La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

giovedì 5 novembre 2015

La farsa dell'Internet governance

di FelynX
Per quindici anni gli incontri sull’Internet Governance hanno ricevuto molta attenzione e spinto la nostra immaginazione a farci credere che le regole comuni per Internet potessero scaturire da discussioni globali “multi-stakeholder”. Sta diventando evidente che Internet Governance è un modo falso per tenerci occupati e nascondere una triste realtà: nulla di concreto in questi anni, non una singola azione è emersa dagli incontri multistakeholder; mentre allo stesso tempo la tecnologia è stata usata contro gli utenti di Internet come strumento di sorveglianza, controllo e oppressione.
I cittadini del mondo devono pensare alle sfide critiche che li attendono: fine della sorveglianza di massa, protezione incondizionata della libertà online, garanzie per la neutralità della rete e l’accesso universale e gratuito a Internet… nulla di tutto questo è stata affrontato in queste sterili discussioni multistakeholder con liste chiuse di partecipanti, bensì solo in contesti politici adeguati creati da reti decentrate di cittadini, organizzati attraverso Internet.
Perché ci aspettiamo che queste iper-strutture “multilaterali” funzionino se si sono rivelate inutili finora? Esiste già una struttura per la gestione collettiva di Internet: noi, i cittadini, siamo tutti comproprietari di Internet, se si considera Internet come l’insieme dell’Infrastruttura, delle sue tecnologie, e soprattutto la somma di attività, dati e contenuti che tutti noi contribuiamo a far esistere.
In questo senso Internet può e deve essere considerato un bene comune di tutti.
Questo è esattamente quello che dobbiamo esigere dai governi ora, partendo dalle ceneri ancora calde del defunto modello multilaterale, schiacciato sotto gli stivali di decisioni unilaterali di Nsa (National Security Agency, Stati uniti), Google, Facebook, Apple, Cina, Russia e tutti gli altri attori che non hanno ricercato il consenso per prendere misure drastiche per cambiare il modo di utilizzare la tecnologia usandola contro i propri cittadini.
I governi devono considerare Internet come un bene comune e proteggerlo così com’è, incondizionatamente, come la riserva naturale più preziosa o il torrente più incontaminato da bere. È a partire da questo che dobbiamo svilluppare un intenso dibattito sulla natura della fiducia che abbiamo in soggetti pubblici e privati che si prenderanno cura di questa risorsa. Quali sono le condizioni di trasparenza e responsabilità (come l’uso di software libero e la garanzia per il pubblico di poterlo verificare) di cui abbiamo bisogno in una società democratica per coloro che hanno la responsabilità di proteggere le nostre libertà fondamentali e quelli che controllano parte della nostra infrastruttura comune?
Nel frattempo fuori dalle sedi istituzionali reti di cittadini si organizzano in fork del forum ufficiale: Internet Ungovernance Forum. Dopo Istanbul 2014, quest’anno il forum si terrà in Brasile a João Pessoa in contemporanea all’Igf (9-13 novembre 2015), mentre in Italia ci sarà una sessione che l’anticipa, finalizzata alla condivisione di contributi da inviare in Brasile.
L’Internet Ungovernance Forum Italia 2015 si apre venerdì 7 novembre a Roma al Fusolab 2.0 e si svilupperà su quattro tavoli tematici affrontando temi quali censura, privacy, controllo sociale e sorveglianza, libertà di espressione, neutralità della rete, libero accesso alla conoscenza, copyright e ovviamente, modelli di governance (sito web: https://iufitalia.net/, Hashtag dell’iniziativa: #IUFitalia2015).

Testo copiato, ispirato, tradotto e adattato da altri siti di iniziativa IUF, frutto di riflessione collettiva/collaborativa.
Fonte: comune-info.net

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