La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

lunedì 30 maggio 2016

Dalla Libia con orrore

di Fulvio Vassallo Paleologo
Ancora una volta, dopo la notizia (sempre più ai margini) delle stragi quotidiane, si cerca di spostare l’attenzione sulla malvagità degli scafisti e sui trafficanti che gestiscono le partenze. L’obiettivo? Nascondere le responsabilità degli stati che non riescono a riportare la pace in Libia, troppo interessati alla difesa dei propri interessi economici e militari, e dell’Unione Europea che non riesce a garantire una missione internazionale di salvataggio e ha ridotto al minimo la dotazione delle operazioni di Frontex e di Eunavfor Med (leggi anche Upsurge of Migratory Traffic Across Sahara From West to North Africa). In mare soltanto l’Irlanda ha inviato una missione con esclusivo scopo di salvataggio, tutte le altre missioni militari internazionali sono law enforcement. LaGuardia costiera italiana e le navi umanitarie rimangono sole ad affrontare un’emergenza senza precedenti.
Appena sono libere di raccontare, nei porti che non sono completamente militarizzati, come ancora avviene a Palermo, e soprattutto quando scendono da navi umanitarie, le vittime prendono parola, e viene fuori tutto l’orrore che vivono i migranti in Libia, trattati come merce, e spesso abusati, soprattutto se si tratta di minorenni. Se si conoscessero meglio queste storie, qualcuno, come il ministro dell’interno Angelino Alfano, smetterebbe di evocare accordi tra Unione Europea e Libia sul modello degli accordi illegali già stretti con la Turchia. Anche perché le operazioni di salvataggio dei libici si trasformano sempre in altri arresti e in altre violenze per i migranti bloccati in mare. E la Libia, ammesso che di Libia si possa ancora parlare, non ha mai sottoscritto la Convenzione di Ginevra.
Spiega Paola Mazzoni di Medici senza frontiere: “Tra essere schiavi in Libia o in Europa ci dicono che almeno preferiscono l’Europa dove qualche diritto ce l’hanno”
Racconti che dovrebbero avere maggiore spazio delle notizie sugli arresti dei soliti “presunti scafisti”, a loro volta sempre più spesso minori di età anche loro. Masiamo sotto elezioni e bisogna dare l’impressione di una risposta dura contro “l’immigrazione clandestina”. Come se quattro scafisti arrestati potessero tranquillizzare gli elettori, allarmati dall’incapacità di provvedere di fronte all’ennesima emergenza.
In Italia 14.000 arrivi in una settimana non sono conseguenza di organizzazioni criminali, comunque sempre più rinforzate dalle politiche proibizioniste. Quella che chiamano “ondata migratoria” e che potrebbe trasformarsi in uno tsunami, se la Libia dovesse collassare, deriva dalla situazione di crescente violazione dei diritti umani nei paesi dell’Africa subsahariana e dal default dello stato libico, ormai spezzettato in tre governi regionali, sostenuti, secondo la convenienza del momento, da paesi occidentali incapaci di garantire sicurezza e legalità, tanto al loro interno che al di fuori dei propri confini.
Le ultime stragi sono solo le conseguenze di scelte politiche precise, non di una strategia dei trafficanti. I migranti non piovono dl cielo direttamente in mare e non ci sono più “sbarchi” ma sono solo operazioni di ricerca e soccorso in mare. Per salvare vite umane (leggi anche Porto Empedocle e Lampedusa: il risultato è promiscuità).

Fonte: comune-info.net

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