La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

sabato 7 novembre 2015

“Fuori tutti”. Oggi no shopping

di Riccardo Chiari
Gli attac­chi al con­tratto nazio­nale si mol­ti­pli­cano, e ai lavo­ra­tori non resta che l’arma dello scio­pero, per con­tra­stare una deriva che si accom­pa­gna al con­sueto ten­ta­tivo padro­nale di ridurre diritti e sti­pendi. Oggi tocca agli addetti della grande distri­bu­zione, sia pri­vata che coo­pe­ra­tiva, e a quelli del com­mer­cio minuto legato a Con­fe­ser­centi. Solo loro, per­ché il rin­novo del con­tratto nazio­nale con Con­f­com­mer­cio è già cosa fatta: «Ed è quasi para­dos­sale che le aziende del pic­colo com­mer­cio abbiano rin­no­vato il con­tratto e rico­no­sciuto l’aumento sala­riale — osser­vano sul punto i sin­da­cati di cate­go­ria Fil­cams Cgil, Fisa­scat Cisl e Uil­tucs — men­tre le grandi aziende, pri­vate e mul­ti­na­zio­nali, e le grandi coo­pe­ra­tive non lo vogliano fare».
La gior­nata di scio­pero, dopo ben 22 mesi di incon­tri infrut­tuosi, è stata lan­ciata con lo slo­gan «Fuori Tutti». Un chiaro invito a chi lavora nel set­tore ma anche all’immenso eser­cito degli “ita­liani con­su­ma­tori”, che visti i pre­ve­di­bili disagi potreb­bero deci­dere, non solo per motivi etico-solidaristici, di diser­tare la tra­di­zio­nale pro­ces­sione del sabato verso cen­tri com­mer­ciali grandi e pic­coli, super­mer­cati e altri grandi punti vendita.
Fil­cams Cgil & c. osser­vano che Feder­di­stri­bu­zione, Distri­bu­zione coo­pe­ra­tiva e Con­fe­ser­centi hanno impo­stato la trat­ta­tiva chie­dendo, ancora una volta, un arre­tra­mento dei diritti nor­ma­tivi e una dimi­nu­zione del costo del lavoro. Più in det­ta­glio, Feder­di­stri­bu­zione lo vor­rebbe fare attra­verso la can­cel­la­zione degli scatti di anzia­nità; l’aumento della fles­si­bi­lità dell’orario; norme di ridu­zione dei livelli retri­bu­tivi, e l’indisponibilità a rico­no­scere l’aumento sala­riale con le stesse moda­lità del con­tratto di Confcommercio.
Infine c’è il ten­ta­tivo gene­rale di destrut­tu­rare il con­tratto nazio­nale, secondo i voleri di Con­fin­du­stria. Con il para­dosso che le aziende asso­ciate a Feder­di­stri­bu­zione, mul­ti­na­zio­nali in testa, in que­sti anni hanno disdet­tato i con­tratti inte­gra­tivi, e cer­cato di ridurre il personale.
Anche nel potente mondo della coo­pe­ra­zione domi­nano i fal­chi, viste le richie­ste che trac­ciano la strada di un peg­gio­ra­mento delle con­di­zioni nor­ma­tive ed eco­no­mi­che dei nuovi assunti; la dimi­nu­zione del costo dell’ora lavo­rata; la ridu­zione delle mag­gio­ra­zioni per il lavoro straor­di­na­rio, dome­ni­cale e festivo, sup­ple­men­tare e not­turno; dero­ghe al con­tratto nazio­nale nelle regioni del Mez­zo­giorno, e la riba­dita pre­giu­di­ziale del recu­pero del dif­fe­ren­ziale di costo tra il con­tratto della coo­pe­ra­zione e quello del com­mer­cio privato.
«I rin­novi dei con­tratti sono sotto attacco — tira le somme Maria Gra­zia Gabrielli, che guida la Fil­cams Cgil — e dila­zio­nare molto i tempi forse porta con sé l’idea che dei con­tratti nazio­nali si possa anche fare a meno. Invece noi restiamo con­vinti della cen­tra­lità del con­tratto nazio­nale, che va difeso e raf­for­zato in set­tori dove la con­trat­ta­zione di secondo livello azien­dale e ter­ri­to­riale non c’è per tanti, e quella esi­stente è stata rimessa in discussione».
Oggi a Milano, Torino, Palermo, Napoli, Roma e in tutte le città dell’Emilia Roma­gna lavo­ra­tori e lavo­ra­trici del set­tore saranno in pre­si­dio davanti ai cen­tri com­mer­ciali e i punti ven­dita più impor­tanti. In Toscana è stato orga­niz­zato un unico pre­si­dio davanti alla Pre­fet­tura di Firenze, men­tre nelle Mar­che l’appuntamento regio­nale è in piazza Roma ad Ancona. Vicenza sarà l’epicentro della mobi­li­ta­zione veneta, e Bol­zano quella del Tren­tino Alto Adige.
In soli­da­rietà con lo scio­pero muove la Fiom («in que­sti dif­fi­cili rin­novi con­trat­tuali, la bat­ta­glia per il con­tratto nazio­nale è di tutti»), che invita a par­te­ci­pare ai pre­sìdi, e chiama a una gior­nata soli­dale di non-acquisto.
Intanto sui social, da Face­book a Twit­ter, si sca­te­nava la “gara” a mostrare il car­tello slo­gan — «Fuori tutti» — in un sel­fie: lo ha twit­tato dal suo account la segre­ta­ria Cgil Susanna Camusso, e poi tanti altri hanno fatto lo stesso.
Anche Rifon­da­zione guarda alla fles­si­bi­lità e pre­ca­rietà del com­mer­cio: «Una guerra tra i poveri, voluta dai grandi gruppi e tutta ’casa­linga’, per­ché il set­tore non è certo espo­sto alla
con­cor­renza inter­na­zio­nale». Se la trat­ta­tiva non si sbloc­cherà, è già in pro­gramma un’altra gior­nata di scio­pero uni­ta­rio per il 19 dicem­bre. Nel pieno degli acqui­sti natalizi.

Fonte: il manifesto 

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