La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

giovedì 30 luglio 2015

Jeremy il "Rosso" manda in subbuglio il Labour Party


di Francesco Martone
Jeremy Corbyn, esponente della sinistra del partito laburista, avrebbe un incredibile vantaggio di venti punti sui suoi rivali nella corsa alla leadership del partito britannico, orfano di un leader dopo l’abbandono di Ed Miliband a seguito della batosta elettorale di maggio.
Secondo il tabloid Daily Mirror, che avrebbe visto un sondaggio riservato sulla contesa, Corbyn ha il 42% dei voti contro il 22,6% di Yvette Cooper, il 20% di Andy Burnham e il 14% di Liz Kendall. Tenuto conto delle seconde scelte, il vantaggio di Corbyn, 66 anni, deputato di Islington, un quartiere del nord di Londra, si riduce: il veterano della sinistra è al 51% contro il 49% della Cooper, che ha definito la campagna di Corbyn “sorprendentemente retro”.

Candidato di sinistra del partito, contrario alle politiche di austerità, Corbyn è in Parlamento dal 1983. Si è trovato spesso in minoranza nel Labour e si è opposto alle “derive” del blairismo. E’ sostenitore dell’intervento pubblico nell’economia, all’aumento delle tasse per i ceti più elevati, ed ha abbracciato cause pacifiste e ambientaliste. Si è battuto per la riunificazione dell’Irlanda e per il disarmo nucleare. Nel 1984, è stato anche arrestato nel corso di un sit-in di protesta anti-apartheid davanti dall’ambasciata sudafricana.
Un evento politico che potrebbe dare una vera scossa alla politica britannica tanto da spingere la nota sociologa e scrittrice Hilary Wainwright a scrivere sulla nota rivista inglese di sinistra Red Pepper un articolo a sostegno di Corbyn in cui spiega le ragioni di questo appoggio.
Secondo Wainwright “Può sembrare perverso, ma credo che Jeremy Corbyn dovrebbe essere sostenuto, non come un tentativo di ‘recuperare il partito laburista’, ma come una transizione verso una organizzazione politica al di là del partito laburista e non solo politica parlamentare».
Nell’eccellente articolo della Wainwright vengono forniti spunti assai validi anche per la discussione sulla sinistra qua in Italia, che condivido pienamente e credo debbano essere messi all’ordine del giorno.
Ad esempio. “Propone una forma di politica ibrida e sperimentale, dove il metodo guida è la collaborazione. E dove questa collaborazione esiste, non sarà organizzata intorno ad un centro unificante, ma attraverso reti di coordinamento, dando priorità all’intercomunicazione, e l’interconnessione, come modalità di condivisione di valori condivisi ed un senso di direzione comune”.
Ciò di cui c’è bisogno quindi è una organizzazione politica di tipo diferente da quella che rappresentava i lavoratori nel periodo keynesiano. una che è meno centrata sull’obiettivo di andare al governo, ma più su quello di sviluppare ed interconnettere le capacità di trasformazione delle persone su base transnazionale – interconnettendo locale e globale – per sfidare il mostro del capitalismo globale. Ma la nozione di ibridità e l’obiettivo di mettere in movimento varie fonti e livelli di potere può anche riconoscere e valorizzare organizzazioni “storiche” ma in una cornice diversa”
Ed a proposito del Labour Party e della sfida lanciata da Jeremy Corbyn: “potrebbe essere parte di una nuova politica che riguarda meno il governo e più la mobilitazone dalla base,(…) una politica che parte dal riconoscimento che la nostra unica risorsa è rappresentata dalle capacità creative delle persone, e dalla loro volontà di metterle in pratica per il bene di ognuno. Quindi un movimento che riguarda non solo vincere le elezioni ma educazione ed autoeducazione popolare, meno lotte intestine più accoglienza della diversità e creazine di spazi di riflessione e dibattito, trattando la pratica come azione sperimentale dalla quale apprendere. un’organizzazione meno di gerarchia centrale e di avanguardia e più mirata a creare e connettere piattaforme e sostenere ed intrecciare le lotte”.

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