di Geraldina Colotti
Attacco concentrico contro il governo di Nicolas Maduro. Il Senato Usa ha approvato all’unanimità un progetto di legge per estendere fino al 2019 le sanzioni già rinnovate da Obama per un altro anno. Nell’aprile del 2014, dopo il varo di una legge presentata dal senatore repubblicano Marco Rubio e da quello democratico Robert Menéndez, Obama aveva definito il Venezuela «una minaccia inusuale e straordinaria per la sicurezza nazionale», suscitando le proteste dell’America latina progressista e la raccolta di oltre 14 milioni di firme.
La legge, che deve ora essere approvata dalla Camera e firmata dal presidente, prevede sanzioni per i funzionari governativi e per chi li rappresenta, colpevoli di «atti significativi di violenza o abusi gravi dei diritti umani contro manifestanti pacifici o altri civili innocenti». L’approvazione della legge ha sbloccato la nomina ad ambasciatrice in Messico dell’attuale sottosegretaria di Stato per il Latinoamerica, Roberta Jacobson, che Rubio aveva condizionato al rinnovo delle sanzioni.
Maduro ha convocato per domani, a Caracas, una manifestazione contro «l’imperialismo gringo e quello decadente di Madrid». Poi, ha denunciato l’azione di un gruppo di deputati delle destre che spingono per l’intervento delle forze esterne in Venezuela e per le sanzioni. «La classe operaia – ha detto – deve scendere in piazza il 1° maggio contro le ingerenze di Washington e di Madrid, parte di un piano per ricolonizzare la nostra patria».
L’opposizione venezuelana, che sta organizzando una raccolta di firme per avviare la procedura di referendum contro il presidente, si è riunita con il capo dell’Osa, l’uruguayano Luis Almagro, apertamente schierato contro Maduro e per questo duramente ripreso dal suo stesso partito e dall’ex presidente uruguayano Pepe Mujica. L’opposizione ha chiesto ad Almagro di presenziare al referendum revocatorio che le destre danno per scontato, fidando di raccogliere, in 15 giorni, quell’1% degli aventi diritto necessario ad avviarlo.
Almagro ha risposto che intende attivare contro il Venezuela la Carta Democratica che porta alla sospensione del paese dall’Osa. Le destre – maggioritarie in Parlamento – contano anche di approfittare della crisi energetica che colpisce il Venezuela a seguito del fenomeno di El Niño e della conseguente siccità. Il Venezuela chavista – che ha fra i suoi principali obiettivi di programma l’ecosocialismo – ha scelto di utilizzare energia pulita e per questo confida soltanto sul bacino idroelettrico Simon Bolivar, il secondo d’America, ora semi-prosciugato.
Maduro ha ridotto la settimana lavorativa e sono partite le violenze, simili a quelle che, nel 2014, hanno provocato 43 morti e oltre 850 feriti: vittime soprattutto le forze di polizia e per colpi di arma da fuoco, provocati da manifestanti ben poco «pacifici».
Fonte: il manifesto
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