La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

giovedì 5 novembre 2015

Gli studenti si prendono Londra. Corbyn con loro

di Leonardo Clausi
Gli stu­denti bri­tan­nici sono scesi ancora una volta in piazza per riven­di­care il diritto allo stu­dio, sotto assalto come mai prima da parte del governo con­ser­va­tore in carica. La mani­fe­sta­zione, orga­niz­zata ini­zial­mente dai mem­bri della Natio­nal Cam­paign Against Fees and Cuts, ha finito per rice­vere l’adesione di molte altre orga­niz­za­zioni stu­den­te­sche sulla scia delle tagli dra­co­niani e degli aumenti inso­ste­ni­bili delle tasse uni­ver­si­ta­rie det­tati dall’agenda «auste­ri­ta­ria» dei Tories.
C’è stata qual­che sca­ra­muc­cia e qual­che arre­sto, ma nel com­plesso nulla di com­pa­ra­bile ai ben più vio­lenti scon­tri che ebbero luogo a Mill­bank nel 2010.
Il cor­teo, par­tito dal quar­tiere di Bloom­sbury, ha attra­ver­sato una serie di luo­ghi emble­ma­tici della città, tra cui Tra­fal­gar Square, Cha­ring Cross e West­min­ster, per poi con­cen­trarsi davanti al Depart­ment for Busi­ness Inno­va­tion and Skills, l’organismo respon­sa­bile del sistema uni­ver­si­ta­rio nazio­nale – dove c’è stato il con­fronto con la poli­zia — e poi scio­gliersi davanti Sco­tland Yard.
A parte l’esorbitante aumento (tri­pli­cato dal 2010) delle tasse uni­ver­si­ta­rie, si è pro­te­stato con­tro l’abolizione dei sus­sidi per gli stu­denti di fascia a basso red­dito e quella dei visti per stu­denti stra­nieri, intro­dotta con la scusa del con­trollo dell’immigrazione clandestina.
Le pro­spet­tive attuali di un neo­lau­reato in que­sto Paese sono a dire poco plum­bee: in media, ci si ritrova con un far­dello di circa 40.000 ster­line (quasi 57.000 Euro) pro capite, che con gli inte­ressi schizza a livelli esor­bi­tanti: ripa­gare un debito simile signi­fica por­tar­selo die­tro fino all’età pensionabile.
Le tasse sono di gran lunga le più care d’Europa, circa 9.000 ster­line l’anno (13.000 Euro). Signi­fica esclu­dere dall’accesso all’istruzione uni­ver­si­ta­ria chi pro­viene dalle fami­glie meno abbienti, già dura­mente col­pite dai tagli ai sus­sidi e dall’esorbitante aumento del mer­cato immo­bi­liare, soprat­tutto a Londra.
La dif­fe­renza nella pro­te­sta di mer­co­ledì – dif­fe­renza più che sostan­ziale – è che que­sta volta gli stu­denti hanno dalla loro il Labour di Cor­byn e McDonnell.
Se nel 2010 Ed Mili­band era riu­scito a mala­pena a far­fu­gliare qual­cosa a favore della pro­te­sta, in modo da non scal­fire la com­pat­tezza del par­tito nel suo sostan­ziale appog­gio poli­tico nei con­fronti dei tagli e dell’austerità, lo stesso mini­stro ombra delle finanze McDon­nell ha par­lato agli stu­denti prima della par­tenza del cor­teo. «La vostra gene­ra­zione è stata tra­dita da que­sto governo con l’aumento delle tasse, l’eliminazione delle borse di stu­dio e dei sus­sidi e dai tagli a tutto il set­tore dell’istruzione» ha detto agli studenti.
Ha poi riba­dito che l’istruzione non è una merce che si com­pra e si vende quando in realtà dovrebbe essere un dono che una gene­ra­zione tra­smette a quella suc­ces­siva. Esat­ta­mente il con­tra­rio di quanto avviene attual­mente nel paese, dove i gio­vani si tro­vano enor­me­mente penalizzati.
Anche Cor­byn ha man­dato un mes­sag­gio di soli­da­rietà alla pro­te­sta prima di tor­nare all’attacco di David Came­ron in occa­sione dell’incontro biset­ti­ma­nale nel Prime Minister’s Que­stions.
Ma non sono solo gli stu­denti le vit­time di quella che in effetti sem­bra sem­pre di più un assalto di que­sto governo al futuro delle nuove gene­ra­zioni del paese. Sul fronte dei tagli alla sanità pub­blica è in corso attual­mente un brac­cio di ferro fra il mini­stro della sanità Jeremy Hunt e i gio­vani medici che pre­stano ser­vi­zio negli ospe­dali, che già affron­tano orari lun­ghis­simi e sfi­branti e per i quali si pro­spetta una retri­bu­zione del tutto insufficiente.
Il dato saliente è comun­que l’aumento mas­sic­cio della mobi­li­ta­zione poli­tica delle gene­ra­zioni più gio­vani a fianco del Labour, mobi­li­ta­zione che ha col­mato il gap che da troppo tempo li teneva sepa­rati. Que­sto non è che l’inizio di un autunno caldo di pro­te­sta: la pros­sima mani­fe­sta­zione stu­den­te­sca è già fis­sata per il pros­simo 17 novembre.

Fonte: il manifesto 

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