La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

venerdì 6 novembre 2015

Metalmeccanici, la partita del contratto

di Riccardo Chiari
Anche se la trat­ta­tiva è alle pri­mis­sime bat­tute, la lunga riu­nione che ha aperto il tavolo di con­fronto sul rin­novo del con­tratto dei metal­mec­ca­nici ha avuto già in sé una novità: dopo sette anni, nella sede di Con­fin­du­stria si sono pre­sen­tate insieme Fiom, Fim e Uilm, sia pure con due piat­ta­forme diverse. “Que­sto dopo anni di divi­sioni e di accordi sepa­rati – osserva Mau­ri­zio Lan­dini – ed è un fatto impor­tante in un momento in cui si chiede alle imprese di fare inve­sti­menti, e poli­ti­che mirate a miglio­rare non solo la stessa impresa ma anche la qua­lità del lavoro”.
La prima presa di con­tatto con Feder­mec­ca­nica ha fatto capire comun­que che la ver­tenza non sarà facile, né soprat­tutto breve. La Fim, spiaz­zata dall’apertura della Uilm al voto finale di tutti i lavo­ra­tori sul futuro con­tratto, così come da antica tra­di­zione della Fiom, ha denun­ciato con Marco Ben­ti­vo­gli che gli indu­striali vogliono indie­tro 75 euro del vec­chio accordo: “E’ una par­tenza in salita – ha com­men­tato il segre­ta­rio dei metal­mec­ca­nici cislini – invece occorre rin­no­vare pre­sto il con­tratto”.
Ben più tran­quillo Rocco Palom­bella della Uilm: “Comun­que è un avvio posi­tivo. Ci sono le pre­messe per avviare un con­fronto ser­rato. Già il 4 dicem­bre, quando ci incon­tre­remo di nuovo, ci aspet­tiamo di entrare nel merito”. Quanto ai 75 euro, Palom­bella per il momento non è pre­oc­cu­pato: “Chie­dere è legit­timo, è nello schema. Ma poi tutto deve essere riman­dato alla trat­ta­tiva vera”. Una trat­ta­tiva in cui Uilm e Fim par­tono dalla richie­sta di 105 euro lordi medi men­sili di aumento nel trien­nio. “Poi da una pro­fonda rivi­si­ta­zione dell’inquadramento pro­fes­sio­nale – rie­pi­loga Palom­bella – inol­tre dalla for­ma­zione pro­fes­sio­nale come diritto sog­get­tivo dei lavo­ra­tori, dal wel­fare inte­gra­tivo, e dai diritti di par­te­ci­pa­zione”.
La Fiom si è invece pre­sen­tata all’incontro con una serie di pro­po­ste nuove, come l’opportunità di intro­durre anche in Ita­lia, come avviene in Ger­ma­nia, la con­trat­ta­zione annuale del sala­rio. Poi di affron­tare il pro­blema degli appalti, che va ad inci­dere sulla qua­lità delle imprese, e avviare la ripresa degli inve­sti­menti. Di fronte alla richie­sta di Feder­mec­ca­nica di spo­stare il bari­cen­tro della con­trat­ta­zione sala­riale sul secondo livello di nego­zia­zione, quella azien­dale, con aumenti legati alla pro­dut­ti­vità e con a livello gene­rale un “sala­rio minimo di garan­zia”, la rispo­sta di Mau­ri­zio Lan­dini sop­pesa pregi e difetti della pro­po­sta: “Feder­mec­ca­nica di fatto intende ridurre ad uno solo i livelli del con­tratto. Non con­di­vi­diamo l’idea, secondo noi i livelli devono restare due, auto­nomi, per­chè il pro­blema di fondo è: aumenta o non aumenta il sala­rio per i lavo­ra­tori? Per noi vanno man­te­nuti i due livelli di con­trat­ta­zione. E agli aumenti fis­sati dal con­tratto nazio­nale si aggiun­gono quelli a livello azien­dale”.
Quanto all’idea degli indu­striali di un sala­rio di garan­zia: “Nes­sun pro­blema a pro­muo­verlo: ma deve essere esteso a tutti i lavo­ra­tori, dai cococo alle par­tite Iva”. Infine dalla Fiom arriva un richiamo alla cen­tra­lità del nuovo sistema di rap­pre­sen­tanza: “Que­sto por­terà con sé — chiude Lan­dini — e la Fiom lo pre­ten­derà, anche il nuovo sistema di vali­da­zione e di voto dei lavo­ra­tori sugli accordi”. Pro­prio il punto su cui è arri­vata l’apertura della Uilm, cer­ti­fi­cata da un’intervista all’Unità di Rocco Palom­bella, che ha messo all’angolo la Fim, da sem­pre con­tra­ria a far votare i lavo­ra­tori non iscritti al sin­da­cato.
Anche Feder­mec­ca­nica non parla, aper­ta­mente, della resti­tu­zione di 75 euro del vec­chio con­tratto. Il suo pre­si­dente Fabio Stor­chi ragiona piut­to­sto “dei quasi quat­tro punti per­cen­tuali in più, tra l’inflazione attesa e quella reale, già rice­vuti dai lavo­ra­tori: l’aspettativa è che que­sto sala­rio in più sia già inglo­bato nei salari minimi di garan­zia”. Così come già acca­duto nel recente rin­novo del con­tratto dei chi­mici. Infine Stor­chi lan­cia l’avvertimento: “È il momento di riscri­vere il modello con­trat­tuale. Non pos­siamo aspet­tare una trat­ta­tiva inter­con­fe­de­rale che non ha pro­dotto risul­tati”. Pros­simo round venerdì 4 dicembre.

Fonte: il manifesto 

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