di Lidia Baratta
È un modo per lo Stato di far cassa, ma non solo è sbagliato, è anche contro la legge. Le principali associazioni dei consumatori sono contrarie all’inserimento del canone Rai nellabolletta elettrica annunciato in un’intervista televisiva da Matteo Renzi. Il governo ci aveva provato già l’anno scorso, ma poi la proposta venne accantonata per ragioni tecniche. La novità, quest’anno, è che Renzi ha aggiunto lo zucchero alla pillola da mandare giù: una riduzione dell’importo da pagare, da 113, 50 a 100 euro.
Ma la proposta non convince nessuno. «È solo un bancomat pubblico che viene venduto come una riduzione del canone, quando invece quello che servirebbe è una riforma sostanziale della Rai, che punti al dimagrimento ed elimini il giogo politico sulla tv pubblica», dice Marco Pierani, responsabile delle relazioni istituzionali di Altroconsumo. «Non vogliamo tutelare chi non paga il canone, ma contestiamo la mancata introduzione del merito e della competitività in Rai.
Chiediamo al governo una riforma che dia anche la possibilità agli abbonati di avere un controllo sul contratto di servizio, che più volte è stato violato in questi anni. Un servizio di qualità potrebbe incentivare i cittadini a pagare le tasse sulla tv pubblica. Invece in un momento in cui si cerca di fare efficienza in tutto, questa stessa efficienza non viene riscontrata in Rai».
Chiediamo al governo una riforma che dia anche la possibilità agli abbonati di avere un controllo sul contratto di servizio, che più volte è stato violato in questi anni. Un servizio di qualità potrebbe incentivare i cittadini a pagare le tasse sulla tv pubblica. Invece in un momento in cui si cerca di fare efficienza in tutto, questa stessa efficienza non viene riscontrata in Rai».
A inizio 2015 Altroconsumo aveva lanciato una raccolta firme per l’abolizione del canone Rai, in cui si chiedeva al governo di portare avanti un pacchetto di riforme sulla tv pubblica. Tra le proposte, c’era la costituzione di un solo canale di servizio pubblico indipendente e senza pubblicità, privatizzando gli altri canali. Cosa che, dicono, avrebbe permesso allo Stato di fare cassa. «I costi così ridotti potrebbero in questo modo entrare nella fiscalità generale,ma con un canone più basso», dice Pierani.
Il disegno di legge di riforma della Rai è arrivato, ma la discussione va a rilento nello scontro tra maggioranza e opposizioni. Il ddl è stato approvato in prima lettura al Senato, e ora è sul tavolo delle commissioni Cultura e Trasporti della Camera, dove dovranno essere esaminati circa 400 emendamenti. «In questo momento si cerca quindi un’accelerazione che non mira alla riduzione dei costi della Rai ma semplicemente a far cassa, attraverso i cittadini», dice Pierani.
Il tasso di evasione del canone sulla tv pubblica, uno dei più bassi in Europa, negli ultimi anni in Italia è cresciuto oltre il 30 per cento. Che secondo il sottosegretario alle comunicazioni Antonello Giacomelli, corrisponde a un buco di 600 milioni di euro per le casse pubbliche. L’inserimento del canone Rai nella bolletta della fornitura elettrica potrebbe quindi essere la soluzione per assicurarsi che tutti lo paghino.
Ma non è così semplice. «La legge prevede che a pagare il canone sia chi detiene un apparecchio e non chi ha una fornitura elettrica», dice Massimiliano Dona, segretario generale dell’Unione nazionale consumatori. «Senza una modifica delle attuali normative l’inserimento del canone in bolletta sarebbe illegale». È quello che sostiene anche ilCodacons: «In base al regio decreto legge del 21 febbraio 1938, numero 246, tale imposta si applica solo a chi possiede un apparecchio adibito alla ricezione di radioaudizioni televisive nel territorio italiano. Per questo snaturare il canone vincolandone il pagamento a una bolletta sarebbe illegittimo, poiché non garantisce il verificarsi della condizione essenziale per il pagamento dell’imposta, ossia il possesso di un televisore o altro apparecchio atto a ricevere frequenze tv».
In questo modo, potrebbe finire a pagare il canone chi ha l’elettricità ma non un televisore. Salvo poi chiedere il rimborso dimostrando di non avere la tv in casa. «L’onere della prova di detenere un apparecchio non può essere a carico del consumatore», dice Massimiliano Dona. Non solo. «La normativa è obsoleta, risale a un periodo in cui chi aveva l’apparecchio tv guardava la Rai perché c’era solo quella», dice Pierani. «Con l’evoluzione del mercato televisivo e di quello digitale, non è strano che molti cittadini si sentano di non dover pagare il canone Rai. C’è un gap logico: non è detto che se ho l’apparecchio guardo la Rai. Serve essere più precisi e far pagare chi davvero usufruisce della tv pubblica, non generalizzare a tutti quelli che hanno l’energia elettrica».
Senza contare che per i cittadini «sarebbe davvero complicato capire qual è la somma pagata a titolo di canone e quale per il consumo di elettricità», spiega Massimiliano Dona. «Se un utente non paga il canone, poi, cosa succede? Si potrebbe arrivare al distacco delle forniture per il mancato pagamento di importi che nulla hanno a che vedere con la fornitura elettrica. Una beffa, insomma».
E i fogli delle bollette, «già oggi dei misteri irrisolti», secondo le associazioni dei consumatori potrebbero diventare ancora meno comprensibili. «Già oggi la bolletta contiene oneri impropri ed è difficilmente intellegibile dai consumatori», dice Pierani di Altroconsumo. Introdurre il canone complicherebbe ancora di più le cose. Lo ha detto anche Chicco Testa, presidente di Assoelettrica: «Mettere il canone Rai in bolletta resta un gran pasticcio, restiamo contrari. In questo modo il consumatore non saprebbe infatti più cosa sta pagando e noi non riusciremo più a fare il nostro mestiere».
«Già oggi bisogna fare un corso di magia per leggere le bollette», dice il segretario dell’Unione nazionale consumatori. Con il canone in bolletta «anche persone che non hanno la tv finiranno per pagare questo balzello, senza nemmeno accorgersene». Se l’obiettivo è far cassa, allora il governo è nella giusta direzione. Se si vuole «intercettare l’evasore, la prova è sui tetti delle case: chi ha un'antenna deve pagare il canone».
Fonte: Linkiesta.it
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