di Green Report
Secondo il rapporto “When it is too hot, people work less effectively out-of-doors, in factories, the office or on the move due to diminished ability for physical exertion and for completing mental tasks”, a causa del cambiamento climatico, le economie emergent dovranno far fronte a una perdita del 10% delle ore di lavoro per l’aumento delle temperature sui luoghi di lavoro. Per alcuni Paesi, come l’India, l’Indonesia e la Nigeria, le perdite stimate avrebbero conseguenze negative pari a quella della crescita del Pil stimata. Per questo, secondo lo studio, «Rafforzare i piani di riduzione delle emissioni di gas serra nel quadro dell’Accordo di Parigi sui cambiamenti climatici potrebbe ridurre significativamente l’impatto economico e sulla salute pubblica dell’aumento del caldo sul posto di lavoro».
I risultati dello studio sono stati presentati a Ginevra, nella sede dell’International Labour Organization (ILO), In occasione del Workers’ Memorial Day, dalla coalizione di 43 Stati che formano il Climate Vulnerable Forum e da: United Nations Development Programme (UNDP), ILO, International Organization for Migration (IOM), International Organization of Employers (IOE), UNI Global Union, the International Trade Union Confederation (ITUC), ACT Alliance e con il sostegno dell’ Organizzazione mondiale della sanità (OMS)zioni (OIM), l’Organizzazione Internazionale dei datori di lavoro (UIE), UNI Global Union, la Confederazione Internazionale dei sindacati (ITUC), ACT Alliance, e con il sostegno dell’Organizzazione mondiale della sanità (OMS).
Lo studio si basa sulla ricerca aggiornata degli effetti legati al lavoro per le diverse economie esposte a condizioni termiche sempre più estreme a causa del cambiamento climatico e definisce il caldo eccessivo sui luoghi di lavoro «un noto pericolo per la salute e la produttività del lavoro», Giornate sempre più torride espongono i lavoratori al rischio di disidratazione, di colpi di calore e in casi estremi portano alla morte di chi si guadagna da vivere nei campi e nelle fabbriche dei Paesi emergenti. Più di un miliardo di lavoratori e i loro datori di lavoro e le comunità dei Paesi vulnerabili sono già alle prese con questo caldo estremo nei luoghi di lavoro e il rapporto rileva che «L’impatto dei cambiamenti climatici sul lavoro non è adeguatamente rappresentato nelle politiche climatiche o sul lavoro nazionali e internazionali. Per un Paese, il rapporto ha rilevato «che le riduzioni totali di ore di lavoro disponibili a causa di cambiamenti climatici hanno già raggiunto una cifra stimata del 4% per cento entro gli anni ’90, mettendo in evidenza l’immediatezza della sfida».
Le aree più esposte sono sud degli Stati Uniti, l’America Centrale e i Caraibi, il Nord America meridionale, l’Africa settentrionale e orientale e il Sud e il Sud-Est asiatico. Ad essere molto vulnerabili sono soprattutto i Paesi meno sviluppati, i piccoli Stati insulari (SIDS) e le economie emergenti in via di sviluppo, con elevate concentrazioni di manodopera esterna e lavoratori dell’industria e del settore dei servizi che operano in condizioni di clima controllato inefficaci. Queste aree e Paesi, anche limitando l’aumento delle temperature globali agli 1,5 gradi Celsius stabiliti sulla base dell’Accordo di Parigi, entro il 2030 si troverebbe ad affrontare quasi un intero mese di caldo estremo in più ogni anno (2010-2030) e il rapporto evidenzia che «Questo caldo riduce la produttività del lavoro, aumenta la necessità di pause sul lavoro ed eleva i rischi per la salute e di infortuni professionali il che comporta anche una minore produttività sulla “macro-scala”». Entro il 2030 le temperature più calde potrebbero avere costi economici per oltre 2.000 miliardi di dollari all’anno, causate da perdita di ore di lavoro e danni alla salute dei lavoratori-
Intervenendo in occasione della presentazione del rapporto, Cecelia Rebong, rappresentante permanente delle Filippine all’Onu, ha detto che «L’impatto del caldo sul posto di lavoro, aggiunge un ulteriore livello di vulnerabilità per i Paesi in via di sviluppo già coinvolti negli effetti negativi dei cambiamenti climatici. La necessità di limitare il riscaldamento globale è urgente e critica».
Secondo il rapporto, «Quando è troppo caldo, le persone lavorano meno efficacemente all’aperto, nelle fabbriche, in ufficio o in movimento a causa della ridotta capacità di sforzo fisico e di poter completare i compiti mentali. I governi e le organizzazioni internazionali hanno da tempo messo in atto norme in materia di condizioni termiche sul posto di lavoro. Ma i cambiamenti climatici hanno già modificato le condizioni termiche, e l’ulteriore riscaldamento supplementare è una sfida seria per qualsiasi lavoratore o datore di lavoro che fa affidamento su lavoro esterno o senza aria condizionata. I livelli di caldo sono già molto alti, anche per le popolazioni acclimatate».
Sharan Burrow, Segretaria generale dell’International Trade Union Confederation, ha detto che «Un aumento della temperatura mette a rischio la salute dei lavoratori e la produttività negli ambienti di lavoro dove il caldo è debilitante: è urgente un’’azione per il clima per tutelare i lavoratori, ora e in futuro. Il cambiamento climatico è reale, e l’azione per fermare il suo impatto devastante è nelle nostre mani».
Saleemul Huq, presidente del Climate Vulnerable Forum e direttore dell’International Centre for Climate Change and Development, ha aggiunto che «E’ la gente di Paesi vulnerabili come il Bangladesh, che ha più da perdere mentre il il pianeta si riscalda. Coloro che lavorano nei campi possono rovinare la loro salute solo cercando di mettere un pasto sulla tavola. Se vogliamo prendere sul serio lo sviluppo sostenibile, dobbiamo aumentare l’azione per il clima su tutta la linea e finanziare modi reali per far adattare le comunità a questi nuovi estremi giornalieri»
Moustapha Gueye Kamal, responsabile del programma Green Jobs dell’ILO, conclude: «I risultati del rapporto evidenziano l’importanza delle politiche di sicurezza e salute sul lavoro, come dimensioni importanti nelle risposte ai cambiamenti climatici».
Fonte: Green Report
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