di Guido Caldiron
Frau Merkel ora indossa il velo islamico nei manifesti della destra xenofoba che, passata l’onda di emozione che aveva accolto le sue aperture nei confronti di migranti e rifugiati, torna a soffiare sulle paure e le inquietudini dei tedeschi, tornando ad urlare gli stessi slogan di odio che avevano dominato la scena europea prima che il corpo del piccolo Aylan venisse restituito da quel mare attraverso il quale aveva cercato invano una nuova vita.
È ancora presto per dire se i tanti gesti di accoglienza che si registrano oggi in Europa lasceranno il campo al ritorno degli impreditori politici dell’intolleranza, anche se qualche segnale in questa direzione sembra già emergere. Per avere piena conferma di come stiano le cose, si potrà guardare ad alcuni importanti test elettorali previsti fin dai prossimi giorni.
Il primo riguarda il voto municipale che si svolgerà a Vienna già domani, dove i liberalnazionalisti dell’Fpö di Heinz Christian Strache, l’erede politico di Jörg Haider, potrebbero raccogliere oltre un terzo dei consensi e insediare seriamente la storica egemonia socialdemocratica sulla città. Dopo aver raddoppiato i voti in occasione delle regionali dell’Alta Austria, l’Fpö è accreditato di una crescita di almeno 7 punti percentuali nella capitale austriaca. Per l’occasione, Strache ha dismesso i panni del difensore dell’Occidente cristiano contro l’invasione degli islamisti, per concentrarsi sui temi sociali, su tutti la difesa del welfare e il potere d’acquisto dei salari più bassi, e, soprattutto, sulla denuncia di quelli che definisce come «rifugiati economici». Decisamente più esplicito, invece, il tono adottato dal leader della destra polacca Jaroslaw Kaczynski che guida il PiS, partito Diritto e giustizia. Dopo la vittoria di un suo esponente di spicco, l’ultraconservatore Andrzej Duda, nelle elezioni presidenziali di primavera, il PiS è infatti dato come favorito anche per le politiche del 25 ottobre.
Se Duda si è infatti allineato al «nazionalismo economico» sostenuto da Viktor Orbán, denunciando gli interessi economici stranieri, Kaczynski sta conducendo una campagna elettorale improntata alla medesima linea anti-immigrati incarnata dal premier ungherese. Dato in testa nelle intenzioni di voto dei polacchi, questo partito si è detto contrario a qualunque forma di accoglienza e di ripartizione dei richiedenti asilo.
Se Duda si è infatti allineato al «nazionalismo economico» sostenuto da Viktor Orbán, denunciando gli interessi economici stranieri, Kaczynski sta conducendo una campagna elettorale improntata alla medesima linea anti-immigrati incarnata dal premier ungherese. Dato in testa nelle intenzioni di voto dei polacchi, questo partito si è detto contrario a qualunque forma di accoglienza e di ripartizione dei richiedenti asilo.
In un paese che conta il tasso più basso di immigrati dell’intera Ue, solo lo 0,3%, la destra denuncia addirittura il rischio di una modifica dello stile di vita se saranno aperte maggiormente le frontiere.
«Guardate a cosa accade in Svezia o in Francia — ha ammonito di recente Kaczynski -, ci sono intere zone dove regna la sharia. Volete che succeda anche nel nostro paese?».
Malgrado la data del voto sia ancora lontana, i cittadini d’oltralpe dovranno rinnovare i consigli regionali solo all’inizio di dicembre, un clima da campagna elettorale caratterizza fin d’ora anche il dibattito politico francese. Di fronte alla crisi manifesta del centrosinistra, l’attenzione è puntata principalmente sullo scontro tra la destra detta repubblicana, dove emerge il ritorno sulla scena di Nicolas Sarkozy, e quella estrema guidata da Marine Le Pen.
Anche in questo caso, la questione migranti è centrale: se Sarko sembra puntare molto sulla sicurezza, riattivando ad esempio la sua rete all’interno delle forze dell’ordine, la leader del Front National non ha esitiazioni a denunciare «l’invasione del paese» da parte degli immigrati clandestini voluta a suo dire dalla coppia Merkel-Hollande.
A rivelare quanto profonda sia la deriva che caratterizza però il dibattito pubblico c’è la vicenda dell’europarlamentare Nadine Morano, vicina a Sarkozy, che ha suscitato un ampio scandalo nei giorni scorsi parlando della Francia come di «un paese di tradizioni giudeo-cristiane e di razza bianca».
In seguito a queste affermazioni, Les Républicains hanno deciso di non candidarla più come capolista alle regionali, anche se la strizzata d’occhio all’elettorato lepenista e ai peggiori istinti del paese nessuno potrà e forse vorrà cancellarlo.
Fonte: il manifesto
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