di Giandomenico Crapis
Le cronache, le inchieste, la società? No, in tv la parte del leone la fanno la politica e i suoi esponenti. Al punto che è legittimo chiedersi quanto di quello che viene raccontato dai telegiornali, pubblici e privati, abbia a che fare con la realtà vera o non sia piuttosto un artefatto ad uso del teatro della politica e dei suoi attori. In paesi a noi vicini i telegiornali non si sognerebbero mai di dedicare, e non dedicano, il 60 o il 70% delle notizie a governi, ministri, partiti, esponenti di partito, amministrazioni politiche centrali o periferiche.
Nell’ultimo mese, secondo Agcom, il tempo di parola messo a disposizione di personaggi delle professioni, della scienza, della cultura, del mondo dell’informazione, dello spettacolo, dello sport, della cronaca, o della gente comune, è poco più del 20% del tempo complessivo. Quasi tutto il resto va alla politica. Dopo avere cancellato il paese degli eroi, dei santi, dei poeti, dei navigatori, i nostri tiggì s’inventano un paese di capi di governo, ministri, sottosegretari, sindaci e onorevoli.
Accade ovunque, sia alla Rai che a Mediaset, sia a La 7 che a Sky: Anche la storica diversità del Tg5, il cui successo nacque sullo spazio riservato alla cronaca, oggi è cancellata: ammalato di politica il Tg del biscione dedica ai suoi protagonisti addirittura il 77% del tempo di parola, un record, seguito dal Tg4 con il 72%, mentre Tg1 e Tg3 si attestano intorno al 70%.
Viene da chiedersi quanto tutto ciò faccia bene ai cittadini e se mai ci sia un rapporto tra la crescente sfiducia nei partiti e questa messa in scena in dosi da cavallo della politica nazionale. Ma i numeri, preziosi, dell’Autorità ci dicono anche altro. Ci svelano ad esempio che il TgLa7, pur lontano dai record iperpolitici del Tg5, è quello dove il Pd copre (col 34,3%) più di un terzo del tempo di parola dei soggetti politico-istituzionali. Ci fanno scoprire come il Tg3, pur offrendo il più ampio spazio ai partiti (e in particolare al Pd, con un 31% che non trova riscontro negli altri tg della Rai), penalizzi invece più di qualsiasi altro telegiornale (pubblico e privato) Sinistra Italiana-Sel, concedendo ai suoi esponenti ( con lo 0,56%) la miseria di 38 secondi di parola (Telekabul è un lontano ricordo).
Sempre quei numeri ci dicono che il M5S, pur presente, è fortemente sottorappresentato sia sui tg Rai (al Tg3 il 6%) sia soprattutto su quelli Mediaset (2,8% al Tg4 e 3,6% a Studio Aperto). Infine ci rivelano come oramai il più filoberlusconiano dei tiggì non sia la creatura di Emilio Fede, ma Studio Aperto, che regala il 33,5% del tempo di parola a Forza Italia e i suoi esponenti.
Il rendiconto di marzo dell’Agcom ci conferma anche che Renzi è sempre più solo al comando con il 19,89% del tempo di parola e il 23,83% del tempo di notizia sui tg pubblici, quanto tutte le opposizioni messe assieme: senza aspettare l’autunno, alla Rai la riforma costituzionale l’hanno già fatta. L’esposizione del premier, ormai fuori controllo, cresce sia rispetto ai mesi di gennaio (15,93%) e di febbraio (19,81%), sia rispetto alla media degli ultimi otto mesi (18%). Vi contribuisce più di tutti il Tg1 che gli regala uno spettacolare 23,14% del tempo di parola (più 8% rispetto a febbraio) e il 23,5% del tempo di notizia: nel tg diretto da Orfeo Renzi parla per 37 minuti e 46 secondi ed è oggetto di notizia per 2 ore e 30 minuti, primo in assoluto tra i soggetti politici, compresi partiti e istituzioni. Nel più popolare degli appuntamenti della rete ammiraglia, il presidente-segretario occupa un quarto di quello che il telegiornale racconta dell’Italia o del mondo. Rispetto a febbraio scende, ma di poco, nei tg di Mediaset e La 7, ma cresce a SkyTg24 (17%). Ancor prima dell’inedito telecomizio, quasi a reti unificate, della sera di domenica 17 aprile (Rai 1, La7, Rainews e Sky), un dato risultava già certo e inoppugnabile: è Matteo Renzi il premier che (almeno dal 2009) più parla ai telegiornali della Rai, quello più amato dal servizio pubblico. In questo stacca di molto i suoi illustri predecessori e doppia Berlusconi ai tempi del Tg1 di Minzolini (vero, poi, anche che era quest’ultimo a parlare per lui).
Fonte: il manifesto
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