La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

giovedì 8 dicembre 2016

Il referendum, il pane e le rose

di Jacopo Fo
Mi hanno insegnato che i progressisti, prima di tutto, si occupano della gente. Il movimento progressista in Italia ha una doppia natura: c’è chi è convinto che il centro dell’iniziativa debba essere parlamentare ed elettorale: dobbiamo vincere i referendum e le elezioni e avere quindi il potere per cambiare le cose. Una minoranza invece crede nella centralità dell’azione diretta. Le battaglie principali si conducono laddove c’è gente in difficoltà e dove si possono sviluppare le opportunità culturali, di vita e di lavoro.
Renzi, come Berlusconi è riuscito a fare un grande gioco di prestigio: diventare il centro del mondo. La maggioranza delle energie dell’opposizione progressista sono state spese per attaccare Renzi.
Siamo di fronte a due visioni diverse. L’Italia è malata e i progressisti sono divisi sulla cura migliore. Ci sono due modi per curare un’infezione: da una parte si attaccano i batteri con gli antibiotici, dall’altra si cerca di riequilibrare l’organismo migliorando la dieta, l’atteggiamento mentale e la qualità della vita e aumentando l’attività fisica. Gli antibiotici possono ottenere risultati ottimi, come possono farlo le buone leggi. Ma se non si lavora sulle cause della debolezza che ha permesso ai batteri malvagi di attaccare le cellule, non si ottiene uno stato di salute soddisfacente, non si restituisce all’organismo la capacità di mantenersi in equilibrio e difendersi naturalmente dalle infezioni.
Il reddito di cittadinanza è un obiettivo ottimo perché è in grado di alleviare da subito la miseria che attanaglia milioni di italiani. Dar da mangiare a chi ha fame è essenziale. Come usare gli antibiotici quando il malato è in pericolo di vita. Ma un progetto politico che voglia far fare all’Italia un salto di qualità, migliorare sensibilmente la vita delle persone, deve avere al centro la cultura, la coscienza, la capacità di liberare, risolvere e valorizzare le singole potenzialità.
Se si danno soldi senza lavorare sulla cultura otteniamo milioni di ex poveri che si suicidano con la super alimentazione e diventano obesi, che si bombardano di medicine inutili, che non hanno una prospettiva esistenziale, un progetto per il loro futuro che li impegna e che riempie la loro esistenza di passione. Se vinciamo ottenendo solidarietà verso gli italiani poveri ma ci limitiamo a una forma di sussidio rischiamo di sostituire uno stato tragico di miseria materiale con uno stato altrettanto doloroso e socialmente devastante di miseria culturale, assenza di passione, morte dei sogni… Alienazione.
Oggi nessun gruppo progressista ha una strategia culturale. Per fortuna ci sono migliaia di gruppi solidali e culturali che svolgono un lavoro colossale, meraviglioso, straordinariamente concreto. Si parla addirittura di 5 milioni di volontari. Il movimento solidale italiano è un’eccellenza nel mondo!
Tra i volontari troviamo gente del Pd, della sinistra e dei 5 Stelle, che riescono a lavorare insieme in modo ottimo. Ma questi militanti agiscono sul territorio in modo completamente disconnesso dai gruppi politici ai quali appartengono. Non c’è nessuna strategia unitaria, e paghiamo il fatto che il movimento solidale non ha un coordinamento a livello nazionale, né una strategia unitaria… Un grande spreco di potenzialità.
Contemporaneamente i progressisti impegnati sul versante “elettoralista” si interessano poco al mondo della solidarietà e della cultura. Nei mille siti che si occupano di bastonare Renzi è minimo lo spazio dedicato a far conoscere gli incredibili risultati che il mondo solidale sta ottenendo.
Non va bene. Possiamo migliorare.
Come dice Visco: se la cultura si diffonde, la corruzione e la criminalità diminuiscono. Sul lungo periodo lo sviluppo delle potenzialità umane è più efficace della repressione. La boria di Renzi è stata repressa da una valanga di No. Bene. Adesso ci occupiamo del pane e delle rose?

Fonte: Il Fatto Quotidiano

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