Il 2 Ottobre, giornata internazionale per la Nonviolenza, si sono confrontate a Palazzo Vecchio le esperienze di Giorgio La Pira, il sindaco che rispose realmente alle attese della povera gente, come ha tenuto a sottolineare Mario Primicerio, Presidente della Fondazione La Pira, e Renato Accorinti, l’attuale sindaco di Messina. Tale iniziativa, dal titolo “Amministrare con la nonviolenza: un confronto tra Firenze, ai tempi di La Pira, e Messina, ai tempi nostri” è stato voluto, introdotto e coordinato da Alberto L’Abate, della Trascend University per la teoria e la pratica della Pace ed ha visto l’adesione delle associazioni “Il Tempio per la Pace” di Firenze, La “Fondazione Ernesto Balducci”, “Il Centro Internazionale Studenti La Pira”, “Il Centro Sociale Evangelico”, “La Comunità per lo Sviluppo Umano” di Firenze, “Libera Firenze”.
Di questo interessante evento vorrei però soffermarmi soprattutto sulla figura, atipica nel panorama politico nazionale, del sindaco della città dello Stretto, in quanto rappresenta oggi, come lo fu a suo tempo La Pira, un clamoroso esempio di come riuscire a concretizzare positivamente battaglie ritenute dai più “utopistiche”, qualora perseguite fino in fondo con tenacia.
Membro del Movimento Nonviolento fondato da Aldo Capitini, Accorinti è riuscito, contro ogni pronostico e lo scetticismo generale, grazie anche al voto disgiunto, a diventare nel 2013 sindaco di una città con servizi all’epoca quasi inesistenti e da sempre amministrata da persone molto più capaci ad andare (o farsi mandare) al potere anzichè di controllare il potere, favorendo di conseguenza il dilagare della corruzione. Si pensi che nessuna delle manifestazioni siciliane o nazionali in ricordo di Falcone e Borsellino avevano mai visto la presenza di un sindaco della città di Messina !
Accorinti ha parlato con grande intensità emotiva di alcune delle principali battaglie nonviolente a cui ha partecipato o condotto in prima persona come quando, partiti negli anni ‘80 in soli 15 attivisti per Comiso, si ritrovarono presto in 100.000 a contestare la base militare NATO, base che fu progressivamente ridimensionata fino ad essere definitivamente chiusa alla fine degli anni ’90, per poi essere trasformata in aeroporto civile e definitivamente aperto al traffico nel 2013. Fu quindi tra i primi ad opporsi al progetto di costruzione del ponte di Messina e a tutti gli interessi che si celavano e celano ancora dietro. O anche al transito caotico all’interno della città da parte degli autotreni in uscita dai traghetti.
Da sempre consapevole che il cambio di una città passi attraverso la crescita culturale, l’irruente sindaco ha raccontato ai presenti le sue lotte per il recupero dell’Archivio Storico che da anni si trovava in uno stato fortemente disastrato e, più recentemente da primo cittadino, convinto che i progetti di crescita debbano partire dai giovani per avere cittadini consapevoli, i suoi sforzi per la realizzazione a Messina della prima biblioteca comunale per bambini.
Quella di Accorinti non è stata quindi solo una storia di lotte contro la mafia, contro gli amministratori locali ed i prefetti che via via si sono succeduti nel tempo, ma anche di forte impegno per i diritti civili, per la cooperazione – prodigandosi ad esempio per una più stretta collaborazione tra tutte le cittadine dello stretto -, per l’integrazione, i poveri ed i Rom, con iniziative e decisioni che il più dei partiti nazionali di oggi riterrebbero scandalose o impopolari, tipo quella di passare il suo tempo con gli emarginati come il barbone ed amico Vincenzo, personaggio caratteristico con i suoi tre cappotti indossati uno sopra l’altro (perchè gli altri 2 non sapeva dove tenerli !) e di cui ancora porta dietro con se la foto oppure, “peggio ancora”, assegnare da sindaco un’appartamento a una famiglia di Rom in difficoltà.
“La cosa più difficile da combattere non sono tanto i nemici, quanto l’ego e l’ignavia. Ho paura del default spirituale e culturale, più ancora di quello economico”, sono state alcune delle sue parole.
Accorinti ad un certo punto ha tenuto a mostrarci la sua bandiera della pace, esibita non solo durante le tante battaglie da attivista ma anche durante i suoi ìncontri uffìciali da sindaco, suscitando all’inizio l’imbarazzo di molti dei suoi collaboratori più tradizionalisti, così come la “costernazione” dei più quando, non appena divenuto sindaco, subito appese alle pareti delle stanze del palazzo comunale delle grandi foto di Gandhi.
Fonte: Pressenza
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