di Act!
Basta, davvero. Non ne possiamo più di farci prendere in giro. Il presidente dell’INPS Tito Boeri ha candidamente dichiarato: “La generazione del 1980 rischia di arrivare alla pensione a 75 anni”. Non è una novità: lo stesso Boeri, nel dicembre scorso, aveva usato quasi le stesse parole: “I trentenni di oggi dovranno lavorare fino a 75 anni per avere la pensione e in tasca si ritroveranno assegni molto meno pesanti rispetto a quelli attuali”. Ormai, del resto, è un luogo comune: i precari di oggi non avranno una pensione domani. Lo sappiamo tutti, ci scherziamo sopra. Quante volte ci è capitato di ridere, a sentire nominare le pensioni, dicendo: “Vabbé ma tanto noi una pensione non ce l’avremo mai”.
Ecco: basta. Non c’è più niente da ridere. E non è più ora neanche di annunci come quelli di Boeri, a cui i suoi amici al governo, tanto, non hanno alcuna intenzione di dare seguito. Perché il tema della continuità contributiva, che solleva Boeri, è strettamente legato a quello della continuità lavorativa.
Non è per qualche oscuro complotto dei nostri genitori o dei nostri nonni, che non avremo una pensione, ma perché la precarietà, la disoccupazione, la frammentarietà delle nostre esperienze di lavoro e i livelli salariali troppo bassi ci impediscono di accumulare i contributi necessari e perché la riforma Fornero scarica su di noi e su tanti altri il suo peso insostenibile.
Non è per qualche oscuro complotto dei nostri genitori o dei nostri nonni, che non avremo una pensione, ma perché la precarietà, la disoccupazione, la frammentarietà delle nostre esperienze di lavoro e i livelli salariali troppo bassi ci impediscono di accumulare i contributi necessari e perché la riforma Fornero scarica su di noi e su tanti altri il suo peso insostenibile.
C’è una gigantesca questione generazionale in questo paese. E non è un conflitto tra vecchi e giovani, o tra presunti garantiti e non garantiti, come vorrebbe il governo. È il risultato dello smantellamento dei diritti e del welfare che questo governo e i precedenti hanno portato avanti. Siamo noi, e saremo sempre di più, a pagare le conseguenze di politiche sbagliate, fatte in gran parte in nostro nome.
È ora di dire basta: le battute sul fatto che non avremo una pensione hanno smesso di farci ridere. È ora di iniziare a occuparci della questione seriamente. Sapendo che nessuno ci regalerà nulla, e che quindi è il caso di iniziare a mobilitarsi. Fisicamente, non solo sui social. Come stanno facendo in queste settimane precari e studenti in Francia per rivendicare i propri diritti di lavoratori. Iniziamo ad andare in piazza? Iniziamo a dire: NO, non abbiamo alcuna intenzione di lavorare fino a 75 anni? Ci organizziamo?
Fonte: Act!
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