Legambiente, Wwf, Marevivo, Fai, Pro Natura, Italia Nostra, Arci, insieme al Coordinamento Nazionale No Triv, sottolineano il messaggio forte e chiaro che 10 Regioni hanno inviato al Governo Renzi, depositando in Cassazione 5 quesiti referendari contro le trivellazioni previste dagli articoli dello Sblocca Italia e uno contro i progetti petroliferi e gasiero offshore che vengono nuovamente permessi con l’articolo 35 comma 1 del Decreto Sviluppo. «Non c’è alcun bisogno di inutili e dannose trivellazioni – dicono le 8 organizzazioni – serve piuttosto urgentemente una diversa strategia energetica che liberi il Paese dalle fonti fossili e garantisca la qualità del territorio e il benessere della popolazione, non gli interessi dei petrolieri. È ora di ascoltare la voce e le richieste delle associazioni e dei cittadini, come hanno fatto le Regioni depositando i quesiti referendari per l’abrogazione delle norme pro trivelle approvate da questo Governo e da quelli precedenti».
Secondo le associazioni, «L’Esecutivo nazionale non può pensare di ignorare il fatto che nei giorni scorsi ben dieci consigli regionali (Basilicata, Marche, Puglia, Sardegna, Abruzzo, Veneto, Calabria, Liguria, Campania e Molise), che rappresentano i due terzi delle regioni costiere, hanno deliberato a favore del referendum anti-trivelle. Un numero importante visto che si è superata ogni più rosea aspettativa, oltrepassando di gran lunga la condizione minima prevista dall’articolo 75 della Costituzione (5 consigli regionali) per poter depositare i requisiti in Cassazione. Un numero che ben dimostra quale sia il sentire del Paese».
Per Legambiente, Wwf, Marevivo, Fai, Pro Natura, Italia Nostra e Arci, «I referendum rappresentano, oltre che un preciso segnale lanciato al Governo da una rilevante parte del Paese, anche un ulteriore strumento tra i tanti messi in campo per combattere la petrolizzazione in atto. Uno strumento importante che va perseguito con convinzione. Nell’attesa che la Cassazione si pronunci sul referendum, continueranno le azioni di mobilitazione e gli impegni concreti per fermare i progetti petroliferi in mare recentemente sdoganati, a cominciare da Ombrina Mare, la piattaforma petrolifera che dovrebbe sorgere a largo della costa abruzzese, di cui si discuterà il prossimo 14 ottobre al Ministero dello Sviluppo economico con una conferenza dei servizi. Allo stesso modo le Associazioni seguono con interesse tutte le iniziative che hanno come obiettivo quello di contrastare le scelte filopetrolifere del Governo: nel campo energetico è necessaria una completa inversione di marcia che miri a promuovere il risparmio energetico e le fonti alternative, anche in vista degli impegni che dovranno essere presi nella Conferenza sul clima che si terrà a Parigi a dicembre. Tra gli impegni concreti anti trivelle è fondamentale che le Regioni e le Amministrazioni si impegnino per chiedere fin da subito una moratoria che blocchi qualsiasi autorizzazione relativa alle attività di prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi».
Ambientalisti, Arci e No-Triv ora si aspettano che la Regione Abruzzo, dopo aver aderito al referendum no-triv, compia un altro passo politico determinante: «che prema con il Governo e con la Presidenza della Repubblica per l’immediata istituzione del Parco Nazionale della Costa Teatina. Non è più il momento di tergiversare con tecnicismi aleatori o rincorse a soluzioni strumentali, ma di rafforzare e rendere credibile la scelta “no petrolio” di questa regione con una reale alternativa di green economy che dica finalmente “si Parco Nazionale della Costa Teatina».
Fonte: Green Report
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