La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

martedì 6 ottobre 2015

La farsa del libero commercio transpacifico

di Joseph Stiglitz e Adam Hersh
Mentre i negoziatori e i ministri provenienti dagli Stati Uniti e dagli altri 11 paesi del Pacific Rim si incontrano ad Atlanta per definire i dettagli del totalmente nuovo Partenariato Trans-Pacifico (TPP), si rende necessaria un’attenta analisi. L’accordo più importante della storia sul commercio e gli investimenti non è quello che sembra.
Si sentirà parlare molto dell’importanza del Tpp per il “libero commercio”. La realtà è che si tratta di un accordo che punta a gestire le relazioni di investimento e di commercio dei suoi membri – e a farlo per conto delle più potenti lobby di ciascun paese. Badate bene: è evidente, considerando le principali questioni sulle quali i negoziatori stanno ancora contrattando, che il Tpp non riguarda il “libero” commercio.
La Nuova Zelanda ha minacciato di abbandonare l’accordo per il modo in cui il Canada e gli Stati Uniti gestiscono il commercio dei latticini.
L’Australia non è soddisfatta di come gli Usa e il Messico controllano il commercio dello zucchero. E gli Stati Uniti non sono contenti di come il Giappone gestisce il commercio del riso. Questi settori sono sostenuti da blocchi elettorali di un certo rilievo nei loro rispettivi paesi. Ed essi rappresentano solo la punta dell’iceberg in riferimento al programma del Tpp che in realtà va contro il libero commercio.
Per cominciare, consideriamo quello che l’accordo farà per estendere i diritti di proprietà intellettuale per le grandi compagnie farmaceutiche, come è emerso dalle notizie trapelate sul testo di negoziazione. La ricerca economica mostra chiaramente la tesi secondo la quale tali diritti di proprietà intellettuale promuovono una ricerca nella migliore delle ipotesi debole. In realtà è anche vero il contrario: quando la Corte Suprema ha annullato il brevetto di Myriad sul gene Brca, ciò ha portato a una grande innovazione che è sfociata in test migliori a costi più bassi. In realtà, le disposizioni contenute nel Tpp limiterebbero la competizione aperta e aumenterebbero i prezzi per i consumatori negli Stati Uniti e in tutto il mondo.
Il Tpp gestirà il commercio nel settore farmaceutico attraverso una varietà di modifiche delle norme apparentemente arcane su questioni come “patent linkage,” “esclusività dei dati” e “biologia”. Il risultato è che le società farmaceutiche avrebbero di fatto il permesso di prolungare – a volte quasi indefinitamente – il loro monopolio sui farmaci brevettati, tenere i generici più economici lontano dal mercato e bloccare i concorrenti “biosimilari” dall’introduzione di nuovi farmaci per anni. Questo è il modo in cui il Tpp gestirà il commercio per il settore farmaceutico se gli Stati Uniti andranno avanti per la loro strada.
Allo stesso modo, consideriamo come gli Stati Uniti sperano di usare il Tpp per gestire il commercio nell’industria del tabacco. Per decenni, le aziende statunitensi di tabacco hanno utilizzato meccanismi di aggiudicazione degli investitori esteri creati da accordi simili al Tpp al fine di combattere le normative tese a contenere la piaga del fumo. In base a questi sistemi di regolazione delle controversie tra investitore e Stato (ISDS), gli investitori stranieri acquisiscono nuovi diritti per citare in giudizio i governi nazionali, ricorrendo ad arbitrati privati vincolanti quando i regolamenti tendono a diminuire la redditività dei loro investimenti.
Gli interessi delle aziende internazionali promuovono l’Isds come un sistema necessario per proteggere i diritti di proprietà laddove mancano lo Stato di diritto e i tribunali attendibili. Ma questo argomento non ha senso. Gli Stati Uniti stanno cercando lo stesso meccanismo in un simile mega-accordo con l'Unione europea, il Partenariato transatlantico per il commercio e gli investimenti, anche se non ci sono dubbi circa la qualità dei sistemi giuridici e giudiziari europei.
Certamente, gli investitori meritano protezione dall’espropriazione o da regolamenti discriminatori. Ma l’Isds va oltre: l'obbligo di risarcire gli investitori per le perdite di profitti attesi può ed è stato applicato anche laddove le regole non sono discriminatorie e gli utili sono realizzati causando danni pubblici.
La società già nota come Philip Morris è attualmente in causa contro l'Australia e l’Uruguay (che non è membro del Tpp) le quail hanno richiesto di apporre delle etichette di avvertimento sulle sue sigarette. Il Canada, minacciato da una simile denuncia, ha fatto marcia indietro dall’introduzione di un'etichetta ugualmente efficace pochi anni fa.
Dato il velo di segretezza che circonda i negoziati Tpp, non è chiaro se il tabacco verrà escluso da alcuni ambiti dell’Isds. In entrambi i casi, rimane la questione principale: queste disposizioni rendono difficile per i governi svolgere le loro funzioni base – proteggere la salute e la sicurezza dei propri cittadini, garantire la stabilità economica e salvaguardare l'ambiente.
Immaginate cosa sarebbe successo se tali disposizioni fossero state in vigore quando sono stati scoperti gli effetti letali dell'amianto. Invece di far cessare l’attività e costringere i produttori a risarcire coloro che erano stati danneggiati, secondo l’Isds, i governi avrebbero dovuto pagare i produttori per non uccidere i propri cittadini. I contribuenti sarebbero stati colpiti due volte – prima, per pagare i danni alla salute causati dall'amianto, e poi per risarcire i produttori per la perdita dei profitti quando il governo è intervenuto per regolamentare un prodotto pericoloso.
Non dovrebbe sorprendere che gli accordi internazionali dell’America creano un commercio gestito piuttosto che libero. Questo è ciò che accade quando il processo decisionale è precluso agli stakeholder non-commerciali, per non parlare dei rappresentanti eletti dal popolo al Congresso.

Fonte: Project Syndacate

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