di Gennaro Avallone
Braccianti Just in time (pp. 184, euro 16) è il titolo del libro che Anna Mary Garrapa ha scritto per presentarci un’intensissima ricerca tra e con i raccoglitori e le raccoglitrici stagionali a Rosarno, in Calabria, ed a Valencia, in Spagna. La casa Usher ha pubblicato un volume davvero importante, che si legge con interesse, soprattutto perché non è un testo sui migranti, scritto da lontano, ma è un testo scritto con le persone ed elaborato sul campo, condividendo con le lavoratrici ed i lavoratori le giornate e, insieme, processi di resistenza ed organizzazione politica e sociale.
Come scrive Garrapa, la ricerca presentata è parte di un percorso politico, nato con l’intervento delle «Brigate di Solidarietà Attiva» a Nardò nel 2010, accelerato dallo sciopero autorganizzato dei braccianti nella stessa cittadina pugliese nel 2011 e proseguito con il coordinamento «Campagne in lotta». Il libro propone l’esito di un lavoro di indagine nel quale l’azione e la conoscenza si sono combinate insieme, in un rapporto che ha anche guidato il modo in cui la ricerca è stata svolta, rifiutando l’oggettivazione delle persone e dei contesti sociali in questione, rafforzata, tra l’altro, dal fatto che l’autrice ha vissuto alcuni mesi in Burkina Faso, in uno dei paesi di provenienza di alcuni dei migranti con cui è stato condiviso il percorso di iniziativa politica.
LA PROFONDITÀ dell’impegno militante ha spinto ad una conoscenza che non si è potuta accontentare di analisi superficiali o approssimative. Il libro affronta, perciò, le molteplici articolazioni dell’agricoltura attuale, non limitandosi a conoscere i rapporti di produzione nei campi ma l’intera filiera agroalimentare, i rapporti di potere al suo interno, con specifico riferimento al settore degli agrumi.
Guardare la mappa della filiera agrumicola ricostruita nel testo rende subito chiaro di cosa si sta parlando e di quali sfide ha davanti chiunque voglia metterla in discussione per costruire agricolture più giuste. Nella mappa, la produzione, il segreto laboratorio nel quale si determina e si può svelare l’arcano del plusvalore, secondo la nota espressione di Karl Marx, quasi non si vede. A nasconderla è la molteplicità dei rapporti commerciali, che, seppure articolati in modi diversi nelle due aree geografiche comparate, si sono orientati verso una struttura centralizzata, con una drastica riduzione nel tempo del numero degli acquirenti ed un grande rafforzamento della grande distribuzione organizzata.
A pagare il prezzo di questi rapporti di potere sempre più sbilanciati, in cui è la domanda finale a governare sulla produzione, è, in ultima istanza, il lavoro di raccolta, reso altamente flessibile e a basso costo. Sono i braccianti governati secondo la logica just in time, dell’estrema disponibilità, a pagare perché tutta la filiera si riproduca così come è, in modo da generare continui superprofitti per i grandi marchi e le catene distributive internazionali.
IL LIBRO, allora, scende nei dettagli dello sfruttamento, lo va a guardare in faccia, per capire come viene organizzato e come si resiste ad esso. E qui si vedono all’opera le leggi e le forme del dominio politico e simbolico che spiegano perché questa agricoltura preferisce impiegare manodopera immigrata. Le aziende agricole hanno scelto di sostituire, a Valencia come in Calabria, i locali con gli immigrati, per avvantaggiarsi di una forza lavoro prodotta come maggiormente ricattabile, mentre, specificamente nel caso italiano, tanti sono rimasti braccianti solo sulla carta, per usufruire della disoccupazione agricola e portare a casa qualche soldo, in contesti con crescente disoccupazione e povertà.
Caporalato, legale o illegale, leggi sull’immigrazione basate sul controllo della mobilità, assenza di politiche per la casa e la mobilità, isolamento spaziale sono tra i dispositivi che intervengono a produrre la manodopera necessaria per questo tipo di agricoltura. Conoscerli è necessario per metterli in discussione, così come è fondamentale studiare la filiera del lavoro insieme a quella agricola più generale: con questa indicazione di metodo scientifico e politico si chiude il libro, nell’ipotesi che questa conoscenza possa accrescere l’efficacia delle lotte agite nell’ambito agroalimentare ed oltre.
Fonte: Il manifesto
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