La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

lunedì 30 maggio 2016

Ipotesi di reato

di Il Simplicissimus 
Il debito aumenta, cala la produzione industriale e precipitano gli ordinativi, la deflazione infuria assieme al progressivo impoverimento, le banche si sono assicurate diritto di vita e di morte sui singoli e sulle aziende e tuttavia sono piene di crediti inesigibili dunque nel mirino dei poteri europei che le se vogliono pappare. Insomma la prospettiva di ripresa che ha fatto sopportare Renzi si è rivelata solo un gioco di specchi e di televisione. In questo quadro è lecito domandarsi cosa succederà nel prossimo futuro e cosa si muove sottopelle colà dove si puote. Non ho la palla di cristallo, ma alcuni indizi mi spingono a fare una previsione concisa e razionale, uno in particolare che pare essere passato del tutto inosservato: una manciata di giorni fa, quando si discuteva delle unioni civili, la Chiesa tentò un ultimo ricatto, quello di paventare un no dei cattolici al referendum costituzionale se la legge fosse passata.
Immediatamente i grandi giornali dal Corriere – Stampa a Repubblica che ogni giorno manifestano la loro incrollabile fede liberale, si slanciarono in un repentino e imprevisto attacco alla legge sulla quale in fondo si poteva anche soprassedere: improvvisamente e per lo spazio di un giorno, il Paese aveva problemi più urgenti. Ora che le classi dirigenti ci tenessero allo stravolgimento della Costituzione era lampante, ma che ci tenessero a tal punto da provocare questa sorta di riflesso condizionato della nervatura reazionaria, specie in un periodo in cui le libertà dei singoli vengono barattate con quelle sociali, era la spia di una grande ansia rispetto al successo della trasformazione della democrazia in oligarchia. Tuttavia questo moto intestinale e oscuro si è affiancato, sovrapposto a un atteggiamento non più entusiastico verso Renzi.
Per cui immagino che l’ordine del giorno nelle segrete stanze che corrono fra Roma e Bruxelles, come un tunnel dei neutrini sia più o meno questo:
Uno. Concessioni europee moderate e condizionate al governo del guappo per cercare, assieme alla manipolazione statistica e mediatica, di mettere macchie di rosa nel grigio del futuro prossimo per evitare che il peggioramento palese della situazione induca a votare no anche quella parte di elettorato immorale e/o confuso che lega la sua libertà di coscienza alla sopravvivenza del governo. Insomma un battage disperaritissimo per il Sì, qualche mese di accanita resistenza alla realtà per tenere aperto il velo su una situazione drammatica e passare senza intoppi al punto successivo.
Due. Vittoria della mistificazione neo costituzionale e delle nuove regole elettorali mettendo al servizio di questo obbrobrio tutte le facce e le tesi spendibili, anche se fuori corso all’ufficio cambi della decenza: l’obiettivo irrinunciabile è arrivare a regole che di fatto non consentono un vero ricambio della politica e del ceto politico, ovvero il moderno e l’efficiente secondo il vocabolario padronale.
Tre. Caduta progressiva e inevitabile della maschera di ottimismo, denuncia della situazione compromessa che richiede ulteriori e drammatici tagli per tenere a galla una barca sulla quale notoriamente siamo tutti, secondo un copione che va di pari passo con quello greco. A questo punto però ci si prepara anche a cambiare cavallo se la situazione lo dovesse richiedere: meglio reggere psicologicamente l’urto della rabbia con una una nuova faccia in grado di rinnovare l’obolo di qualche illusione. D’altronde un’ennesima rivoluzione di Palazzo potrebbe consentire di arrivare in migliori condizioni al 2018 quando la Costituzione manomessa e la nuova legge elettorale renderanno minimi i rischi di veder andare in fumo tanto lavoro di massacro. Se il cambiamento è cosa di per sé buona e giusta perché non metterlo in pratica anche con Renzi?
Naturalmente è solo un’ipotesi, un future venduto in borsa. Ma scommettiamo che nelle sue linee essenziali finirà per andare proprio così? Certo abbiamo l’occasione di disarticolare completamente questo disegno semplicemente votando No alla riforma della Costituzione. A quel punto i conti dovranno essere completamente rifatti e il destino del Paese, preso negli artigli del declino verrà rimesso in gioco. Basta volerlo.

Fonte: Il Simplicissimus 

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