La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

venerdì 6 novembre 2015

A sinistra, finalmente

di Paolo Andreozzi
Finalmente si fa sul serio. Lanciata la costituente del nuovo soggetto politico di sinistra. Ne hanno discusso e deliberato insieme, per fissare la data della fatidica assemblea nazionale, SEL, Rifondazione, l’Altra Europa, Possibile (Civati), Fassina, Cofferati e altri. E oggi stesso prende il via il nuovo gruppo parlamentare a sinistra del PD, con SEL, ex-PD ed ex-5Stelle.
Si fa sul serio. C’è perfino un documento d’identità del soggetto unitario che aspettavamo tutte e tutti da tanto tanto tempo. Ma ne valeva la pena: è dirimente su ogni punto sensibile, se non rivoluzionario. La ‘Cosa Rossa’, dice testualmente il documento, sarà “democratica, di tutte e tutti, alternativa e autonoma, innovativa ed europea”; e i bene informati fanno già sapere che inoltre osserverà le leggi della caduta dei gravi e della rotazione dei pianeti, i teoremi di Pitagora e di Godel, le regole dell’analisi grammaticale e le convenzioni sui fusi orari e sull’alternanza tra ora solare e ora legale.
Dovesse arrivare al potere, tutti avranno sedici anni per decreto e la biancheria andrà indossata sopra i vestiti.
A parte gli scherzi, ci sono voluti mesi (anni?) di trattative tra genii politici per arrivare al seguente comunicato, un capolavoro:
“Al fine di avviare il processo Costituente di questo soggetto politico, convochiamo per il (?) dicembre 2015 una assemblea nazionale aperta a tutti gli uomini e le donne interessati a costruire questo progetto politico. Da lì parte la sfida che ci assumiamo e li definiremo la nostra carta dei valori. L’assemblea darà avvio alla Carovana dell’Alternativa, individuando le forme di partecipazione al progetto politico. Si tratta di definire il nostro programma, le nostre campagne e la nostra proposta politica in un cammino partecipato e dal basso che con assemblee popolari e momenti di studio e approfondimento coinvolga movimenti, associazioni, gruppi formali e informali unendo competenze individuali e collettive.
Entro l’autunno del 2016 ci ritroveremo per concludere questa prima fase del processo e dare vita al soggetto politico della sinistra.”
E non una parola su ciò che (noi? voi? loro?) siamo (siete? sono?) e ciò che vogliamo (volete? vogliono?)!
Una cosa come sedici mesi fa, il sottoscritto deficiente – dopo l’esperienza già evidentemente fallimentare dell’Altra Europa come volano/contenitore della sinistra di alternativa, osava porre in pubblica discussione quanto segue (l’intero contributo stava – e sta, ormai pure demodé, lui e i numerosi volenterosi commenti – qui):
“Compagni – se non vogliamo essere elitari e meramente testimoniali, dobbiamo dire ai milioni di cittadini italiani che subiscono gli effetti della crisi cose che essi capiscono im-mediatamente, anziché mediatamente tramite un ragionamento politico (le alleanze) o politologico (la forma-partito) o politico-istituzionale (le grandi riforme) o civicopolitico (i nuovi diritti) o politico-giudiziario (la corruzione) o storico-politico (la Palestina) o politico-finanziario (il TTIP) o geopolitico (l’Ucraina). E le cose che gli italiani a milioni capiscono immediatamente, perché le scontano in modo basico e diretto sulla propria pelle, sono (e a lungo saranno): il lavoro, cioè il reddito, la democrazia, cioè la libertà, e la pace, cioè la sicurezza.
Quanto al lavoro – noi non chiediamo l’occupazione e il reddito agli imprenditori e al mercato, cioè non chiediamo alle banche di aprire il credito all’impresa perché dia lavoro, cioè non chiediamo allo Stato né all’Unione Europea di dare (altri) soldi alle banche private perché aprano credito all’impresa perché sul mercato dia lavoro e reddito, cioè non chiediamo a investitori e fondi di prestare soldi agli Stati (comprandoseli, privatizzandoli) perché diano risorse al sistema bancario perché apra conti agli imprenditori perché diano occupazione e retribuzione secondo logiche di puro mercato. Noi, compagni, è dallo Stato italiano – in tutte le sue articolazioni – che vogliamo la piena occupazione e il reddito minimo garantito. Im-mediatamente. Dallo Stato, cioè dalla collettività fattasi soggetto giuridico, politico, storico. Cioè da noi, il popolo – per noi stessi, tutti.
Quanto alla democrazia – si tratta di difendere la Costituzione, anzitutto, e poi di pretenderne la sua piena e concreta applicazione. Per esempio, gli articoli 3, 4, 9, 10, 13, 20, 21, 32, 33, 34, 35, 36, 37, 38, 41, 42, 43, 46, 50, 53 e 54 – solo per restare ai Principi fondamentali e ai Diritti e doveri dei cittadini – sono disattesi in tutto o in parte, o mal applicati, dall’ordinamento sostanziale del nostro vivere comune. Da sempre, dal 1948 a oggi. Sono ventuno articoli su cinquantaquattro, e riguardano cose concretissime, come: l’uguaglianza il lavoro il sapere l’ambiente la cultura la solidarietà la dignità la laicità l’educazione la salute la retribuzione i pari diritti l’assistenza la previdenza la proprietà e i beni comuni la co-gestione l’autogoverno l’equità fiscale la proscrizione di ogni casta. Quindi difendiamo la Costituzione e ancor più pretendiamo che si faccia vita. E lo facciamo insieme – le tante anime della sinistra italiana, quella vera. Perché la Liberazione non è solo il 25 aprile, Liberazione – è sempre.
E quanto alla pace, il XX Secolo dalla Grande Guerra in avanti – non importa ciò che vi raccontano – non è che la reazione alla fiamma etica e politica della rivoluzione per la giustizia tra gli umani: fascismo, nazismo, guerra fredda, conformismo, riflusso, consumismo, società dello spettacolo, terrorismo, atomizzazione sociale, finanziarizzazione&debito… E questo ‘secolo’ non è finito ancora, né i suoi istinti bellicosissimi. Ma noi – donne e uomini di buona volontà e retto pensiero – dobbiamo essere sempre più vigili e attivi affinché nessuno possa realizzare la follia di un’altra miccia esplosiva – qualsiasi – contro la vita e contro la libertà. Il capitalismo non aspetta altro, non prepara altro – che questo. Ecco cosa diremo, sulla pace – cosa agiremo.”
Ma vuoi mettere invece il capolavoro, frutto di tante attese e mediazioni? E’ perché io sono un deficiente.
Meno male che ci sono i genii politici.

Fonte: Esseblog

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