurezza“.

Articolo pubblicato su Financial Times 
Fonte: vocidallestero.it 

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