La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

lunedì 5 ottobre 2015

Gli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’ONU: sgocciola il solito lardo

di Glen David Kuecker 
Il classico film del 1999 di Lana e Andy Wachowski “The Matrix” introdusse gli spettatori alla domanda magnificamente affascinante su come si riproducono sistemi di controllo e di dominio. Nel film apprendiamo che la matrice si riavvia periodicamente. La maggior parte dei riavvii è così trasparente che passa inosservata dalle masse ignare del sistema di potere che costituisce la loro realtà. A volte, tuttavia, un “intoppo” nella riproduzione del potere rivela temporaneamente il sistema all’umanità, determinando un momento di consapevolezza che conduce a una potenziale fuga dalla matrice. Presso l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite la matrice è stata riavviata il 25 settembre con l’approvazione degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDG).
Gli SDG sono un insieme di 17 obiettivi con 169 traguardi che supportano un programma ambizioso di eliminazione di iniquità e disuguaglianze globali fortemente radicate, tra cui la fine della povertà. Il programma deve essere realizzato entro il 2030. Gli SDG mirano anche a essere sostenibili per l’ecosistema del pianeta. Gli SDG sostituiscono gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio (MDG) e sono il risultato della riunione di Rio + 20 del 2012 che ha avviato il dibattito globale sull’agenda globale post 2015.
Post 2015 si riferisce a un ancora più grandioso riavvio del programma di sviluppo delle agenzie dell’ONU, quale la rinegoziazione del Quadro d’Azione di Hyogo per la riduzione del rischio di disastri della primavera del 2015 e l’imminente riavvio del programma dell’ONU sull’Habitat urbano, che avrà luogo con il lancio di Habitat III a Quito, Ecuador, nell’ottobre del 2015.
Nel suo insieme il programma post 2015 definisce come la comunità globale risponderà a grandi problemi quali la sicurezza alimentare, il cambiamento climatico, la sanità pubblica, l’urbanizzazione, la disuguaglianza di genere e la povertà. Esso fissa la cornice normativa relativa a come istituzioni chiave affronteranno i problemi più pressanti del ventunesimo secolo. Tali istituzioni includono i pezzi grossi nel mondo dello sviluppo, quali la Banca Mondiale, la Fondazione Rockefeller o USAID. Ma includono anche una vasta gamma di ONG, quali la Oxfam o il World Resources Institute, accanto a una gamma ancora più vasta di società di consulenza che contribuiscono alla formulazione e all’attuazione delle politiche. Naturalmente il settore privato è presente come principale parte interessata al modo in cui lo sviluppo risolverà la crisi del ventunesimo secolo. Presi insieme, questi protagonisti costituiscono un complesso di sviluppo di interessi e programmi interconnessi fondamentali per il modo in cui il potere opera globalmente. Con gli SDG questi pezzi grossi hanno riprodotto la loro posizione di creatori dell’ordine del giorno e di agenti che mettono in atto il medesimo.
Una chiave per la riproduzione della capacità dell’élite al potere di definire l’ordine del giorno di quelle che diventeranno 9 miliardi di persone è la transizione trasparente attuata a New York City il 25 settembre. Sorprendentemente 193 nazioni hanno sottoscritto il programma “Trasformare il Nostro Mondo: L’Agenda 2030 dello Sviluppo Sostenibile”. Le loro firme sono state il risultato di un processo di incontri a porte chiuse che hanno creato il nucleo centrale del programma prima che fosse creata l’illusione della consultazione attraverso una serie di coinvolgimenti con organizzazioni che apparentemente rappresentano la società civile. La costruzione degli SDG si è concentrata in larga misura sulla reazione alle critiche agli MDG, che lamentavano parametri inadeguati per qualsiasi onesta valutazione che potesse stabilire il successo il fallimento degli obiettivi di sviluppo. In conseguenza gli SDG ci offrono una sconcertante lista di 169 traguardi da raggiungere nel realizzare gli obiettivi. In aggiunta le crescenti preoccupazioni per l’aggravamento della crisi ecologica planetaria, specialmente per quanto riguarda il cambiamento climatico, hanno portato i potenti al punto di dover includere la sostenibilità nel loro programma di sviluppo. Per usare la metafora di “The Matrix” tutto questo lavoro è stato condotto senza “un intoppo al sistema” mentre veniva riavviato. Quasi nessuno lo ha notato, il dibattito è stato scarso e pochi hanno posto domande sulle premesse fondamentali di quello che ora è chiamato “sviluppo sostenibile”.
Come rossetto a un maiale, gli SDG sono una prosecuzione della visione interna all’approccio degli MDG alla povertà globale, offrendo niente di più che un intervento cosmetico. La visione passa sotto il nome di “sviluppo”, che è esso stesso una prosecuzione del paradigma della modernizzazione che fu il tentativo neocolonialista degli anni ’50 e ’60 di mettere il rossetto al maiale del colonialismo. La marca di rossetto degli MDG ha tentato di sollevare la gente dalla povertà promuovendo la crescita economica, rifiutando contemporaneamente di riconoscere che tale cura capitalistica era, tanto per cominciare, la causa del male da essa creato. Gli SDG conservano il paradigma della crescita, dando al colore del rossetto una tinta di “sostenibilità”. Nel riavvio trasparente della matrice la costruzione degli SDG ha avanzato la tesi che gli MDG erano, per la maggior parte, riusciti a conseguire l’obiettivo di ridurre la povertà globale della metà. Tuttavia tale tesi dipende da come la povertà è misurata. Se ci atteniamo a un metro assurdamente basso di 1-2 dollari il giorno, allora gli MDG hanno avuto successo. Ma se l’élite globale, quella che ha creato i parametri di successo in incontri a porte chiuse, avesse utilizzato misure umane di una vita dignitosa, allora gli MDG sarebbero stati un indiscutibile fallimento. Analogamente, quelli che proclamano il successo degli MDG si accreditano progressi che le loro politiche non hanno determinato, coma la massiccia migrazione di 300 milioni di cinesi dalle aree rurali a quelle urbane.
Critici degli MDG hanno evidenziato le conseguenze ambientali del modello di crescita. Mentre affrontiamo la sesta grande estinzione planetaria, tali conseguenze non sono nulla di meno che una condanna totale degli MDG. Oggi ci si aspetta che accettiamo il riavvio della matrice della crescita a opera degli SDG, poiché al programma e ai traguardi è aggiunta la “sostenibilità”. La sostenibilità, al meglio, è un tentativo riformista di combattere il disastro ecologico causato da 500 anni di sviluppo capitalista. Il capitalismo è non negoziabile nell’ambito degli SDG ed è presupposto dai creatori del programma come unico modo possibile per organizzare l’economia umana e come unica soluzione alla grande crisi che il capitalismo ha creato. Fondamentali per la riproduzione del capitalismo globale, gli SDG intrappolano l’umanità nella spirale mortale del cancro capitalista fino al 2030.
L’etichetta del prezzo dei 17 obiettivi e 169 traguardi degli SDG è sconcertante. Tre trilioni di dollari secondoun articolo della Reuters. Sorprendentemente, quando i 193 capi di stato hanno iscritto i loro cittadini al programma il piano su come finanziare obiettivi e traguardi doveva ancora essere specificato. In effetti il compito di immaginare chi pagherà per gli SDG è il prossimo passo del programma e sarà il prossimo momento di transizione trasparente della matrice.
Quello che effettivamente sappiamo, tuttavia, è che le ONG, le società di consulenza e le imprese sono allineate, pronte a prendersi la propria parte dei tre trilioni di dollari della torta dello sviluppo. Gli SDG garantiscono che al personale saranno pagati cospicui stipendi ed extra, che gli uffici resteranno aperti, che gli incontri si terranno, che il lavoro sul campo sarà intrapreso, saranno commissionati nuovi studi e il sistema sarà riprodotto.
Gli SDG offrono profitti alle imprese e al settore delle consulenze che vivono del lardo dello sviluppo capitalista. Gli SDG procureranno esattamente tanta crescita quanta è necessaria perché siano disponibili alle moltitudini cibo, farmaci e istruzione appena sufficienti a garantire che il sistema resti trasparente nella sua riproduzione e che il capitalismo resti non negoziabile.
La matrice si ricaricherà fino a quando non sarà raggiunta la logica fine: il collasso catastrofico dell’ecosistema del pianeta.

Glen David Kuecker è docente di storia all’Università DePaw.

Traduzione di Giuseppe Volpe
Traduzione © 2015 ZNET Italy – Licenza Creative Commons CC BY-NC-SA 3.0

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