di Tonio Dell’Olio
Tutto quanto fa business. Nell’era dei muri che si innalzano come monumenti della vergogna contro l’umanità sconfitta dalle guerre e dalla fame anche la produzione di filo spinato diventa un affare d’oro. Brilla in questo senso l’azienda spagnola European Security Fencing (Esf), del Gruppo Mora Salazar (nato nel 1975), con sede a Malaga, che fornisce fili di lamine in acciaio, le cosiddette concertinas, a ben venti paesi, europei e non. Riescono a fabbricare fino a dieci chilometri di reti metalliche al giorno, recinzioni elettrificate, barriere metalliche, dissuasori anti-arrampicata.
Il premier ungherese Viktor Orban ne ha acquistati centosettantasei chilometri per dispiegarli lungo il confine con la Serbia ma anche Grecia, Macedonia, Polonia, Turchia. E ora si apprestano a farlo i britannici...
Il premier ungherese Viktor Orban ne ha acquistati centosettantasei chilometri per dispiegarli lungo il confine con la Serbia ma anche Grecia, Macedonia, Polonia, Turchia. E ora si apprestano a farlo i britannici...
L’esperienza che ha portato la Mora Salazar alla ribalta è stata la commessa spagnola per Ceuta e Melilla con otto chilometri di reti e filo spinato con telecamere e sensori di controllo acustici e visivi. Un affare da trenta milioni di euro con la partecipazione di fondi comunitari.
Naturalmente per essere concorrenziali sul mercato, queste barriere devono essere efficienti, ovvero devono fare male e pertanto sono studiate in maniera tale da ferire seriamente chi intendesse misurarsi col filo spinato. A farne le spese sono tutte quelle persone che fuggono da guerra e fame per ritrovarsi di fronte a muri insormontabili e, talvolta, letali. Con buona pace di chi fa affari anche sulla disperazione.
Articolo pubblicato su Mosaico di pace
Fonte: comune-info.net
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