La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

mercoledì 30 novembre 2016

Il Sì è l’attacco finale dei mercati al benessere dei lavoratori

di Lidia Undiemi 
La riforma della Costituzione per cui siamo chiamati ad esprimerci mira a creare un accentramento del potere in mano a pochi, capitanati dal premier di turno. E’ un attacco alle fondamenta democratiche del Parlamento e delle istituzioni in generale, consegnate nelle mani di una “abusiva” maggioranza frutto dell’Italicum. Sulle ragioni del “No” alle modifiche istituzionali vi invito a leggere la sintesi di esperti costituzionalisti pubblicata nel sito www.libertaegiustizia.it.
Con questo appello vorrei invece contribuire a far comprendere ai lavoratori italiani il perché una tale riforma rappresenta un regalo ai mercati e alle banche che sino ad oggi non hanno fatto altro che spingere gli Stati a distruggere i diritti dei lavoratori e delle fasce più deboli. Questa non è una riforma voluta dal governo Renzi ma dai mercati, dalla finanza internazionale. E’ una riforma che avrà effetti anche sulle future generazioni, quando Renzi sarà soltanto un lontano ricordo.
Non dobbiamo dunque commettere l’errore di pensare che si tratti di una riforma pro Renzi o contro Grillo, la posta in gioco siamo noi, sono i diritti dei cittadini, ed in particolare i diritti dei lavoratori. Non a caso, il governo Renzi che sponsorizza così tanto questa riforma, è lo stesso governo che ha contribuito alla distruzione dei diritti dei lavoratori con il Jobs Act (ancor prima con la legge Fornero) che ha eliminato il contratto “stabile”, nel senso che il lavoratore illegittimamente licenziato non potrà più riottenere il reintegro (tranne in rarissimi casi).
Più accentramento del potere nelle mani di pochi significa facilitare l’ascesa politica delle istanze del capitale, che dirova diritti in nome di una spudorata ricerca del profitto a tutti i costi.
La riforma è infatti voluta dalla finanza della JP Morgan, da Marchionne, dall’agenzia di rating Fitch. “Ce lo chiedono i mercati”, ricordate? La lettera che nel 2011 la Bce inviò al governo Berlusconi contenente precise riforme volute da queste entità tanto economiche quanto politiche: tagli alla spesa pubblica (salvo poi dirottare le risorse dei cittadini per salvare la finanza internazionale dai suoi fallimenti con gli interventi della Troika), riforma del sistema pensionistico in senso sfavorevole, salari più bassi e licenziamento dei dipendenti.
Sono questi i “mercati” (o meglio gli investitori internazionali) a cui dovremmo consegnare la nostra Costituzione? Che l’obiettivo sia proprio quello di soddisfare i mercati lo ammette candidamente il premier Renzi.
Stanno cercando di impaurirci: Renzi avverte che si rischia un governo tecnico, il Financial Times sostiene che se vince il “No” rischiano di saltare 8 banche (come se la crisi bancaria dipendesse dalla Costituzione e non dal sistema stesso). A proposito di banche, ricordiamoci che nel 2012 il prelievo forzoso fu attuato a Cipro proprio dietro le pressioni dei mercati e che la normativa sul bail in è stata già approvata e, quindi tutto predisposto per colpire i risparmi, tutelati dalla nostra (attuale) Costituzione.
Abbiamo perso fin troppi diritti, e per riconquistarli non possiamo perdere l’opportunità di farlo con l’equilibrio di poteri attualmente garantito dalla nostra Costituzione, e che verrebbe meno con la riforma. Rischiamo di esporci agli attacchi della finanza internazionale senza alcuna possibilità di difesa. E’ vero, adesso le cose non funzionano, ma dobbiamo tutelare la nostra libertà di potere cambiare il futuro, migliorando la qualità della classe dirigente.
I mercati voglio il “Si”, io mi auguro che gli italiani alzino la testa e dicano “No”. La libertà, la dignità e i diritti di cui usufruiamo oggi sono il frutto della resistenza di ieri contro il potere dominante. Oggi, quel potere dominante sono i mercati.

Fonte: Il Fatto Quotidiano - blog dell'Autore 

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