di Roberto Ciccarelli
Il lavoro gratuito al Viminale «non è una novità». La notizia è stata fornita ieri dal ministro dell’Interno Angelino Alfano in una dichiarazione a seguito delle polemiche sollevate da un bando pubblicato dal suo ministero per giornalisti «a titolo assolutamente gratuito». «Non sarebbe incardinato in via permanente nei ruoli del Ministero – ha detto Alfano – Non è una novità. Nessuno costringe nessuno. Vediamo se qualcuno vuol dare una mano d’aiuto in questo modo, viceversa prenderemo atto che nessuno ha voglia».
Poi la precisazione che rivela, più di altre, la realtà disperante di chi, costretto dalle necessità, considera comunque il lavoro gratuito un’opportunità. «Suppongo – ha continuato Alfano – che qualcuno presenterà la domanda». Una certezza da verificare: se la gara andasse deserta sarebbe un punto a favore della resistenza al ricatto del lavoro gratuito. Alfano, invece, è sicuro del contrario. La questione del reddito, escluso per un incarico per ufficio stampa che si occuperà di immigrazione,è stata derubricata a questione «sindacale». «Il nostro è invece un approccio che dà l’opportunità di un’esperienza».
L’opportunità di lavorare gratis. Una durezza simile ancora non si era vista in Italia. All’Expo, ad esempio, l’ex Ad della kermesse e attuale candidato sindaco per il centro-sinistra Giuseppe Sala, aveva usato un vasto repertorio di eufemismi per giustificare il lavoro gratuito di 18.500 «volontari», stabiliti da un accordo sindacale con Cgil, Cisl e Uil. Alfano propone la stessa retorica dell’opportunità che fa curriculum e ribadisce che il lavoro sarà gratis. Il caso, segnalato su Il Manifesto, ha prodotto indignazione, una pioggia di articoli online, la reazione del sindacato dei giornalisti che ha chiesto il ritiro del bando.
«Viene da chiedersi come mai la richiesta non sia stata fatta anche ad altre categorie professionali – sostiene il segretario Fnsi Raffaele Lorusso – Immagino che il Viminale retribuisca medici o avvocati secondo i parametri previsti. Mi chiedo cosa accadrebbe se fossero i cittadini a chiedere a parlamentari o ministri di esercitare gratuitamente le loro funzioni istituzionali.Lo dico con tutto il rispetto che si deve ai rappresentanti del popolo. Sono convito che l’attività politica vada retribuita giustamente, così come quella giornalistica che ha ugualmente una dignità costituzionale». Nel bando Lorusso ha riscontrato «una chiara violazione della legge sugli uffici stampa che parla di giornalisti pubblicisti e professionisti nella pubblica amministrazione – continua -Nel bando si fa riferimento solo ai professionisti. C’è una discriminazione ai danni dei pubblicisti. Questo profilo potrebbe essere sicuramente oggetto di un’impugnativa».
Stampa Romana, l’associazione dei giornalisti di Roma e del Lazio, ieri ha presentato un esposto all’autorità anticorruzione di Raffaele Cantone per valutare la presenza di irregolarità nel bando. «Se un ministro importante come il titolare del Viminale arriva a giustificare il lavoro gratis e lo considera alla stregua di un’opportunità – afferma il segretario di Stampa Romana Lazzaro Pappagallo – vuol dire che il patto sociale fondato sull’articolo uno e trentasei della Costituzione è stato scardinato».
Un rapporto Lsdi del 2014 sostiene che riguardi un giornalista su quattro in Italia. «Questo ci fa orrore quando il committente è privato – risponde Pappagallo – Qui parliamo di un committente pubblico, un ministero. Abbiamo contestato situazioni simili nei casi di piccoli comuni. Ora è il ministero dell’Interno, ramificato in tutto il paese, a farlo. Il collega che sarà selezionato dovrà occuparsi di immigrazione. Trattare questo compito come un'”opportunità di fare esperienza”, quindi come un’esperienza formativa, non mi pare sia all’altezza della complessità di un lavoro chiesto comunque a chi lo svolge da anni».
Il bando è stato definito «gravissimo» in una nota diffusa da Fp-Cgil: «Grave pensare di non pagare chi lavora, ancora di più scoprire che lo fa il Viminale». Fabio Lavagno (Pd) ha presentato un’interrogazione. In un’altra il movimento 5 Stelle ha chiesto «l’immediato ritiro del bando».
Fonte: il manifesto
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