di Vandana Shiva
L’umanità si trova di fronte a un bivio della sua evoluzione. Possiamo scegliere la via dell’”Unità” (“Oneness”), consapevoli del nostro essere parte di Un Pianeta, di Una Umanità, e vivere celebrando le nostre molte diversità, interconnesse attraverso legami di compassione, interdipendenza, solidarietà. Oppure possiamo, per un breve periodo, vivere sotto il dominio dell’1% degli umani, timorosi dei cambiamenti, attaccati ad illusioni di sicurezza, mentre la nostra sicurezza ecologica, quella reale, è minacciata, e la nostra sicurezza sociale, quella vera – che si manifesta nelle relazioni sociali – è incrinata e spezzata da politiche di divisione, di odio, di paura.
Le alternative sono due: o facciamo pace con la terra, realizzando che ne siamo parte, e non padroni, possessori, conquistatori; oppure la Terra non ci consentirà più di esistere. Ci troveremo di fronte all’estinzione come esseri umani, mentre stiamo portando all’estinzione milioni di altre specie.
O facciamo pace con la nostra diversità, oppure distruggeremo la costruzione sociale espressa dall’intreccio di tante diversità e, insieme, distruggeremo le condizioni sociali che sono alla base della nostra lunga presenza sul pianeta.
Precipitarsi rapidamente verso l’estinzione non è una scelta intelligente per la nostra specie.
Quando pensiamo in termini astratti al pianeta e all’umanità il cammino dell’ “Unità” sembra impraticabile. Ma quando pensiamo in concreto, attraverso le relazioni reali che abbiamo con la terra e tra di noi nel mondo reale, la nostra consapevolezza si espande, e l’impegno di operare un cambiamento radicale diventa, simultaneamente, semplice e possibile.
La Rinascita del Reale è diventata la precondizione per la sopravvivenza e per l’evoluzione della nostra specie. Non possiamo più permetterci il lusso di vivere di illusioni. Le illusioni di separazione, atomizzazione, frammentazione, ci fanno sentire isolate e senza potere.
Vedere l’interconnessione fa sì che le torri crollino, e si trasformino in ponti. Vivere attraverso e nella “non separatezza” espande il senso di sé, e accresce le potenzialità e il potere. Diventiamo consapevoli che ridare vitalità al pianeta e recuperare la nostra umanità non sono due fini separati: la terra e la società sono intrecciate in un tessuto unico, indivisibile, vibrante e colorato di vita, che si manifesta con una libertà autopoietica.
Pianeta e umanità sono minacciate dalla stessa fonte – quell’1% con una Mente Meccanica che sta distruggendo l’intelligenza della natura e dell’umanità, che è alla guida di una Macchina alimentata dal Denaro, ed è basata sulla violenza e sulla guerra, sulla pirateria e sul saccheggio dei beni comuni, creando povertà ed esclusione.
Quell’1% sta cercando di ricostruire una storia in cui nascondere pirateria e colonialismo, cancellare le colpe, costruire false identità, false dichiarazioni di innovazione, false dichiarazioni di superiorità.
L’illusione dell’ “innovazione” ha raggiunto limiti estremi, con la rivendicazione di brevettare la vita, quindi di “creare” la vita; ma questa illusione ha conseguenze reali nel mondo reale. La volontà di conquistare e possedere la ricchezza comune della natura e della società si traduce nella volontà di sterminio. I brevetti sui semi stanno causando l’estinzione di specie e stanno portando i contadini al suicidio. Quell’1% – insieme alle multinazionali che diffondono i loro tentacoli in tutto il pianeta diffondendo veleni e arricchendosi – stanno cercando di imporre un solo tipo di agricoltura – l’Agricoltura Industriale – che diffonde veleni e malattie, contribuisce all’instabilità climatica, e trasforma il nostro pane quotidiano in veleno quotidiano.
Questo tipo di futuro non ha Natura, non ha Persone, non mente, intelligenza, pensiero, semi, cibo…Non ha agricoltura, non ha salute, né diversità, né libertà, né futuro. Per popolazioni appartenenti a tante culture, e per tanti viventi sul pianeta, questa è davvero la fine della storia.
Il regime dittatoriale espresso dall’1% ha plasmato un’economia basata sull’avidità senza limiti, sull’estrazione senza limiti, sulla distruzione senza limiti. La democrazia rappresentativa è diventata uno strumento delle corporazioni, degli interessi di quell’1%. La macchina finanziaria, completamente fuori controllo, usa tecnologie culturali per dividere e comandare – per aumentare le decisioni politiche ispirate alla paura e all’odio.
Tutto questo richiede che pensiamo e agiamo collettivamente per piantare i semi del nostro futuro e far germogliare le nostre libertà attraverso una Democrazia della Terra. […]
Nel 1999, quando manifestammo e bloccammo il Meeting del WTO a Seattle, i movimenti iniziarono a collaborare, e diedero vita al World Social Forum a Porto Allegre in Brasile, presentando la visione di “Un altro mondo possibile”. In quella occasione parlai per la prima volta di “Democrazia della Terra” come alternativa alla globalizzazione distruttive delle multinazionali.
Renderci liberi da quell’1% e dall’immaginario proposto da quella minoranza non è solo possibile, è necessario. E’ una necessità ecologica, perché la visione del mondo basata sulla separazione, insieme all’illusione di una estrazione illimitata di risorse e di uno sfruttamento senza fine della natura ci sta portando verso il precipizio ecologico.
E’ una necessità economica, perché quell’1% sottrae al restante 99% ogni creatività e possibilità. E’ una necessità democratica, perché la dittatura dell’1% distrugge le nostre libertà fondamentali, e ci impedisce di esprimere liberamente le nostre potenzialità in un mondo interconnesso.
E’ una necessità sociale, perché il mondo imposto da quell’1% sottrae agli altri tutti i beni comuni, trasformandoci in consumatori e dividendoci in base al genere, alla razza, alla religione. E’ una necessità umana, perché far parte di un mondo di avidità senza limiti, di potere senza limiti, di violenza senza limiti ci sottrae la nostra stessa umanità. Avidità, paura e odio vanno a braccetto. Condivisione, compassione e amore aiutano ciascuno a esprimersi. […]
Dalla consapevolezza di essere tutti parte di una “Unità” diventiamo consapevoli del nostro potere – la nostra Shakti. La stessa Shakti è presente nell’universo, nel pianeta, e in ogni membro della Comunità della Terra.
Dal senso del dovere che ci spinge a prenderci cura troviamo il coraggio per proteggerci e difenderci.
Nei quarantacinque anni passati, in cui ho prestato servizio alla Terra, nel mio percorso intellettuale e nell’impegno che ho dedicato per creare economie vive, democrazie basate sulla libertà reale, e culture fondate sull’amore e sulla compassione, ho sempre preso ispirazione dalla lotta per la libertà contro l’Impero Britannico, e dagli insegnamenti di Gandhi: per sperare quando non si intravedeva speranza, per aprire spazi quando tutti si stavano richiudendo, per coltivare compassione e solidarietà in tempi di avidità, odio, paura, per reclamare il nostro potere quando ci dicevano che il potere appartiene solo a chi ha denaro.
I tempi sono cambiati, ma i modelli e le strategie di colonizzazione sono sempre gli stessi: violenza, distruzione delle libertà e delle economie, appropriazione indebita dei beni altrui, frammentazione, dominazione.
Anche gli schemi che si possono utilizzare per la liberazione e la libertà sono sempre gli stessi – sono perenni.
Satyagraha è la manifestazione più profonda di democrazia – il dovere morale di non cooperare con leggi ingiuste e brutali, e con processi non democratici e di sfruttamento. Questo è il primo passo per liberarsi da una sistema che colonizza e rende schiavi. “Satyagraha”- la forza della verità – è la parola che Gandhi utilizzò per indicare la non cooperazione con sistemi, strutture, leggi, paradigmi, politiche che distruggono la terra e ci sottraggono la nostra umanità, che mandano in frantumi le nostre potenzialità di compassione e condivisione, che atrofizzano cuori, menti, mani.
Le nostre libertà sono doni della Disobbedienza Civile e del Satyagraha. Nel 1848 Henry David Thoreau coniò il termine ‘disobbedienza civile’ in un saggio in cui spiegava I motivi per cui la sua adesione all’abolizione della schiavitù l’aveva portato a rifiutare di pagare le tasse volte a sostenere l’impegno di guerra. Leggi morali superiori obbligano i cittadini a disobbedire a leggi che istituzionalizzano ingiustizia e violenza. […]
Swaraj – auto-organizzazione, auto-regolamentazione, auto-governo, autopoiesi – è la base della Libertà Reale nella Natura e nella Società, che si esprime dal livello più minuscolo fina alla massima dimensione. La resistenza di per sé non porta libertà dall’oppressione. Dobbiamo al tempo stesso piantare i semi della libertà reale nella nostra immaginazione, nelle nostre vite quotidiane, con le nostre azioni di tutti i giorni, e con la varietà delle nostre multiple relazioni.
Swadeshi è contare sulle proprie forze, basate sulle risorse locali, sulla conoscenza indigena, sulla comunità. Consente l’espressione della nostra completa creatività come esseri umani e come Cittadini della Terra.
La co-creatività con la natura armonizza la produzione con la conservazione, ed è a fondamento della sostenibilità. E’ il cuore della democrazia economica ed è fonte della Vera Libertà e della Vera Ricchezza.
Una Resistenza che non sia radicata nel reale, e che non sia combinata con azioni costruttive, non potrà creare un altro mondo. Piantare i semi della libertà non è un atto immaginario, ma un gesto reale, in cui diventiamo uno con la Terra, con la comunità, con noi stessi (fatti di mani, cuore e mente). […]
Essere parte dell’ “Unità” è il nostro modo di esistere, è la nostra fonte di potere. Il nostro potere di resistere in modo nonviolento. Il nostro potere nonviolento di creare insieme.
13 February 2017 Prof. Vandana Shiva, Transcend Member
Titolo originale: Seeding the Future, Seeding Freedom, One Seed at a Time (dalla presentazione del nuovo libro “Resurgence of the Real”.
Traduzione e sintesi di Elena Camino per il Centro Studi Sereno Regis
Fonte: serenoregis.org
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