di Ghennady Zyuganov
Nella notte del 7 aprile la US Navy ha attaccato con missili da crociera la base aerea della Siria nei pressi della città di Homs. Secondo il Pentagono, questa azione è una risposta all'utilizzo da parte dell'aviazione siriana di armi chimiche contro Idlib, una delle città della provincia, che si trova sotto il controllo dei combattenti terroristi. Secondo tutte le norme del diritto internazionale, le azioni degli Stati Uniti sono un'aggressione contro uno stato sovrano. La Carta dell'ONU consente l'utilizzo della forza solo sulla base di una decisione del Consiglio di Sicurezza stesso allo scopo di prevenire minacce alla pace mondiale. Inoltre, non solo non c'è stata la decisione del Consiglio di Sicurezza dell'ONU, ma neppure un elementare e obiettivo esame di quanto accade. Ci troviamo di fronte alla recidiva della politica del “grosso bastone”, che ha portato agli interventi distruttivi contro la Jugoslavia, l'Iraq, l'Afghanistan e la Libia.
In questa storia criminale tutto è cucito con fili sporchi. Ricordiamo che le armi chimiche sono state rimosse completamente dalla Siria tre anni fa. Le accuse contro le forze aeree della Siria sono state avanzate sulla base di illazioni di un'opposizione irriducibile, strettamente legata ai servizi segreti degli USA. Inoltre, non c'è da riporre alcuna fiducia nei confronti dell'intelligence degli Stati Uniti. Nessuno ha dimenticato come nel 2003 Colin Powell si era presentato al Consiglio di Sicurezza dell'ONU con le prove sulle presunte “armi biologiche irachene”. Tuttavia, nessuna arma di distruzione di massa è stata trovata dopo l'intervento degli USA e dei suoi alleati in Iraq.
Gli americani non sono autorizzati a dare giudizi morali. Sono ancora fumanti le rovine di Mosul dove nelle case, rase al suolo dalle forze aeree degli Stati Uniti, sono morti centinaia di civili. E nessuno ha dimenticato l'uso dell'inumano napalm e del mostruoso “agente Arancio” da parte delle truppe americane in Vietnam. Le conseguenze di questi crimini di guerra si fanno sentire ancora oggi. Il bombardamento della Siria nel giorno della festa dell'Annunciazione dimostra che gli “umanisti” americani sono ben lontani dai valori più alti della cristianità.
Rileviamo che, secondo gli esperti, le autorità siriane non avevano alcuna necessità di usare armi chimiche. L'esercito della Siria, con il sostegno delle forze aeree russe, controlla saldamente l'andamento della guerra contro il terrorismo internazionale. Inoltre, il governo della Siria si è impegnato a trasferire la guerra civile sul piano di una soluzione pacifica ed evita azioni che possano compromettere la ricerca della pace in questo travagliato paese. “Chi trae vantaggio?”. E' del tutto ovvio che ciò è utile esclusivamente agli estremisti dell'ISIS combattuti dalla Russia e dai paesi occidentali e del Medio Oriente, che stanno dietro il terrorismo internazionale.
L'ISIS e i suoi sponsor, che hanno subito una sconfitta dopo l'altra sul campo di battaglia, cercano di portare lo scontro sul piano della guerra dell'informazione con il sostegno degli Stati Uniti, che controllano i media del mondo. Non è il primo ed evidentemente neanche l'ultimo tentativo di accusare con menzogne il governo della Siria di utilizzare armi proibite.
Non c'è dubbio che l'atto di aggressione contro la Siria da parte degli USA sia causato da considerazioni politiche puramente interne. Il presidente Trump, attaccato dai suoi avversari, cerca una scusa per dimostrare la propria determinazione a contrapporsi alla Russia.
Non molto tempo fa, quando la “trumpmania” aveva investito parte dell'élite russa in relazione alle elezioni presidenziali negli Stati Uniti, il PCFR aveva messo in guardia: qualsiasi inquilino della Casa Bianca continuerà a perseguire una politica nell'interesse dell'oligarchia finanziaria mondiale. Così sarà, anche se questa politica dovesse non coincidere con gli interessi del popolo americano e con i punti di vista personali del nuovo presidente. I servizi speciali e militari degli USA “hanno piegato” la squadra di Trump alcuni giorni fa dopo la sua dichiarazione sul rifiuto di fatto di puntare al rovesciamento di Bashar al-Assad.
Abbiamo ancora una volta ricevuto la conferma che la politica estera degli Stati Uniti è determinata dagli interessi di classe del grande capitale. Trump è obbligato ad agire contro non solo alle sue promesse elettorali, ma anche contro la Costituzione degli USA, prendendo decisioni importanti senza consultare il Congresso. Naturalmente, nessuno ha chiesto il parere degli alleati europei degli Stati Uniti.
La nuova amministrazione degli Stati Uniti si comporta in modo più duro per quanto riguarda le nostre relazioni bilaterali. E non ha senso essere sorpresi. In un mondo come questo solo i forti, gli intelligenti e coloro che hanno successo incutono rispetto. E nella situazione in cui l'economia russa è in crisi, quando rialzano la testa la lebbra “arancione”, la russofobia e l'antisovietismo, non ha senso aspettarsi una partnership paritaria da parte dell'America.
L'azione degli Stati Uniti in Siria è una sfida diretta alla Russia. Questa sfida richiede dal nostro paese una politica interna qualitativamente diversa. E' necessario esaminare la nuova realtà mondiale al più alto livello con la partecipazione di tutte le forze patriottiche. E' indispensabile rafforzare i legami con i nostri partner dell'Unione Eurasiatica, dei BRICS e dell'Organizzazione della Cooperazione di Shanghai.
Solo una Russia forte con una potente economia, una scienza di avanguardia, una formazione di alta qualità e forze armate potenti, è in grado di difendere i propri interessi nel mare turbolento e aspro della politica mondiale. Ciò esige l'immediato rifiuto del fallimentare corso economico-sociale, imposto al nostro paese 25 anni fa. All'ordine del giorno c'è la creazione di un Governo di fiducia nazionale, capace di portare la Russia fuori dal vicolo cieco, in cui è stata spinta dall'attuale gruppo dirigente.
Articolo tratto da kprf.ru
Traduzione dal russo di Mauro Gemma
Fonte: marx21.it
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