di Martino Pillitteri
"Non ci arrenderemo facilmente. Il nostro gruppo (Alde – L’alleanza dei liberali e democratici europei) richiederà alla Commissione per le libertà civili di far scattare la cosiddetta procedura dell'articolo 7 contro l'Ungheria." Parola dell’euro parlamentale svedese Cecilia Wikstrom a nome del suo gruppo dopo aver incassato la sconfitta a Strasburgo lo scorso Lunedi.
La disfatta si riferisce al mancato sostegno del gruppo S&D ( I Socialisti e Democratici europei) di votare la mozione promossa da Alde nei confronti del governo ungherese reo di gravi e reiterate violazioni nei confronti degli immigrati in Ungheria e comportamenti degni da Stato di polizia come controlli nelle case private dei migranti eseguiti senza autorizzazione ma anche l'uso di proiettili di gomma, dispositivi pirotecnici e lacrimogeni contro i profughi.
Tra le imputazioni attribuite al governo ungherese anche questionari xenofobi sull'immigrazione inviati dalle istituzioni, e modifiche legislative che potrebbero comportare l'arresto e l'espulsione di coloro che attraversano il confine ungherese irregolarmente. Un comportamento non degno di uno Stato membro che sulla carta ha sposato i valori dell’Unione Europea.
Tra le imputazioni attribuite al governo ungherese anche questionari xenofobi sull'immigrazione inviati dalle istituzioni, e modifiche legislative che potrebbero comportare l'arresto e l'espulsione di coloro che attraversano il confine ungherese irregolarmente. Un comportamento non degno di uno Stato membro che sulla carta ha sposato i valori dell’Unione Europea.
Ma a quanto pare, a parte il gruppo Alde, a nessuno importa che uno Stato membro dia il peggio di se, neppure ai paladini dei valori e dei diritti, il blocco di sinistra, i Socialisti e Democratici, che lunedì, insieme al gruppo dei popolari ha rimandato al mittente la richiesta di procedere con l’articolo 7, ovvero un sistema sanzionatorio che consente alle istituzioni europee di avviare un'inchiesta se uno Stato membro è in "violazione grave e persistente" dei valori dell'Ue. Il sistema sanzionatorio consentirebbe al Consiglio europeo di sospendere determinati diritti derivanti dall’applicazione dei trattati per il paese Ue in questione, in questo caso l’ Ungheria, compreso il diritto di voto di quel paese nel Consiglio europeo.
Paradossale il no dei socialisti democratici europei. «Il loro comportamento» sostiene Cecilia Wikstrom «è uno schiaffo in faccia a chi crede nello stato di diritto. Sono profondamente scioccata che il gruppo dei Socialisti e Democratici si sia schierato con il PPE nella protezione del governo ungherese di Orbán piuttosto che proteggere il popolo ungherese e difendere i valori fondamentali su cui si basa questa unione. L'Europa non può più rimanere passiva mentre il governo ungherese viola sistematicamente gravemente i valori, i principi e la legislazione dell'Ue».
«E’ un tema molto delicato» sostiene invece la socialista tedesca Birgit Sippel «e per affrontarlo bene c’è bisogno di una forte azione politica che solo una maggioranza ampia e compatta può dare, altrimenti il primo ministro ungherese Orbán ci riderà in faccia».
La partita continua.
Fonte: Vita.it
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