di Giulio Marcon
Nel suo ultimo post, Beppe Grillo - di fronte al rischio di bombardamenti italiani in Iraq - si chiede "Pacifisti, dove siete finiti?".
Analogamente nel giugno del 1992 l'allora direttore de l'Unità Walter Veltroni, si chiedeva in un editoriale - di fronte all'assedio di Sarajevo - "Dove sono i pacifisti?".
Gli rispose duramente il giorno dopo dalle colonne del quotidiano del PDS, Pietro Ingrao. Ricordò a Veltroni, dov'erano i pacifisti: ad aiutare le vittime della guerra a Mostar e a Sarajevo, ad organizzare manifestazioni e azioni di riconciliazione in Bosnia, a sostenere le iniziative delle donne in nero e dei giornalisti indipendenti, a fare interposizione.
Ora Grillo segue la scia di Veltroni di 20 anni fa. Purtroppo Ingrao è scomparso da poco e non potrà più rispondere a Beppe Grillo come fece con Veltroni.
Ma avrebbe potuto rispondere a Grillo che i pacifisti con la Rete Disarmocontrastano tutti i giorni ogni interventismo militare, che con la ONG Un Ponte per i pacifisti sono da più di 20 anni in Iraq e in Siria a portare aiuti, che conEmergency sono in Afghanistan da 20 anni a curare le vittime della guerra, che con l'Associazione per la pace i pacifisti costantemente si battono in Medio Oriente per i diritti dei palestinesi, che con la Rete della pace e i promotori della marcia Perugia Assisi si oppongono ad ogni bombardamento "senza se e senza ma". Pacifisti che si sporcano le mani nei conflitti e non fanno solo dei post.
È un mondo, quello dei pacifisti, che Beppe Grillo non conosce e forse disprezza. Ma è un mondo che ha un pregio: non si fa strumentalizzare e assoggettare da nessuna forza politica, nemmeno da chi vuole farsi paladino dei movimenti e poi ci getta sopra del fango.
Fonte: Huffinton post
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