La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

sabato 1 agosto 2015

Tsipras adesso deve rilanciare nelle urne

di Gaetano Azzariti
La que­stione demo­cra­tica è tor­nata al cen­tro del dibat­tito euro­peo. La vicenda del refe­ren­dum greco seguito dall’accordo dell’eurogruppo, che è valso a porlo nel nulla, ria­pre la discus­sione, sia all’interno degli Stati, sia nello spa­zio ampio dell’Unione europea.
Per quanto riguarda la Gre­cia biso­gne­rebbe pren­dere atto che il rispetto del prin­ci­pio della rap­pre­sen­tanza demo­cra­tica (che impone di non sepa­rare la volontà dei gover­nanti da quella espressa dai gover­nati) richiede l’indizione di nuove elezioni.
Il par­tito di Syriza, gui­dato da Ale­xis Tsi­pras, infatti, ha costruito il pro­prio con­senso, e poi vinto le ele­zioni, intorno ad un pro­gramma di forte con­trap­po­si­zione alle poli­ti­che finan­zia­rie di auste­rity. Un piano, for­ma­liz­zato a Salo­nicco, che pro­spet­tava il fal­li­mento delle poli­ti­che dell’eurogruppo, imma­gi­nando si potesse rea­liz­zare una poli­tica eco­no­mica alter­na­tiva. Non solo. Supe­rando osta­coli sia poli­tici (l’avversione dei part­ner euro­pei), sia costi­tu­zio­nali (il limite di un refe­ren­dum d’indirizzo su un testo prov­vi­so­rio di accordo inter­na­zio­nale), sia di demo­cra­zia (una deci­sione che non poteva essere assunta dal solo popolo greco, coin­vol­gendo gli inte­ressi anche degli altri popoli euro­pei) il governo ha uti­liz­zato lo stru­mento del refe­ren­dum, otte­nendo uno straor­di­na­rio successo.
In tal modo ha rad­dop­piato la pro­pria legit­ti­ma­zione a gover­nare: oltre alle ele­zioni, dove aveva otte­nuto una mag­gio­ranza rela­tiva di seggi par­la­men­tari, con il refe­ren­dum anche la mag­gio­ranza asso­luta del popolo ha mostrato di con­di­vi­dere la poli­tica anti-austerity del suo governo.
Cosa sia suc­cesso dopo è noto e se ne discu­terà a lungo, ma non è ora que­sto il punto.
Sostiene Tsi­pras che pur non con­di­vi­dendo il con­te­nuto dell’accordo lo ha fir­mato per sal­vare il suo Paese. Il meno che può dirsi è che dun­que ini­zia una nuova fase del suo governo, nuovo l’indirizzo poli­tico, nuove le pos­si­bili alleanze. Anche ammesso che sia stata una scelta obbli­gata (ma que­sto fa già parte del giu­di­zio poli­tico), l’esito della trat­ta­tiva con l’Europa ha reso palese l’impossibilità di rea­liz­zare — qui ed ora — quanto promesso.
Penso sia cor­retto par­lare di scon­fitta poli­tica. Può non essere dram­ma­tico, può rap­pre­sen­tare «una dura lezione della sto­ria», potrebbe por­tare a un nuovo e magari bril­lante ini­zio. Ma ciò non toglie che la legit­ti­ma­zione demo­cra­tica che aveva por­tato Tsi­pras a vin­cere le ele­zioni e il refe­ren­dum in que­sto momento è sva­nita, inghiot­tita a Bruxelles.
È per que­sto che sono neces­sa­rie nuove ele­zioni. I son­daggi con­ti­nuano a dare il lea­der greco come vin­cente, anzi negli ultimi giorni sem­bra siano aumen­tati i con­sensi. Bene. Non rimane che esporre il nuovo pro­gramma «post-memorandum», per chia­rire come si intende pro­se­guire, in una situa­zione com­ple­ta­mente diversa da quella promessa.
Se otterrà il suf­fra­gio neces­sa­rio il governo ri-legittimato potrà andare avanti con corag­gio e senza il rischio di venir con­di­zio­nato all’interno dalle forze respon­sa­bili delle pas­sate espe­rienze. Si evi­terà, peral­tro, di essere omo­lo­gati in un abbrac­cio che può essere mor­tale e che potrebbe a breve ren­dere tutti ugual­mente ir-responsabili della crisi in cui versa il paese e che — almeno que­sto lo abbiamo capito — non sarà facile superare.
Se Syriza ha un pro­gramma ancora alter­na­tivo, seb­bene «diver­sa­mente alter­na­tivo» rispetto a quello di Salo­nicco, è ora di pre­sen­tarlo, chie­dendo su que­sto una nuova legit­ti­ma­zione per gover­nare la dif­fi­cile tra­ver­sata den­tro la crisi.
Que­sto non risol­verà i pro­blemi con l’Europa, dove il defi­cit demo­cra­tico appare diven­tare incol­ma­bile, ma almeno il paese di Peri­cle non si sarà arreso ai bar­bari e potrà tor­nare a lottare.
I lea­der poli­tici devono saper rilanciare.
È giunto il momento di farlo anche a sini­stra. E non solo in Grecia.

Fonte: il manifesto

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