di Sandro Moiso
Mentre la caccia ai possibili “lupi solitari” affiliati all’Isis prosegue in maniera apparentemente implacabile, sembra sfuggire ai più, e in particolare ai media ufficiali, che sul territorio italiano è presente un apparato del terrore che può usufruire di più di cento basi, sparse su ben sedici regioni italiane, che possono contare, a loro volta, su almeno diecimila uomini e donne ben addestrati e preparati a portare la violenza e il terrore in un’area che attualmente va dai Balcani al Vicino Oriente. Il dato più straordinario è però costituito dal fatto che queste basi sono ufficialmente presenti sul territorio italiano dal 1951 e che, in alcuni casi, nascondono al loro interno un vero arsenale atomico.
Negli ultimi giorni è poi diventato evidente che l’area interessata si allargherà al Nord Africa, in particolare alla Libia, e che il Governo, ben lungi dal discuterne pubblicamente o anche soltanto in Parlamento, risponde agli ordini e alle esigenze di tale apparato del terrore senza colpo ferire.
Si, perché come si afferma sull’Huffington Post del 3 agosto scorso il tentativo di silenziare le bombe in Libia potrebbe infrangersi in Parlamento.
Il Ministro della Difesa, Roberta Pinotti ha infatti appena ammesso che, se richiesto, daremo la base di Sigonella per i raid sulla Libia e Mario Mauro, ex ministro della Difesa, può affermare: “Sa cosa stanno facendo? Glielo dico che a quel ministero ci sono stato. Stanno facendo il gioco delle tre carte. Gentiloni dice ‘valuteremo’, la Pinotti il giorno dopo dice una frase su quel che è ovvio ed è stato già deciso e cioè che daremo le basi, e domani? Domani è prevista la riunione delle commissioni Eteri e Difesa congiunte. E loro mandano i sottosegretari, non i ministri, per non metterci la faccia”.
Già, non metterci la faccia, ché tanto la pelle ce la rimetteranno inevitabilmente i civili delle zone bombardate e poi, successivamente, gli italiani colpiti da attentati di rappresaglia o i soldati inviati sul territorio libico.
Già, ancora, la faccia: quella di dire che la guerra durerà trenta giorni, anzi per alcuni quindici, dimenticando o nascondendo quante guerre lampo e blitzkrieg del Novecento appena trascorso, che dovevano durare settimane o mesi, si sono trascinate per anni, come già sta avvenendo, causando milioni di morti.
Mauro prosegue poi affermando: “Non mi stupirei che un governo che si rifiuta di esporsi con i ministri in commissione non abbia già autorizzato di fatto ciò che evita di discutere di Parlamento.” E’ infatti possibile che “da Sigonella sia già decollato un drone Usa, sganciando un missile su una postazione dell’Isis. Del resto la concessione d’uso di Sigonella è stata già concordata con Washington. Né è stato smentito un articolo molto documentato del Fatto sui sette raid in Libia in due giorni, dal titolo «Da Sigonella già partono i Droni Usa contro l’Isis»”.
Senza, infine, dimenticare che ancora una volta sarà una guerra tutta interna all’Occidente, in cui lo Stato italiano cercherà di riprendersi, concedendo più di qualcosa al potente alleato americano, il petrolio libico e la sua influenza sulle coste nord africane miserevolmente persi, con la caduta del regime di Gheddafi, a favore di Francia e Gran Bretagna.
La guerra è terrore puro, per chi la combatte e per chi la subisce; i bombardamenti aerei, che mai sono stati intelligenti, sono terrore puro, soprattutto per le popolazioni civili, proprio così come li volle il suo ideatore, italiano e futuro fascista Giulio Douhet, che nel 1921 pubblicò un testo poi divenuto fondamentale per le strategie di annientamento aereo delle nazioni “nemiche”: Il dominio dell’aria.
Testo che, insieme alla successiva e postuma raccolta di scritti “La guerra integrale” (pubblicata nel 1936 con una introduzione del Maresciallo dell’aria Italo Balbo), avrebbe costituito il primo, vero e autentico trattato del terrorismo “di massa” applicato contro le popolazioni civili nelle guerre “moderne”.
Fonte: Carmilla online
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.