
di Piero Bevilacqua
Nata per scongiurare i nazionalismi che avevano devastato il Vecchio
Continente e il mondo nella prima metà del '900, l'UE ritorna sui suoi
passi. Torna ad alimentarli Nata per scongiurare i nazionalismi che
avevano devastato il Vecchio Continente e il mondo nella prima metà del
'900, l'UE ritorna sui suoi passi. Torna ad alimentarli con rinnovato
vigore. E lo fa per iniziativa del paese che avviò, ogni volta, la
carneficina: la Germania. Oggi il nuovo nazionalismo egemonico tedesco
possiede tutti i presupposti per durare ed espandersi. L'Unione tutte le
condizioni materiali e politiche per disintegrarsi. Come tutti i
vedenti han potuto osservare, la vicenda greca l'ha mostrato in maniera
esemplare.
Alla base dell'egoismo nazionalistico tedesco, ben orchestrata dai
media, opera infatti una narrazione ideologica potente: la leggenda che
la Germania, seria e laboriosa, stia a svenarsi per sostenere una vasta
platea di popoli debosciati. Sappiamo che l'opinione pubblica tedesca è
una delle più colte, se non la più colta, d'Europa. Ma nella patria di
Lutero il messaggio di una nazione del Nord, laboriosa e risparmiatrice,
che si contrappone ai popoli del Sud, oziosi e dissipatori ha una
capacità di presa difficilmente resistibile. Tanto più che in soccorso
di tale convinzione viene una serie di stereotipi lunga diversi
decenni, una Grande Retorica, che divide il Nord ed il Sud in due sfere
separate dello spirito umano.
E a rendere materia di senso comune tale divisione contribuisce anche il linguaggio popolare, che separa i popoli in cicale e formiche. Antica metafora del regno animale nobilitata dalla letteratura del mondo classico.Chi non conosce la favola di Esopo, tradotta da Fedro nel suo elegante e musicale latino? Olim cicada in frondosa silva canebat / laboriosa formica autem assidue laborabat. Non è necessario tradurre.
E a rendere materia di senso comune tale divisione contribuisce anche il linguaggio popolare, che separa i popoli in cicale e formiche. Antica metafora del regno animale nobilitata dalla letteratura del mondo classico.Chi non conosce la favola di Esopo, tradotta da Fedro nel suo elegante e musicale latino? Olim cicada in frondosa silva canebat / laboriosa formica autem assidue laborabat. Non è necessario tradurre.
Ora, questa favola, comprensibile in un'epoca che doveva ancora
costruire la sua etica del lavoro, si fonda su una serie interessante di
errate conoscenze. E soprattutto condensa oggi la metafora di un
capitalismo che ha smarrito ogni senso e progetto e corre verso la
propria autodistruzione. Già a suo tempo Gianni Rodari, poeta di genio,
non aveva ceduto all'autorità degli antichi: «Chiedo scusa alla favola
antica/se non mi piace l'avara formica./Io sto dalla parte della
cicala/che il più bel canto non vende, regala». Ma oggi noi possiamo
aggiungere che la favola non è più proponibile innanzi tutto sul piano
biologico. Le operose formiche, e soprattutto le operaie e i maschi
fecondatori, vivono pochi mesi. Le cicale hanno un ciclo più complesso e
possono vivere 4-5 anni, nel terreno, allo stato di larve, prima di
mettere le ali. La cicala nord americana – ci informano gli entomologi -
può superare i 15 anni di vita. Anni passati sugli alberi, non a
raccattare cibo da accumulare nelle tane come accade alle formiche. I
maschi e le operaie, i lavoratori alla base della piramide del
formicaio, non godono gran che dei beni accumulati durante i lavori
dell'estate. Proprio come tanti operai poveri delle società avanzate di
oggi. Tanto lavoro, poco reddito. D'inverno, in genere, muoiono.
Occorre aggiungere che le formiche, impegnate tutto il tempo della loro
breve esistenza in lavori faticosissimi, sono inquadrate in una società
gerarchica e castale, una caserma piena di soldati, sempre alla ricerca
di beni e di prede, una monarchia assoluta in cui comanda una dispotica
regina. Le cicale, all'ombra di ulivi o di pini – i loro alberi
preferiti - riempiono del loro incanto il cielo dell'estate, per il
puro piacere del cantare, senza alcuna finalità utilitaria. Offrono
gratuitamente, a tutti gli altri viventi e perfino agli uomini, il dono
della loro musica che nasce da luoghi invisibili, fanno sentire anche
noi partecipi, se sappiamo ascoltare, della misteriosa ventura che è la
vita sulla Terra.
Perché dovremmo preferire la formica alla cicala? Il senso della favola
antica va rovesciato. Il male non tanto oscuro del capitalismo dei
nostri anni è che esso vuole imporre a tutte le società il modello
sociale del formicaio, quando abbiamo risorse per vivere, tutti, da
cicale. Il modello di vita più avanzato, carico di futuro, è quello di
questo insetto cantore, che lavora sempre meno, è libero di esercitare
i suoi talenti creativi, non è divorato dalla febbre usuraia
dell'accumulazione e del risparmio. Queste virtù del capitalismo delle
origini, così ben interpretate dall'ordoliberismo tedesco, sono adatte
per una società che guarda al passato, ancora prigioniera di paure di
un mondo di scarsità che non c'è più, che non ha più nulla di
affascinante da proporre alle generazioni venture.
Fonte: Eddyburg
Fonte: Eddyburg
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