di Curzio Maltese
Il governo Renzi sarebbe caduto martedì scorso se 29 senatori di Forza Italia, verdiniani a parte, non l'avessero salvato su un emendamento proposto dalla minoranza Pd. Per la verità Renzi sarebbe caduto anche molto prima senza l'aiuto di Berlusconi. Per esempio il 15 gennaio, quando il soccorso azzurro si materializzò di colpo con ben 20 senatori a favore dell'Italicum. Del resto i precedenti sono molti, almeno una decina.
In considerazione di questi fatti facilmente verificabili, l'informazione italiana nel suo complesso potrebbe (e magari dovrebbe) smetterla di raccontare la favola di una politica che non esiste, anzi molte favole. La fine del patto del Nazareno, la minaccia mortale rappresentata dalla minoranza Pd, la frattura fra Berlusconi e Verdini, gli incontri fra Berlusconi e Salvini per lanciare una nuova destra antirenziana: sono tutte balle.
La realtà banale è che per Silvio Berlusconi quello di Renzi è il miglior governo possibile. Non soltanto perché il governo Renzi sta realizzando punto per punto il vecchio programma berlusconiano, dall'abolizione dell'articolo 18 allo stravolgimento della Costituzione, passando per il bavaglio a stampa e magistratura indipendenti, ma perché con l'attuale governo il signore di Arcore riesce a farsi gli affari propri ancora meglio oggi di quando governava lui stesso, senza neppure avere la rottura di scatole di doversi discolpare ogni due per tre dall'accusa di conflitto d'interessi.
L'operazione Mondazzoli è soltanto l'ultimo, per quanto clamoroso, esempio di questo idillio affaristico-politico. Soltanto in questa Italia è possibile realizzare un monopolio di quasi la metà del mercato librario limitando l'opposizione alla levata di scudi di qualche intellettuale isolato. Soltanto qui e in nessun'altra parte d'Europa, neppure di quest'Europa scalcagnatamente liberista, dove il massimo delle concentrazioni editoriali tollerate dai governi (di qualsiasi tendenza) non supera il 25 per cento.
Renzi invera i sogni di Berlusconi, politici e industriali. In più ne condivide gusti e disgusti, anche qui senza eccezioni o quasi. A entrambi piacciono Verdini e i massoni in generale, il riformismo regressivo, le ricette confindustriali, la supina accettazione dei diktat europei, fingendo magari ribellioni sui dettagli (la flessibilità), le promesse e l'ottimismo a vanvera, il controllo dei media. Entrambi odiano i sindacati, Raitre, lo statuto dei lavoratori, la Costituzione , i pessimisti informati, alcune procure della Repubblica, la cultura laica e liberalsocialista incarnata da Eugenio Scalfari. Renzi e Berlusconi s'assomigliano perfino quando parlano in inglese. E quindi si pigliano.
Berlusconi in ogni caso preferisce pigliare Renzi tutta la vita, piuttosto che aiutare Salvini ad andare al governo, prospettiva nella quale peraltro non crede. Quindi non soltanto non ha alcuna voglia e tantomeno interesse (il che, nel suo caso, è l'elemento decisivo) a creare un partito di destra a guida leghista, ma è ben deciso a far vivere il governo del suo pupillo fino al 2019 e magari oltre.
A giudicare dalle mosse delle ultime settimane possiamo anche serenamente aggiungere che Berlusconi si sta mettendo d'accordo con Renzi per avere un sindaco renziano a casa, a Milano. Il fatto che poi Forza Italia non entri direttamente nella maggioranza di governo, delegando all'avanguardia la sola loggia Verdini, è da interpretarsi come un tratto di astuzia politica di entrambi gli attori. Il motto della coppia è . E con l'aiuto dell'informazione, ci stiamo arrivando.
Fonte: Huffington post
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