Un nutrito gruppo di cattolici, provenienti principalmente dalla galassia dei cristiani di base (tra i quali Luigi Sandri, Paolo Naso, Giancarla Codrignani, Maria Bonafede, Franco Barbero, Maria Immacolata Macioti; elenco delle firme sull’edizione online di questo numero) esprimono la loro posizione sul referendum costituzionale di ottobre, prendendo fortemente le distanze dall'iniziativa promossa dal comitato dei “Cattolici del No”, cui Adista ha aderito. Pubblichiamo di seguito il documento lanciato il 18 aprile, insieme alle confutazioni argomentate da Marcello Vigli (Comunità di Base italiane), Vittorio Bellavite (coordinatore nazionale di Noi Siamo Chiesa), Fabrizio Truini (CdB di San Paolo a Roma).
In vista del referendum d’autunno sulle riforme costituzionali, s’intensificano appelli di giuristi, studiosi, gruppi, cenacoli, riviste, per invitare i/le votanti a scegliere una determinata opzione. Tra questi è stato diffuso un “Appello dei cattolici per il No” sottoscritto da persone appartenenti, in diversa maniera, al cosiddetto “mondo cattolico”.
Noi, cattolici, cristiani di altre confessioni, credenti di altre fedi e non credenti, di vario orientamento culturale e politico, sostenitori del “no” o del “sì”, siamo invece convinti che i cattolici, in quanto tali, non abbiano nessun appello da lanciare per motivare una qualunque scelta di voto. Ogni cittadino, ogni cittadina ha, infatti a disposizione tutti gli strumenti per decidere quale opzione scegliere.
Riteniamo perciò quell’“Appello” sbagliato e regressivo sul piano culturale, civile e politico. Le ragioni che i suoi firmatari adducono a sostegno della loro scelta ci appaiono fragili e contraddittorie. In definitiva, il loro intervento sembra a noi figlio di un modo integrista di intendere la fede, in contrasto con il Concilio Vaticano II che affermava la laicità delle scelte politiche.
Stupisce vedere fra i firmatari di quel documento persone da sempre impegnate ad orientare il cosiddetto “mondo cattolico” verso una rigorosa dialettica laica nella vita politica; ci pare dunque indifendibile il loro riferirsi ai referendum sulla legge del divorzio (1974) e dell’aborto (1981). Infatti, è vero che allora ci furono cattolici che si espressero per il no alla cancellazione di quelle leggi. Ma ciò accadde perché la Cei pretese di legare il voto per il “sì” a motivazioni di fede. Furono perciò le gerarchie ecclesiastiche a rompere la comunione ecclesiale e a tentare in modo abusivo di imporre come votare. A buon diritto, dunque, molte e molti di noi, come molte e molti dei firmatari dell’attuale “Appello dei cattolici per il no”, anche in quanto cattolici, oltre che come liberi cittadini, ci opponemmo frontalmente a quei vescovi.
Per questo ci appare singolare il rovesciamento della logica che guidò molti di noi nelle battaglie trascorse: da qui il nostro netto rifiuto della strumentalizzazione della fede come arma di battaglia politica.
Se a ciò si aggiungono i toni quasi apocalittici che permeano l’“Appello dei cattolici per il no”e le argomentazioni esposte nel corso del convegno tenutosi a Roma il 21 marzo, pare a noi che tutto ciò non aiuti ad affrontare in modo razionale e pacato una questione controversa, che riguarda esclusivamente l’accordare o il negare consenso ad una riforma dell’assetto parlamentare.
Rispettiamo le scelte di tutti. Auspichiamo che dibattiti e discussioni in vista del referendum si svolgano con passione e partecipazione e con il più ampio confronto tra le ragioni del “no” e quelle del “sì” così che ogni cittadino/a che lo voglia abbia strumenti adeguati per decidere. Liberamente. Laicamente. Responsabilmente.
(Chi desideri aderire può farlo comunicandolo al seguente indirizzo: unasceltadilaicita@gmail.com).
Campli Mario, Guagliumi Antonio, Liverani Bruno, Marlia Anna Maria, Natta Gabriella, Orlandi Bice, Sandri Luigi, Tortora Fausto, Barbero Franco, Bentivogli Franco, Bonafede Maria, Codrignani Giancarla, D'Alessandro Prisco Franca, Macioti Maria Immacolata, Marselli Gilberto Antonio, Morese Raffaele, Morgagni Enzo, Naso Paolo, Pascale Alfonso, Viviani Luigi, Adami Luigi, Agostini Maurizio, Ambrosini Marilena, Arato Lidia, Asterri Daniela, Avi Mauro, Bagnato Agostino, Baraglia Romano, Berniet Ornella, Bert Silvano, Bertò Anna Maria, Bolzon Olivo, Brun Vania, Buatti Sandro, Cammarota Antonella, Cammarota Osvaldo, Campo Salvatore, Canta Carmelina Chiara, Carbone Salvatore, Cardente Pino, Castiglioni Carlo, Castiglioni Marta, Castiglioni Chiara, Catania Anna, Cavallaro Anna, Cedrone Carmelo, Charrier Fiorentina, Chiarini Franco, Clarini Maria Paola, Cocco Galliano, Colaprete Meriano Eugenia, Collino Massimo, Colmignoli Giovannella, Colosimo Mariella, Comand Maria Antonietta, Consonni Luigi, Cottini Fernando, Cristoforetti Camilla, Cupelloni Patrizia, D'Agostino Costanzo, Dalla Valentina Enrico, Dallapiccola Lorenza, De Dominicis Andrea, De Riccabona Alfredo, Degasperi Mariella, Del Monaco Franca, Detassis Lorenzo, di Bello Maria Adele, di Gennaro Carmine, Di Matteo Danilo, Dispenza Raffaella, Drigo Maria Luisa, Faberi Stefano, Fabietti Michele, Faes Marco, Federici Lorenza, Fiorillo Elia, Florida Giuseppe, Fontanari Valerio, Forza Gianfranco, Franch Mariangela, Fronza Carlo, Fronza Anna, Fronza Rita, Fronza Franco, Fronza Marco, Furone Marta, Furone Francesca, Galeota Pino, Garofalo Raffaele, Gervasoni Ubaldo, Giambelli Claudio, Gorelli Emanuela, Gorgatti Daniela, Gottardi Miriam, Gregori Jole, Guagliumi Paola, Guaragna Mimmo, Guarino Eliana, Guarino Ester, Guiotto Fiorenza, Jannamorelli Pasquale, La Rocca Bianca, Lantieri Domenico, Lobina Cocco Elena, Lonardi Mario, Lonardi Carlo, Lonardi Martina, Losavio Tommaso, Madeo Liliana, Maglietta Rita, Malacarne Carmen, Mancuso Cupello Aurelio, Marchesan Luisella, Mastrandrea Antonia, Mauriello Alessandro, Mazzonelli Loredana, Micangeli Vincenzo, Milaneschi Cesare, Miori Fabio, Mollari Laura, Monti Giorgio, Morelli Daniele, Morini Paola, Morini Laura, Murino Mauro, Nardini Gabriele, Nasi Sergio, Nava Mambretti Franco, Novelli Gianni, Palumbo Gianni, Panzavolta Andrea, Pascucci Augusto, Passalacqua Livio, Periotto Raffaella, Pesce Maria Eugenia, Piccoli Elisabetta, Plotegher Violetta, Poggio Barbara, Pregnolato Ottorina, Prestianni Marina, Puttini Miriam, Restello Marisa, Riccamboni Donato, Rizza Salvatore, Rossi Emma, Russo Lucio, Sabato Cataldo, Sales Paolo, Sallustio Emilia, Scavone Donato, Schneider Graziosi Fabiola, Setta Mario, Simoni Francesco, Sotte Franco, Squizzato Mariuccia, Tenni Carlo, Testini Rosa, Tomasi Elena, Tortora Soana, Tosato Massimiliano, Tulli Paola, Turri Luciana, Valentini Guido, Valenzi Ilaria, Vumbaca Marilisa, Wolf Amina, Zaccaro Giorgio, Zanutto Alberto, Zucaro Augusto
L’intervento di Marcello Vigli
Ho chiesto di essere coinvolto fra i firmatari dell’appello di “cattolici del No” al referendum costituzionale e quindi mi sento chiamato in causa da queste parole: «Stupisce vedere fra i firmatari di quel documento persone da sempre impegnate ad orientare il cosiddetto “mondo cattolico” verso una rigorosa dialettica laica». Non voglio presumere di essere l’oggetto di tale sorpresa, ma certo sono fra coloro che hanno combattuto quella battaglia. In particolare sono stato e sono ancora convinto che non si debba usare “cattolico” come categoria politica. Questo non mi ha impedito di partecipare attivamente non solo al Comitato dei cattolici per il no a difesa della legge sul divorzio, ma anche al ben più impegnativo Movimento dei Cristiani per il socialismo.
Oggi, come allora, la scelta è frutto non di una deviazione ma del discernimento che impone la subordinazione delle scelte personali, senza implicazioni teologiche, all’affermazione del “bene comune”. Tale considero oggi la difesa della Costituzione dal tentativo di rottamarla, da tempo avviato dai centri di potere del nostro Paese che non sopportano di sottostare alla sovranità popolare. Parigi non vale una messa, ma la democrazia sì! Per questo mi sono associato a coloro che pensano ci siano ragioni laiche e sacrosante per dire no alla rottamazione costituzionale.
L’intervento di Vittorio Bellavite
Anch’io ho firmato l’Appello dei “Cattolici del No”. Sinceramente non prevedevo le polemiche nate poi sul presunto integrismo per questa presa di posizione. Ho cercato di capire le argomentazioni di segno contrario alle mie. Ho una vicenda personale come quella degli altri firmatari intrisa di Concilio, di “laicità” e di “dissenso”. Il confronto con le scadenze della politica e della storia non sono sempre facili e tutte univoche anche per chi proviene da questo comune percorso. Ci possono essere posizioni diverse. Per chi, come noi, rilegge la storia della Chiesa in Italia (potere temporale, consenso al fascismo, sistema concordatario, arroccamento clericale sulla Dc), è importante che il migliore filone cattolico-democratico che ha contribuito alla Costituzione non si esaurisca rimanendo silenzioso sulla riforma; è importante che i corpi intermedi (sociali, sindacali, culturali e istituzionali), tipico nostro cavallo di battaglia, non vengano modificati e mortificati come sta avvenendo, contribuendo così alla attuale già ben pesante disaffezione alla politica. Inoltre, una tale riduzione della democrazia avrebbe – mi sembra – come sbocco probabile, più di quanto già ora non avvenga, una contraddizione evidente con i valori evangelici dell’art.11, rafforzando così l’arroganza del potere militare. Mi sembra che una tale mortificazione della democrazia intacchi valori etici che sono – o che dovrebbero essere – di tutti ma che per noi hanno radici anche nel nostro vissuto di fede. Certamente questo ragionamento parte da un giudizio sulla riforma e il contesto in cui avviene. Prendo atto di opinioni diverse magari non sulla riforma ma sull’opportunità di dichiararsi contro come cattolici, cerco di capirne la logica e le motivazioni. Comunque non voglio convincere nessuno ma quello che proprio non capisco, e che un po’ mi addolora, è la tassatività dei ragionamenti e l’animosità con cui si contesta la legittimità delle posizioni presenti nell’Appello, firmato da una parte vasta del nostro circuito “conciliare”.
L’intervento di Fabrizio Truini
“Referendum costituzionale: una scelta laica e… con fede”: così intitolerei la mia risposta all’appello del 18 aprile «Una scelta di laicità» lanciato da diversi cristiani. Tenterò di spiegarmi, ma innanzi tutto desidero concordare con due finalità espresse dall’appello.
(…) Dirò subito che ciò che mi è più dispiaciuto è stato vedere che alcune/i hanno firmato l’appello qualificandosi come appartenenti alla comunità: non si accorgono di spendere il suo nome in modo improprio (...), e di cadere in contraddizione con l’auspicata scelta di laicità, cadendo con ciò nello stesso errore che si imputa ai cattolici del No?
Ma veniamo ai nodi della questione, che a mio parere sono due: uno sul merito e uno sui soggetti.
A me sembra che la controversia sia nata essenzialmente per il giudizio diverso sulla questione: mentre infatti i firmatari dell’appello per «una scelta di laicità» affermano che essa «riguarda esclusivamente l’accordare o il negare consenso ad una riforma dell’assetto parlamentare», invece i cattolici del No sostengono che il referendum incida non solo sull’assetto parlamentare, ma che, unito anche alla riforma elettorale, attenti «ai valori e ai diritti riconosciuti della prima parte della costituzione vigente» per sostituirla con «un sistema di democrazia dimezzata», facendo slittare la nostra democrazia – come detto nella conferenza stampa di presentazione – in una autocrazia e tecnocrazia dominata dal mercato e dalla finanza internazionale.
Stante questa valutazione fortemente negativa, è evidente che alcuni soggetti si sono sentiti interpellati in tutto il loro modo di essere e di vivere la loro storia personale e comunitaria, civile e anche religiosa. È questa una contraddizione, tanto da accusarli di incoerenza e addirittura di strumentalizzare la fede?
L’incoerenza riguarderebbe il diverso comportamento avuto nei referendum di quaranta anni fa, contro la legge che disciplinava il divorzio e l’aborto, per i quali giustamente i cattolici di base, o critici, tutti insieme si schierarono per il No, insorgendo contro la pretesa del partito cattolico di imporre la dottrina della Chiesa cattolica. Quella fu la giusta lotta -per così dire ‘sacrosanta’- in cui anche i credenti si batterono per ottenere la fine dell’unità politica dei cattolici.
Oggi la situazione però è cambiata: non c’è più un partito cattolico, non c’è più una Chiesa che vuol imporre la propria indiscutibile dottrina. (...)
Questa a me sembra la distinzione di Maritain ancora valida dal punto di vista teorico, forse tanto sottile da non essere ben compresa da molti. Da qui – io credo – nasce l’incomprensione. Infatti gli estensori dell’ultimo appello, quello per una scelta laica, reputano che «i cattolici, in quanto tali, non abbiano nessun appello da lanciare per motivare una qualunque scelta di voto». Ebbene i promotori dei cattolici del No del primo appello, scrivono però che «non intendono parlare a nome di tutti i cattolici, né pretendono che tutti i cattolici aderiscono a questa battaglia». Il che significa che agiscono da credenti. Ma non in quanto credenti, il che certamente implicherebbe la strumentalizzazione della fede.
Chiarito ciò cade l’accusa di incoerenza, insieme a quella di integrismo. Quanto poi ai toni apocalittici, va aggiunto che il termine viene usato secondo una vulgata che tradisce il vero senso dell’Apocalisse di Giovanni, in cui si incitano le prime comunità cristiane a resistere contro Babilonia, cioè contro il dominio romano, e a sognare e impegnarsi per l’avvento della città della pace: il Regno di Dio, il cui trono è circonfuso dall’arcobaleno. (...)
Fonte: Adista News
Originale: http://www.adista.it/articolo/56233
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