di General Intellect
Ottima notizia! Ethereum, il pericolosissimo progetto di un linguaggio formale eseguibile per definire i contratti di business e transazioni finanziarie (smart contracts), basato su blockchain e con una sua propria criptomoneta, che non ha bisogno di intermediari e non permette controlli, l’onnipresente cavallo di troia delle banche (che sta facendo un possente azione di lobby nelle istituzioni europee), è capitolato sul suo stesso codice e sulle sue promesse di grandeur. Per spiegare di che cosa stiamo parlando a chi non è esperto, secondo Wikipedia (fonte non eccellente ma chiara).
“Ethereum è una piattaforma decentralizzata del Web 3.0 per la creazione e pubblicazione peer-to-peer di contratti intelligenti (smart contracts) creati in unlinguaggio di programmazione Turing-completo. Per poter girare sulla rete peer-to-peer, i contratti di Ethereum “pagano” l’utilizzo della sua potenza computazionale tramite una unità di conto, detta Ether, che funge quindi sia da criptovaluta che da carburante. In altre parole, contrariamente a molte altre criptovalute, Ethereum non è solo un network per lo scambio di valore monetario ma una rete per far girare contratti basati su Ethereum. Questi contratti possono essere utilizzati in maniera sicura per eseguire un vasto numero di operazioni: sistemi elettorali, registrazione di nomi dominio, mercati finanziari, piattaforme di crowdfunding, proprietà intellettuale, etc…”
“Ethereum è una piattaforma decentralizzata del Web 3.0 per la creazione e pubblicazione peer-to-peer di contratti intelligenti (smart contracts) creati in unlinguaggio di programmazione Turing-completo. Per poter girare sulla rete peer-to-peer, i contratti di Ethereum “pagano” l’utilizzo della sua potenza computazionale tramite una unità di conto, detta Ether, che funge quindi sia da criptovaluta che da carburante. In altre parole, contrariamente a molte altre criptovalute, Ethereum non è solo un network per lo scambio di valore monetario ma una rete per far girare contratti basati su Ethereum. Questi contratti possono essere utilizzati in maniera sicura per eseguire un vasto numero di operazioni: sistemi elettorali, registrazione di nomi dominio, mercati finanziari, piattaforme di crowdfunding, proprietà intellettuale, etc…”
Fino a qui, insomma, la definizione “neutra”. In realtà, come spesso avviene per le innovazioni tecnologiche all’interno di una logica peer-to-peer (vedi Bitcoin), si tratta di strumenti che perdono la loro funzione sociale originaria, per essere “sussunti” all’interno della struttura di dominio del capitale, in questo caso dei mercati creditizi-finanziari.
Nel caso di Ethereum, infatti, i codici linguistici generati per i contratti finanziari sono oggi sempre più in mano a un gigantesco cartello di banche, che con i diritti di proprietà intellettuale su tali codici linguistici avrebbero il potere di definirli e modificarli in modo unilaterale e discrezionale, impadronendosì così della semiotica dei contratti e delle transazioni finanziarie! Si tratta di una trasformazione della quale c’è poca informazione e soprattutto poca consapevolezza anche all’interno degli stessi movimenti alternativi.
Per fortuna, Ethereum ha un baco ed è stato hackerato: milioni di Ether sono stati rubati con l’effetto che il suo valore è ora in libera caduta. È importante che questa notizia circoli il più possibile, che la credibilità di Ethereum venga meno e il valore di Ether affondi. Anche se al momento non è possibile sapere quanto la struttura che regge Ethereum – grazie alle lobby molto presenti in tutte le Istituzioni Europee – potrà essere in grado di recuperare e coprire le vulnerabilità.
Chi c’e, infatti, oggi, dietro al progetto Ethereum? Le banche coinvolte sono le seguenti, e, come si può notare, si tratta del gotha della speculazione finanziaria e del bio-potere finanziario: Banco Santander, Bank of America, Barclays, BBVA, BMO Financial Group, BNP Paribas, BNY Mellon, CIBC, Commonwealth Bank of Australia, Citi, Commerzbank, Credit Suisse, Danske Bank, Deutsche Bank, J.P. Morgan, Goldman Sachs, HSBC, ING Bank, Intesa Sanpaolo, Macquarie Bank, Mitsubishi UFJ Financial Group, Mizuho Financial Group, Morgan Stanley, National Australia Bank, Natixis, Nomura, Nordea, Northern Trust, OP Financial Group, Scotiabank, State Street, Sumitomo Mitsui Banking Corporation, Royal Bank of Canada, Royal Bank of Scotland, SEB, Societe Generale, Toronto-Dominion Bank, UBS, UniCredit, U.S. Bancorp, Wells Fargo and Westpac Banking Corporation.
Sono stati 160 i milioni di dollari investiti in questo progetto, in grado di crashare e produrre un buco crescente che al momento ammonta a 65 milioni.
Qui una semplice analisi sui bachi nel linguaggio usato dagli smart contracts:
http://hackingdistributed.com/2016/06/16/scanning-live-ethereum-contracts-for-bugs/
Peccato che coloro che cercano di resistere alla sorveglianza dei servizi e degli oligopoli che estraggono valore dai dati personali, non abbiano avuto tempo di riflettere seriamente e di elaborare linguaggi alternativi, sempre basati su blockchain. Così come è un peccato che invece di pensare a un linguaggio di regole per contratti e legato a transazioni finanziarie, non si definisca invece un linguaggio che disegni regole di accesso ai dati, chiare e non bypassabili, che non abbiano bisogno di intermediari e autorità terze (che quindi non possano forzarne l’accesso). Regole che stabiliscano come i dati debbono essere trattati: ad esempio, come commons.
Fonte: Effimera.org
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