Intervista a Donald Sassoon di Leonardo Clausi
Allievo di Eric Hobsbawm, Donald Sassoon è professore emerito di Storia europea comparata presso il Queen Mary College, University of London, autore di una sequela di testi sulla storia del comunismo italiano, del socialismo e dei consumi culturali europei, ed è da qualche tempo al lavoro su un opus magnum sulla parabola del capitalismo globale. Profondo conoscitore dell’Italia, cura dal 2007 il festival storiografico genovese La storia in piazza, e i suoi libri sono tradotti in molteplici lingue. Quando si tratta di rivolgere lo sguardo alla cruciale data referendaria che attende il Regno Unito, il prossimo 23 giugno, non sembra nutrire troppi dubbi: l’incombente rischio di autoesclusione della Gran Bretagna dal consesso europeo sembrerebbe oscillare fra il tragico e il farsesco, ma potrebbe avere ripercussioni – reali – d’inusitata gravità.
Professor Sassoon, Il barbaro assassinio della deputata laburista Jo Cox che possibili ripercussioni potrebbe avere sull’esito del referendum?
"È impossibile prevederlo. Ma considerando il tono – soprattutto di alcuni – della campagna referendaria, degenerato in insulti e esagerazioni a volte sconfinati nel razzismo, non ci si può stupire più di tanto se uno squilibrato qualsiasi abbia deciso di fare quello che ha fatto. Sono molto preoccupato per l’esito."
Nigel Farage ha stigmatizzato quella che considera una strumentalizzazione della tragedia da parte del Remain.
"Che uno come lui abbia l’enorme faccia tosta di rivolgere simili accuse quando lui stesso ha presentato un poster come quello che ha presentato (l’immagine di una lunga fila di profughi siriani con la scritta breaking point, punto di rottura,ndr) che non c’entra nulla con il referendum nel Regno Unito, beh mi sembra dimostri la persona disgustosa che è Farage."
Che conseguenze immagina con la vittoria della Brexit?
"Le conseguenze per l’Unione Europea sarebbero enormi e imprevedibili. Sarà la più grossa crisi europea dalla seconda Guerra mondiale. Tutto il progetto europeo ne potrebbe risultare disfatto e tutto per la promessa di David Cameron di un referendum per unire il proprio partito (al momento più diviso che mai) o perché pensava che avrebbe potuto vincerlo facilmente, oppure perché non pensava avrebbe dovuto effettivamente farlo giacché non credeva che avrebbe vinto le elezioni politiche del 2015."
Il refrain su cui insiste soprattutto il fronte del Remain è che in caso di vittoria del Leave il paese si troverebbe a navigare in acque del tutto sconosciute. Quali sarebbero gli scenari politici e istituzionali che andrebbero aprendosi?
"Le conseguenze per la politica britannica potrebbero a loro volta essere considerevoli. I conservatori dovrebbero introdurre una legge in Parlamento per lasciare l’Ue dal momento che tecnicamente il referendum non ha validità costituzionale. Una legge Brexit richiederebbe una maggioranza sia nella Camera dei Comuni, sia in quella dei Lord. Ma la larga maggioranza dei membri di entrambe le Camere sono a favore del restare."
I principali responsabili di un’eventuale uscita sembrano essere nettamente i conservatori, ma anche il partito laburista sembrerebbe essersi svegliato troppo tardi ed esser sceso a fare campagna, per cosi dire, in pigiama…
"Nel caso di Brexit la principale responsabilità sarebbe sia dei laburisti che dei conservatori, considerato che negli ultimi quarant’anni non hanno avuto niente di positivo da dire sull’Ue. Il loro atteggiamento è stato quello di qualcuno che è membro di un club non con lo scopo di migliorarlo, ma con quello di ottenere il più possibile partecipandovi il meno possibile (niente Schengen, niente euro…) non c’è stato uno straccio di proposta costruttiva da parte di alcun governo britannico nel corso degli ultimi quarant’anni."
In contro Out, sembra un dilemma davanti a due mali, tra cui scegliere quello minore.
"Coloro a favore di Brexit hanno la narrativa migliore (sebbene sia fraudolenta): se usciremo saremo liberi, avremo il controllo, avremo una democrazia, interromperemo un’immigrazione indesiderabile, rientreremo in possesso delle «enormi somme» che corrispondiamo all’Ue. Chi desidera rimanere può dire soltanto che le cose andrebbero peggio se uscissimo. Speranza da una parte, paura dall’altra."
Fonte: il manifesto
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