La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

venerdì 6 novembre 2015

Egitto. La nuova legge sul lavoro favorirà la partecipazione femminile?

di Safiaa Mounir
In occasione del World Day for Decent Work tenutosi il 7 ottobre scorso, l’Agenzia Centrale per le Statistiche (CAPMAS) ha pubblicato un comunicato sul quadro lavorativo in Egitto che si basa su uno studio della forza lavoro effettuato nel 2014. Secondo i dati, la partecipazione maschile è di tre volte superiore a quella femminile.
A cinque anni dalla rivoluzione, le donne egiziane riscontrano gli stessi ostacoli nel mondo del lavoro, mentre l’economia arranca assieme alla loro partecipazione. Secondo il sito Rawateb.org, le cause principali sarebbero: la difficoltà di coniugare carriera e famiglia, la diffidenza nell’assumere donne con figli, discriminazioni di genere e molestie di natura sessuale.
Mona Ezzat, direttrice del Women and Work Program presso la New Woman Foundation, ha spiegato ad Al-Monitor che “le donne dovrebbero godere di maggiore rappresentanza presso il Comitato per la determinazione dei minimi salariali, il quale dovrebbe essere a sua volta posto nelle condizioni di gestire i casi di discriminazione denunciati dalle lavoratrici”.
Ezzat ha inoltre confermato l’esistenza di un divario di genere nei salari, attribuendo ciò all’assenza di adeguate misure che assicurino condizioni lavorative paritarie, come la creazione di asili nido o la garanzia di un trasporto sicuro. Questi fattori, ha poi aggiunto, rendono difficile per le donne lavorare in determinate fasce orarie e le costringono a cercare impiego lontano dai propri luoghi di residenza. Tutto ciò ostacola sia la loro promozione sia la loro crescita professionale.
Il tasso di disoccupazione femminile in Egitto è di due volte superiore a quello maschile. Secondo un report prodotto dal CAPMAS nel Febbraio 2014, le donne disoccupate sarebbero infatti il 24%, rispetto al 9,8% degli uomini.
Uno studio analogo, realizzato dal Social Research Centre presso l’Università Americana del Cairo nel 2009, ha rivelato come la scarsa partecipazione lavorativa femminile rappresenti un peso gravoso per le casse dello Stato, soprattutto in paesi in via di sviluppo come l’Egitto, in quanto riduce sensibilmente le prospettive di crescita economica.
L’inchiesta ha poi evidenziato come i maggiori ostacoli a tal proposito siano rappresentati dalle difficili condizioni sociali che ancora oggi frenano la carriera lavorativa di molte donne. Amirah El-Haddad, professoressa di economia all’Università del Cairo e ricercatrice all’interno dello stesso progetto, ha inoltre notato che nel mercato ufficiale, tra il 2001 e il 2007, le donne hanno costituito solo il 19% della forza lavoro nel paese. Il dato per lo stesso periodo è addirittura inferiore nel settore privato, dove non supera il 16% rispetto al 26% del pubblico.
Haddad ha poi spiegato ad Al-Monitor che l’abbassamento di tali cifre è dovuto al declino dei parametri economici in seguito alla rivoluzione del 25 gennaio sfociata in numerosi licenziamenti al fine di ottenere una riduzione dei costi. E ha aggiunto: “i tagli sono sicuramente stati fatti a scapito delle donne”.
La ricercatrice ha chiarito che la ragione principale dietro alla scarsa partecipazione lavorativa femminile è di natura di genere; un problema strutturale per il mercato del lavoro egiziano, dove si manifesta sotto forma di segregazione occupazionale o differenza nei salari. Haddad ha sottolineato l’importanza di incoraggiare il settore privato (la più ampia fonte d’impiego in Egitto) a garantire alle donne maggiori possibilità di assunzione. Ciò potrebbe essere realizzato tramite vari incentivi, come ad esempio la riduzione della pressione fiscale per chi assume un maggior numero di donne. Il governo egiziano sta lavorando alla stesura di una nuova legge sul lavoro – i cui dettagli sono in via di definizione – per offrire ai lavoratori, e soprattutto alle lavoratrici, maggiori diritti.
Haddad ha precisato che “se i datori di lavoro dovranno sottostare a oneri specifici riguardo i diritti e i doveri dei dipendenti di sesso femminile, ciò limiterà inevitabilmente la loro assunzione”. Secondo uno studio realizzato dal CAPMAS, le donne egiziane soffrono di un elevato tasso di analfabetismo, al 37% nel 2006 rispetto al 22% maschile. Inoltre, solo il 52% della popolazione femminile è in possesso di un diploma di scuola elementare, mentre lo stesso dato tra gli uomini è pari al 63% (le statistiche più recenti risalgono al 2004).
“Maggiore è il livello d’istruzione – ha infine concluso la professoressa – maggiori saranno le probabilità di ottenere un buon posto di lavoro, nel settore pubblico e con un salario rispettabile, al fine di superare la discriminazione occupazionale che continua a danneggiare le donne in Egitto”. 

Articolo pubblicato su al-Monitor
Traduzione di Giovanni Pagani
Fonte: nena news

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