di Davide Clementi
«Il Partito si è mosso – diceva il funzionario Mario Rossi – evitiamo che le persone vadano a votare alreferendum del 17 aprile, è troppo scomodo che i cittadini possano esprimersi liberamente e democraticamente su questo tema». «Che poi è inutile, sicuramente non ci capiranno nulla: vuoi che qualche giovane sui social network non faccia becero populismo a favore o contro le trivellazioni? E poi come spieghi a un vecchietto che le drilling off-shore nel mare Adriatico sono solo quelle entro le 12 miglia di costa, che sarebbero interessate solo tre grandi piattaforme petrolifere di cui una gestita da corporation privata estera?» rispose l’amico di partito, Luca Bianchi.
«Eppure non capisco perché, ma ricordo come tempo fa la Vicesegretaria Serracchiani abbia espresso dissenso verso le trivellazioni in Adriatico, partecipando anche a una marcia a Monopoli!» «Ti starai sicuramente sbagliando: la linea è sempre stata quella. E noi siamo fedeli alla linea. Sempre. Il Partito è tutto, dissentire dal partito è niente.»
Al di là della provocazione espressa sopra, è chiaro che il centralismo democratico di leniniana memoria pervade ancora il mondo post-ideologico con una enorme variante: mentre durante il secolo scorso i partiti si imperniavano attorno a una ideologia che perseguivano e il centralismo democratico rappresentava un momento di sintesi della discussione interna ai ‘quadri’ – di tutti i partiti, da quelli comunisti a quelli delladestra sociale – oggi non è più così. Oggi i partiti fondano se stessi attorno al dominio del nulla ideologico, al dover semplicemente pigliare quei pochi voti degli elettori che vogliono ancora esprimere una preferenza. Se il gioco politico si riduce a mera macchina elettorale, a un semplice ingranaggio che deve stampare pacchetti di voti consistenti, è chiaro che chi presiede il partito farà di tutto affinché si segua la linea del momento, il pensiero dominante del giorno, anche contraddicendo se stesso. Mentalità che poi si ripercuote anche sulla schiera dei funzionari locali, degli amministratori di campagna, dei giovani scapestrati che si credono ribelli e che sono inseriti strumentalmente nel grande ingranaggio del cambiamento perenne di pensiero.
Ieri la Serracchiani diceva A, oggi ha detto B, domani dirà C. Questo è il leitmotiv che il Partito impone. E non importa se il web scova che ieri diceva A: l’importante è che oggi segua la linea.
Fonte: Qualcosa di Sinistra
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