La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

martedì 29 settembre 2015

Il messaggio rivoluzionario di Giordano Bruno

di Luca Cellini
Giordano Bruno nacque in uno dei periodi più bui della storia, il suo messaggio anticipatore dei tempi, terrorizzò a tal punto il connubio potere-chiesa che anche dopo la sua condanna a morte, ogni sua opera e ogni sua testimonianza, furono a lungo censurate negli anni a venire. Ma come spesso accade nella storia, fu piantato un seme che poi diede in seguito abbondanti frutti. Così la sua filosofia sopravvisse alla censura e alla sua morte, portando ad abbattere la concezione tolemaica, rivelando un universo molteplice e non centralizzato, aprendo la strada alla moderna rivoluzione scientifica. Bruno fu anche precursore di alcune idee della cosmologia moderna, come ad esempio il Multiverso, teoria confermata in questi ultimi anni dalla fisica quantistica.
Bruno oltre ad affrontare il tema del libero pensiero in tutta la sua ampiezza, durante le sua vita intraprese anche un altro tipo di percorso, prettamente spirituale e trascendentale. Il frate domenicano affermava di essere nato e morto più e più volte: “nell’arco delle mie diverse vite, ho sperimentato diverse condizioni, operando su di me in molteplici modi e a differenti livelli ”.
Leggendo i suoi scritti si comprende bene che il frate nolano orientava il suo percorso di crescita plasmando e rimaterializzando all’interno di se stesso le esperienze acquisite tramite la percezione e successivamente mettendo in pratica gli insegnamenti da esse acquisite.
In molte sue opere, descrisse come operava su di se tramite un processo interno di chiarificazione, un procedimento che per analogia assomiglia molto a quello che viene realizzato per depurare l’acqua, travasandola da un contenitore a un altro, più e più volte, filtrandola ed introducendo in essa ad ogni passaggio, una sostanza coagulante, un “flocculante” la cui capacità è quella di separare dall’acqua gli elementi estranei per poi aggregarli, stratificarli, facendoli precipitare sul fondo oppure facendoli affiorare in superficie per galleggiamento. Con questo procedimento fisico si ottengono così due differenti composti che all’interno di un contenitore si vengono a trovare a due livelli separati e distinti, l’acqua a un livello e gli elementi estranei ad un altro livello ancora. Si ottiene così il risultato di poter facilmente separare gli elementi estranei dall’acqua se necessario o comunque di osservarli meglio. Ripetendo più e più volte il procedimento si arriva ad ottenere la graduale chiarificazione del liquido.
Per analogia Giordano insegnava ad operare su stessi con un metodo molto simile, travasando da un livello di coscienza ad un altro le esperienze acquisite e i propri contenuti interni, separando per gradi gli elementi estranei ovvero tutti quei contenuti che producevano confusione e perciò da depurare, trasformare o che comunque era utile separare per osservarli meglio.
Il frate nolano inoltre descriveva l’agente aggregatore, per intendersi il “flocculante”, come “follia conoscitiva ” la stessa enunciata dagli antichi greci presocratici, i quali potenziavano la propria immaginazione mediante il mito e l’allegoria. I presocratici sostenevano che la radice della saggezza si trovasse nell’immaginazione partorita dalla *follia conoscitiva prendendo a modello le conoscenze trasmesse dai “Misteri Eleusini”. I presocratici basavano le loro conoscenze su di un sapere che ha il suo maggior supporto su quella che veniva chiamata “fantasia costruttrice” che aggrega i contenuti interni tramite l’immaginazione e traduce, processi e stati interni dell’essere umano attraverso storie allegoriche e figure mitologiche.
*Follia conoscitiva ripresa anche da Luigi Pirandello nelle sue novelle, descritta dal poeta siciliano come modo per trasmettere conoscenze che in altri modi non sarebbe possibile. “Se l’uomo è rinchiuso nella maschera, in una forma ipocrita e falsa, la follia è una specie di condizione liberatoria, in cui il conflitto interiore è reso evidente: il folle può guardare con autenticità alla vita.” 
La prima traccia storica dei Misteri Eleusini si trova nel 1600 avanti Cristo, essi si basavano sul mito di Persefone figlia di Demetra, strappata alla madre dal re degli Inferi, Ade. Demetra attraverso un ciclo di tre fasi, la “discesa” (la perdita), la “ricerca” e l’ascesa.
Tema principale di questo mito era la “ricerca” di Persefone e il suo ricongiungimento con la madre Demetra. (Dal greco Demeter “Madre terra” o “Madre dispensatrice”, nome che con probabilità ha origine dal termine Indoeuropeo dheg’hom mather appunto madre terra)
All’epoca dei presocratici i Riti Eulesini o riti misterici venivano celebrati annualmente e avevano una potente funzione di aggregazione. Infatti, diversamente da altri riti, tutti vi erano ammessi, tutti potevano partecipare, ciò al di là dell’appartenenza sociale, del proprio credo, dell’etnia d’origine, della differenza di sesso, tutti, a condizione che parlassero la lingua greca e non avessero le “mani macchiate di sangue umano”.
I Misteri Eleusini diffondevano forme di conoscenza profonda attraverso rituali che erano officiati dalle sacerdotesse. La funzione sacerdotale nella cultura greca antica era affidata alle donne che non a caso rappresentavano le custodi di conoscenze legate alla generazione e alla trasformazione della vita, le sacerdotesse avevano la funzione di proteggere e di custodire, termine che in greco antico aveva molteplici significati. Custodire infatti trasmetteva un concetto ancora più complesso e articolato di quello odierno, significava “sinolo” di vigilanza, di assistenza e di protezione, custode era colei che aveva cura, colei che preservava dai pericoli e provvedeva alle necessità. Interessante anche analizzare il significato di sinolo che deriva dal termine greco “Synolon” ovvero “intero”, un intero che esprimeva un particolare concetto, esso indicava un intero composto da più parti ma unito e indivisibile. Per fare un esempio, l’essere umano è sinolo di corpo, ragione, coscienza e spirito ovvero un intero composto da più parti ma unite e indivisibili.
I Misteri Eleusini, furono celebrati apertamente per oltre 2000 anni e continuarono ad essere praticati in segreto per centinaia di anni anche dopo l’arrivo del Cristianesimo.
ll santuario di Eleusi fu chiuso nel 391 d.C. dall’imperatore cristiano Teodosio, la città distrutta nel 395 d.C. dai Visigoti, all’epoca già convertiti e potenti alleati dei Romani che a partire dall’imperatore Costantino avevano istituzionalizzato come religione di Stato il Cristianesimo.
Contro i Rituali Eleusini, particolarmente accanita fu l’opera dei Padri fondatori della Chiesa, che già in epoca Romana ironizzavano e denigravano le pratiche misteriche, successivamente si procedette ad impedirne la diffusione, salvo poi attingere dalle stesse per elaborare e arricchire la dottrina cristiana, realizzando a loro volta rituali che si basavano solo sulla forma esteriore delle pratiche eleusine ma che di esse avevano perduto i contenuti originali e più profondi.
Gli antichi cristiani, oltre a fare propri gran parte di questi rituali misterici, operarono anche in un’altra direzione, divisero e selezionarono le conoscenze apprese e istituirono differenti livelli di accesso, lasciando la struttura esteriore, priva dei significati più profondi al volgo e mantenendo solo per gli addetti ai lavori le conoscenze più approfondite, per intendersi quelle realmente liberatorie di coscienza e spirito.
Le funzioni religiose cristiane che presero il posto dei Riti Eleusini, non erano più aperte a tutti, bensì venivano concesse in modo dogmatico e nella loro forma più esteriore solo a coloro avevano imbracciato “la fede”, accettando prima di ripudiare ogni altra forma di credo. In pratica si venne a creare un monopolio della conoscenza spirituale, detenuto da pochi i quali “confezionarono” un surrogato spirituale da dare alle masse dell’epoca, un “prodotto” attraverso il quale poter soddisfare il bisogno profondo di spiritualità dell’essere umano. Si scelse così di dare ai più la buccia, anziché mettere a disposizione tutto il frutto, riservandolo a pochi.
All’interno di questo processo sistematico di spoliazione delle antiche conoscenze spirituali e trascendenti, le donne furono relegate da ruolo di custodi e sacerdotesse ad essere serve e servitrici, cui non era più concessa alcuna possibilità di detenere conoscenze legate a pratiche spirituali. L’opera di smantellamento del ruolo della donna come detentrice di conoscenza generatrice e spirituale, in seguito fu perpetuato per lunghissimo tempo, eliminando tutta la simbologia e le figure legate alla femminilità. L’onda lunga di questo fenomeno raggiunse il suo culmine proprio nel periodo contemporaneo a Bruno, dove si pretese di porre controllo sopra ogni forma di spiritualità alternativa. Si arrivò persino a piegare e distorcere lo stesso messaggio cristiano, mettendo in atto ogni forma di violenza possibile per perseguitare tutti coloro che praticavano forme d’espressione spirituale differenti da quelle imposte dalla chiesa, in particolare sulle donne che ancora a distanza di secoli praticavano rituali che riportavano al contatto con la madre terra.
Il frate Giordano Bruno fu seguace e depositario delle pratiche dei Riti Eleusini, facendo uso delle tecniche mnemoniche ed immaginative ad essi legate e nonostante fosse uomo e membro della chiesa, fu anch’egli ferocemente perseguitato, imprigionato per 8 anni, torturato, sottoposto alla mordacchia e in ultimo condannato al rogo per eresia. Dopo la sua morte, i suoi libri furono censurati, i suoi scritti tenuti nascosti, i suoi insegnamenti demonizzati e ritenuti eretici, la sua figura fu ritenuta così pericolosa che ancora oggi non è stata riabilitata dalla chiesa.
Forse potrà essere utile sapere che “eretico” il cui significato nella nostra lingua è stato completamente distorto, deriva dal termine greco “hairetikós” ovvero “colui che sceglie” ma significa anche “colui che afferra” e indicava chiunque fosse in grado di valutare più opzioni prima di scegliere.
Il frate nolano da “eretico convinto” non perse mai occasione di trasmettere i suoi pensieri ovunque egli si trovasse, nei circoli intellettuali del tempo, fra i suoi confratelli, persino in strada con ascoltatori occasionali, nelle università europee dove si stavano formando i futuri intellettuali, insegnò con grande successo alla Sorbona di Parigi, a Oxford in Inghilterra. Tentò invano di mettere in atto un’opera di riforma del potere dall’interno, per questo motivo praticò le corti dei regnanti europei dell’epoca, in Savoia, a Ginevra, in Francia, successivamente presso la corte reale inglese, in Germania a Francoforte ma purtroppo inutilmente. Commise uno sbaglio di valutazione, da lui stesso dichiarato durante il suo processo ovvero credere di poter illuminare le menti dei regnanti che dal delirio del loro stesso potere erano soggiogati.
“Chiedere al potere di riformare il potere ….. Che ingenuità! Un potere non si riforma, si sostituisce con un altro, e basta.”
I principi originali dei Rituali Eleusini, smantellati in antichità e in seguito riscoperti e praticati da Giordano Bruno certo non potevano essere funzionali alle finalità del potere, bensì rappresentavano un pericolosissimo deterrente per la conservazione del potere stesso. Le pratiche legate ai Rituali Eleusini potevano innescare una profonda rivoluzione, dando modo potenzialmente a tutti di mettersi direttamente in contatto con il divino, senza intermediari.
Un contatto che prevedeva la ricerca individuale e che esprimeva un concetto ancora oggi estremamente rivoluzionario ovvero prendere coscienza che il divino non è ubicato all’esterno in un luogo astratto e irraggiungibile, bensì è dentro a ognuno di noi e andando oltre fino ad affermare che ognuno già in questa vita può raggiungere uno stato di coscienza divino, senza bisogno necessariamente di aspettare per poterlo raggiungere solo nell’aldilà.
“La natura tutta è governata da una profonda armonia. Invisibili linee collegano le piccole cose della terra, come per esempio il potere degli uomini, agli astri, agli infiniti mondi che ancora non conosciamo.
La luna provoca le maree e anche il mestruo delle donne, il sole provoca la vita e la morte delle piante, l’avvicendarsi delle stagioni, e anche la vita e la morte dell’uomo.
Abbiamo bisogno di una nuova visione del cosmo dove per forza corrisponda una nuova concezione dell’uomo. Deve per forza corrispondere una nuova concezione dell’uomo.
Se è la terra a girare attorno al sole, così come gli altri pianeti girano attorno al sole, se esistono altri soli, altri sistemi solari sparsi nell’universo, se ciò è vero, ed è vero, allora Dio non è in alto sopra di noi, fuori dal mondo ma ovunque, in ogni particella di materia, inerte o vivente che sia, allora significa che Dio è dentro di noi, Dio è la materia stessa.”
Nei Misteri Eleusini difatti non s’impartivano dogmi o dottrine, ma insegnamenti basati sull’esperienza. Si trasmettevano pratiche che abbracciavano e accomunavano tutti per il raggiungimento di una visione differente di se e del mondo che ci circonda. “Visione” mossa dalla consapevolezza e da un livello di coscienza superiore, praticata e non soltanto teorizzata. Comprensione che poi veniva sintetizzata nei simboli che esprimono in se sia l’essenza del “particolare” che quella del “generale”.
Non è a caso che in greco antico, “Sinolo” che significa intero composto da più parti unite e indivisibili e “Simbolo” che significa mettere insieme più parti distinte, hanno la stessa radice comune.
Come non è casuale che un tema così profondo, come quello della morte e della rinascita, nei rituali Eleusini veniva praticato, sperimentato individualmente e non idealizzato, supposto per sommi capi oppure imposto come dogma assoluto. Forse una delle cerimonie più rappresentative del modus operandi di questi rituali, era la “cerimonia di morte e rinascita”.
“L’iniziato” passava all’interno di un corridoio di “offizianti” che tenevano alte le fiaccole accese, dopo averlo attraversato, prendeva posto davanti al cerimoniere e al suo assistente. Le fiaccole, all’improvviso, si spegnevano, il silenzio era totale. A quel punto il cerimoniere con voce forte pronunciava: “Sia egli interrato come i morti, vivo! Vivo, venga interrato come i morti”.
La prova consisteva nello choc di essere sepolto in un cunicolo, così come il seme viene posto sottoterra prima di germogliare. L’iniziato doveva affrontare la morte rituale e quando si “riprendeva”, non si trovava più nel cunicolo, ma di fronte al cerimoniere che gli mostrava un chicco di grano maturo. Aveva così sperimentato, a livello immaginativo, il destino del seme, egli aveva coscienza di recare in sé un’esistenza non più individuale del corpo, ma superindividuale dell’anima.
Le Pratiche Misteriche nacquero affinché l’uomo si rendesse conto di quale fosse il suo destino: la morte del corpo e per garantirne l’immortalità. Gli iniziati non ricevevano solo un insegnamento, ma avevano soprattutto un’esperienza del divino che cambiava la loro coscienza. Tornavano a vivere la loro vita di ogni giorno, non come fedeli timorati di Dio, ma come uomini liberi dal timore della morte.
Le pratiche misteriche si dividevano essenzialmente in due, i Piccoli Misteri che miravano allo sviluppo e al miglioramento dello stato umano, ad esempio la restaurazione dell’Eden o la riconquista dello stato primordiale dell’essere umano e i “Grandi Misteri” che andavano oltre, ricercando la conoscenza di ciò che è oltre la natura, che proviene dalla pura spiritualità, dalla presenza della natura divina all’interno del genere umano.
Le pratiche misteriche a differenza delle religioni ufficiali del tempo, non erano rivolte al “cittadino”, non officiavano riti affinché gli dei proteggessero lo Stato, ma si rivolgevano all’uomo, all’individuo il quale entrava in stretta familiarità con la divinità presente in ognuno di noi. Esse creavano un principio di salvezza, una fiaccola che illuminava un cammino interno per uscire dal cunicolo dell’illusione e della provvisorietà, per lanciare la condizione provvisoria della vita oltre l’esperienza della morte. Per questo motivo tutti potevano accedere alle pratiche proposte dai “Grandi misteri”, senza discriminazione alcuna, tutti, in una scelta cosciente.
In ultima analisi, i Misteri Eleusini, così come Giordano Bruno, indicano che potenzialmente ognuno di noi, attraverso la ricerca interna e la pratica, già in questa vita può raggiungere lo stato di coscienza illuminato, prendere contatto col divino e sperimentare che la morte non è definitiva scomparsa, ma solo il passaggio all’immortalità, il seme che gettato nell’oscurità della terra, non muore, non cessa di esistere solo perché non lo vediamo, ma si prepara al suo rito di passaggio, che lo condurrà a nuova vita in una spiga di grano.

Bibliografia: 

– Giordano Bruno: Vita e avventure di un pericoloso maestro del pensiero (La Porta)

– Eleusis e Orfismo. I misteri e la tradizione iniziatica greca (Tonelli)

– Aristotele e i Misteri di Eleusi (Doody, Coci) 

– Antichi culti misterici (Burkert)

– I presocratici (Warren)

– Dissertazione sulla iniziazione ai Misteri Eleusini (Warburton)

Fonte: Pressenza.com

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