di Andrea Carugati
Il 7 novembre al teatro Quirino di Roma i gruppi parlamentari composti da Sel e dai fuoriusciti Pd guidati da Fassina. Il 21 la nascita a Napoli del partito di Civati, “Possibile”. Un mese denso per gli antirenziani di sinistra, convinti di poter riempire lo spazio politico lasciato scoperto dal partito della Nazione, anche senza Bersani e Speranza. Gli obiettivi delle due formazioni, in nuce dei due partiti, sono simili: ricostruire una forza di centrosinistra, per certi versi ulivista, non chiudersi nei recinti della sinistra radicale e dei vari arcobaleni che negli ultimi dieci anni hanno fallito. E tuttavia, dopo mesi di discussioni, i due cartelli nascono in alternativa tra loro. Sel e Fassina criticano la scelta di Civati di “marciare da solo, perché è il momento di unire”. Pippo, dal canto suo, rifiuta le avances per fare gruppi comuni in Parlamento, convinto che la manovra degli altri sia “poco più di un allargamento di Sel”. “Sel più Fassina fa Self”, sorride parlando con i suoi fedelissimi. Distanza incolmabile.
Eppure lo spazio politico potenziale non è molto diverso. Concorrenza. La prima mossa la faranno il 7 al Quirino. Un’assemblea aperta per discutere della contromanovra alternativa a quella di Renzi, che sarà l’occasione per lanciare i nuovi gruppi parlamentari “A sinistra”: dieci senatori, una trentina di deputati, questa la squadra. A Montecitorio a Sel si uniranno Fassina, Monica Gregori, e poi si attendono gli arrivi di Alfredo D’Attorre, il politologo Carlo Galli (che ha scritto un corposo documento teorico alla base del nuovo partito) e forse il prodiano Franco Monaco (che però sarà assente il 7 novembre), che da tempo predica il divorzio consensuale tra i due Pd, in contrapposizione al suo vecchio amico Arturo Parisi che nel Pd renziano vede l’inveramento dell’Ulivo. A Palazzo Madama ai 7 di Sel si uniranno Corradino Mineo e i due ex grillini Franco Campanella e Fabrizio Bocchino. Al Quirino dunque saranno annunciati i gruppi, ma soprattutto sfileranno i soggetti sociali cui, spiega Fassina ad Huffpost, “intendiamo dare rappresentanza”: operai, insegnanti, amministratori. Ma anche “partite Iva e piccole e media imprese”, ricorda Arturo Scotto, per rimarcare una discontinuità dalla “sinistra tradizionale”. Al Quirino sarà presentata una contromanovra che, in sostanza, lascia la Tasi al 10% più ricco della popolazione investendo quelle risorse in un “Piano per il lavoro” che ha il suo cuore in investimenti sul dissesto idrogeologico e sulla ricerca.
Venerdì mattina i vertici del nuovo gruppo hanno incontrato alcune associazioni e sindacati, a partire da Arci, Federconsumatori e dalla Fiom di Landini. E la manifestazione delle tute blu Cgil, il 21 novembre a piazza del popolo a Roma, sarà un primo banco di prova anche per il nuovo soggetto politico, che marcerà compatto a fianco di Landini.
Al Quirino ci saranno anche Nichi Vendola e Sergio Cofferati, nel ruolo di padri nobili della nuova formazione, che vedrà il suo battesimo con una grande convention a gennaio e poi si misurerà con la sfida delle amministrative nelle grandi città. Con alleanze a macchia di leopardo (a Napoli con De Magistris, a Milano con il Pd e a Roma da soli con Fassina in pole position come candidato). Cofferati e Vendola saranno dunque i padri nobili intenzionati a lasciare la prima fila ad una nuova generazione: Fratoianni, Fassina, Scotto. D’Attorre sarà al Quirino, ma non come protagonista del nuovo soggetto. Almeno non in questa fase. “Ho intenzione di andare il 3 novembre a discutere alla riunione dei gruppi Pd della legge di Stabilità: da luglio ad oggi il partito non ne ha mai potuto discutere”. Il suo arrivo nel novo gruppo è rimandato probabilmente a dopo la Stabilità, così come quello di altri. “C’è un grandissimo malessere nei gruppi dem”, spiega Scotto. “Noi ci poniamo come una calamita per tutti quelli che vorranno”. “E’ solo un primo passo, l’avvio di un processo”, gli fa eco Fratoianni, convinto che con questo Pd sia impossibile fare alleanze anche a livello locale. Fassina invece ricorda la “intensa domanda che ci arriva dai territori. Ci chiedono un partito che dia voce al lavoro, e noi lo faremo. Il nostro obiettivo è essere interlocutori dentro le istituzioni di tutti quei soggetti, a partire dal sindacato, che chiedono di rimettere al centro questo tema”.
Civati invece non crede nell’operazione “gruppi parlamentari” e si muove più fuori che dentro il palazzo. Può contare, per ora, su 5000 aderenti a Possibile, 200 comitati e sulle 300mila firme raccolte negli ultimi mesi per i referendum contro le riforme di Renzi (ne servivano almeno 500mila). A Napoli è atteso un migliaio di militanti, per una convention “che assomiglierà molto più a una riunione di partito che ad una Leopolda…”. Tra lui e Vendola, dopo anni di feeling, qualcosa si è rotto. Presentando la sua candidatura alle primarie 2013, Civati si lanciò in un grido: “Nichi, fratello mio, dove ti abbiamo lasciato?”. E ora ironizza su quella sua frase di due anni fa: “Caro Nichi, ora sinceramente e con dispiacere non capisco dove tu stia andando…”.
A dividere i due gruppi, non c’è solo il tema dei rapporti col Pd a livello locale, con Civati deciso a non fare alleanze, a partire da Bologna dove intende far male al Pd. “Non si può fare opposizione a Roma e collateralismo a Milano”, spiega ad Huffpost. C’è anche una questione di cultura politica (“Noi non saremo mai una sinistra radicale”, ribadisce il deputato di Monza), una gerarchia dei temi (Sel e Fassina sono decisamente più laburisti e vicini al sindacato, Civati più liberal) e sullo sfondo il nodo della leadership. Chi sarà il candidato premier anti-Renzi? E’ questo, al fondo, uno dei temi più divisivi: Civati non intende rinunciare alla leadership conquistata sul campo con i 500mila voti alle primarie del 2013. Ma gli altri non hanno alcuna intenzione di lasciargli questa posizione. Resta dunque aperta la sfida per uno spazio politico che, dice Civati, “è almeno del 20% degli elettori: attualmente la metà vota M5s e l’altra metà sta a casa. Noi dobbiamo recuperarli”. Nei piani di Civati, sempre entro questo caldissimo novembre, c’è la creazione di un gruppo con i suoi 3 deputati (Pastorino, Brignone e Maestri) e con alcuni ex grillini di Alternativa libera. Si parla di Massimo Artini, Tancredi Turco e Marco Baldassarre. L’obiettivo è arrivare a quota 10, per dar vita a una sottocomponente del Misto. Tra gli ex M5s c’è curiosità, qualcuno di loro sarà a Napoli al battesimo di Possibile. Ma la discussione suo nuovo gruppo è ancora aperta.
Fonte: Huffington Post
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