di Dario Cataldo
Aumentano le diseguaglianze sociali tra chi è costretto a una vita poco dignitosa, che lotta ogni giorno per la sopravvivenza e per sfamare i propri cari e chi invece conduce una vita oziosa, tra agi e sconcertanti sprechi.
Da diversi rapporti presentati da differenti istituti di statistica e ricerca, un dato emerge incontrovertibile: entro il 2019 l’1% di coloro che detengono l’attuale 48% della ricchezza globale accrescerà i propri possedimenti sino a toccare il 50% nel 2016 e il 54% nel 2019. Nel dettaglio, gli 80 “Paperoni” a livello mondiale possiedono quanto sommato dai 3,6 milioni dei meno abbienti.
Una sproporzione agghiacciante che non lascia adito a fraintendimenti, alla faccia delle campagne governative per pubblicizzare fittizie azioni atte a ridurre il gap. Nonostante l’ultimo rapporto della Fao che recita una diminuzione del numero degli affamati a 795 milioni, le diseguaglianze aumentano è l’America latina è tra le aree più a rischio.
Nazioni quali la Colombia o il Messico e il Venezuela sono teatro di disparità a discapito dei più poveri, compiute da pochi ricchi.
Nazioni quali la Colombia o il Messico e il Venezuela sono teatro di disparità a discapito dei più poveri, compiute da pochi ricchi.
Tra le economie emergenti l’imbarazzo continua a essere tangibile, anche se attenuato da politiche progressiste e sociali. Il Brasile per esempio seppur lievemente ha ridotto lo scompenso. Non bisogna andare troppo lontano per capire che la situazione è a rischio. In Italia, quasi metà della popolazione non riesce ad arrivare alla fine del mese, riducendo il potere d’acquisto per spese di piacere quali viaggi, regali e vestiario. L’Eurispes dichiara attraverso il suo Rapporto quanto la crisi che grava sui più, sia un freno inibitorio per l’economia del Belpaese.
Le diseguaglianze sono una piaga sociale solo lambita dalle agende politiche internazionali, le quali continuano a ignorare il reale fabbisogno dei cittadini, quelli che non possono permettersi beni di consumo frivoli e capricciosi. Una diagnosi grave per la salute economica globale, che aggravata da pochi, pochissimi sciacalli, sembra ripercorrere le vicende già lette sui libri di storia.
Oggi più che mai sarebbe utile recuperare un po’ della dignità persa; indignarsi di più per ciò che ci sta attorno. Non è possibile che per un esiguo manipolo di squali affaristi, a pagarne le conseguente sia un numero in esponenziale aumento. La classe dirigente dovrebbe rispondere a tali istanze, piuttosto che essere connivente di lobby a capo dei poteri forti, che nascosti nell’ombra continuano ad accrescere il loro conto in banca.
Fonte: Caratteri Liberi
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