di Ivan Cavicchi
Quelli del governo (Lorenzin-Gutgeld) dicono che i 10 miliardi
che vogliono ricavare dalla sanità per finanziare la riduzione delle
tasse non è un taglio lineare ma è spending review, quindi risparmio.
Assicurazioni mendaci e ingannevoli per due ragioni:
- distinguere tagli da risparmi nelle politiche del governo Renzi è tempo perso, finora la sanità ha avuto solo tagli;
- l’operazione che si vuole fare è tagliare la spesa supponendo non di «fare risparmi» ma di «indurre risparmi», cioè tagliare a monte, quindi tagliare indipendentemente dai risparmi.
Il governo Renzi sulla sanità ha idee inequivocabili e tutte
hanno il senso della controriforma e della privatizzazione del
sistema.
Nell’ultimo Def è previsto un definanziamento programmato per
la sanità in ragione del quale la spesa sanitaria dovrà
costantemente ridursi in rapporto al Pil intanto fino al 2020 (qui e qui).
Più recentemente (2 luglio) il governo ha tagliato il fondo
sanitario nazionale di ben 2,352 miliardi taglio immediatamente
esecutivo a dir poco criminale perché interviene a metà
dell’esercizio finanziario in corso.
Con questo taglio il governo ha cancellato l’impegno
sottoscritto con il «patto per la salute» di invertire il trend
recessivo dei finanziamenti alla sanità. Quel «patto» noi lo
definimmo anzitempo su questo giornale un «pacco» e al tripudio
della Lorenzin e delle Regioni che ci dicevano che il fondo nazionale
sanità sarebbe aumentato del 2,3% rispetto all’anno precedente e che
ci sarebbero state «garanzie per aumentarlo anche per gli anni 2015
e 2016». Non ci abbiamo mai creduto. E a quanto pare abbiamo fatto bene.
Ora spuntano i 10 miliardi (una cifra pazzesca per come è ridotta
ora la sanità) che saranno sicuramente tagli e non risparmi. Per la
gente malata sarà una bella botta, soprattutto per gli anziani.
Quello che dice Gutgeld — attuale commissario alla revisione
della spesa — che in sanità esistono sprechi, diseconomie, è vero
come è vero che tutta questa robaccia produce costi superflui.
Anche qui abbiamo valutato che almeno un quarto della spesa sanitaria complessiva potrebbe essere sottoposta a una seria spending review. Quello che Gutgeld non dice è: che in sanità la spending review
implicherebbe non tanto una blanda razionalizzazione dei costi ma
un pensiero riformatore perché la spesa è un epifenomeno di un
sistema ormai regressivo da tanti punti di vista e che il governo
questo pensiero non ce l’ha; che per fare la spending review
ci vuole tempo, un coinvolgimento degli operatori, una accurata
analisi dei processi che producono spesa ma soprattutto una drastica moralizzazione dei comportamenti soprattutto della politica che di sanità continua a nutrirsi fino all’indecenza.
Due ultime brevi considerazioni.
Con molta disinvoltura si correlano i tagli al diritto alla
salute delle persone (perché di questo si tratta) con la riduzione
della pressione fiscale, come se un obiettivo fiscale per quanto
nobile potesse giustificare la distruzione di un diritto. L’idea
a mio giudizio orribile è mettere in conflitto due generi di
equità, due generi di solidarietà, due generi di valori, ma solo
perché questo governo non è capace né di fare una buona sanità né di
garantire una certa giustizia fiscale.
Alla base del sistema sanitario vi è un particolare tipo di
fiscalizzazione sul quale poggia il nostro universalismo,
continuare a tagliare la sanità crea le condizioni per distruggerlo
nel senso che chi ha i mezzi è incentivato fiscalmente ad andare
verso il privato e chi non ne ha è costretto ad accontentarsi con
quello che rimane. Ridurre le tasse e incentivare a suon di tagli la
defiscalizzazione del sistema sanitario pubblico è un pessimo
affare soprattutto per i più deboli, i più malati, i più poveri i più
anziani.
Da ultimo mi chiedo cosa aspettano gli operatori della sanità,
i sindacati di questo settore, le rappresentanze dei cittadini,
a scendere in piazza. Gli operatori della sanità ormai non hanno
occhi per piangere e pur tuttavia è in atto da tempo tra di loro una
guerra sul niente. I cittadini giorno dopo giorno sono espropriati di
tutele e sempre meno sono le Regioni che le garantiscono.
Io credo che sulla sanità bisogna darsi davvero una svegliata.
Un governo che confonde tagli con risparmi e controriforme con riforme meriterebbe una bella tiratina di orecchi.
Fonte: il manifesto
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