La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

martedì 28 luglio 2015

Pd famelico, ora tocca alla sanità

di Antonio Sciotto
Il nuovo corso dell’estate ren­ziana è sem­pre più pre­oc­cu­pante: una set­ti­mana fa, all’annuncio del taglio delle tasse, già molti ave­vano comin­ciato a temere, intuendo che la pro­pa­ganda del Pd non sarebbe stata a costo zero. E ieri la con­ferma si è mate­ria­liz­zata, in forma di emen­da­mento al Dl enti locali: le ridu­zioni fiscali sulla prima casa — che secondo un piano ancora vago potreb­bero pre­miare anche le fasce medio alte — ver­ranno finan­ziate decur­tando pesan­te­mente i ser­vizi desti­nati alle fasce più deboli; e cioè gli anziani, i bam­bini, le fami­glie dei lavo­ra­tori e dei disoc­cu­pati, tutte quelle figure (ma ci sono ovvia­mente anche cit­ta­dini della classe media) che si rivol­gono al ser­vi­zio sani­ta­rio nazio­nale. Una maxi sfor­bi­ciata di 10 miliardi com­ples­sivi, che per il primo anno richiede unatran­che di ben 2,3 miliardi.
Altre due tran­che di 2,3 miliardi ogni anno sono pre­vi­ste per il 2016 e 2017, e se il governo da un lato parla di «razio­na­liz­za­zione delle spese, che non vuol dire tagli lineari» (parola della mini­stra della salute Bea­trice Loren­zin), dall’altro lato le Regioni — tito­lari della spesa sani­ta­ria — avver­tono sul fatto che hanno già dato, ampia­mente, nel pas­sato, e che se arri­ve­ranno nuove ridu­zioni ai bud­get i cit­ta­dini dovranno met­tere mano al por­ta­fo­gli, e accen­dere un’assicurazione privata.
«Se si pro­se­gue così salta il sistema della uni­ver­sa­lità della sanità pub­blica e tutte le Regioni andranno in Piano di rien­tro. In sostanza, oltre alle tasse, gli ita­liani dovranno pagare le pre­sta­zioni sani­ta­rie pri­va­ta­mente», dichiara allar­mato il coor­di­na­tore degli asses­sori regio­nali alla Sanità, Luca Coletto.
Le fonti di rispar­mio delle spese sani­ta­rie saranno diverse: una, più neu­tra, e anche utile (se fatta in modo intel­li­gente), riguar­derà la revi­sione dei con­tratti con i for­ni­tori della sanità, isti­tuendo una cen­trale unica di acqui­sto per cia­scuna regione; inol­tre sarà costi­tuito presso il mini­stero della Salute un osser­va­to­rio sui prezzi dei dispo­si­tivi medici. Ma non ci sarà solo que­sto “effi­cien­ta­mento”: i tagli infatti andranno a toc­care anche le prestazioni.
Visite, esami stru­men­tali ed esami di labo­ra­to­rio «non neces­sari» o «non appro­priati» non saranno più mutua­bili: il mini­stero della Salute con un decreto che dovrebbe varare a breve, sti­lerà la lista delle situa­zioni e pato­lo­gie dove ana­lisi e appro­fon­di­menti sono neces­sari, e se si è fuori della lista si pagherà di tasca pro­pria. Le nuove norme pre­ve­dono anche una stretta sui medici, cer­cando di fre­nare la cosid­detta “medi­cina difen­siva”: medici che per met­tersi a riparo da even­tuali ver­tenze giu­di­zia­rie, mol­ti­pli­cano ana­lisi e con­trolli per i loro pazienti. E chi sba­glia subirà un taglio allo stipendio.
Lo stesso schema varrà per i rico­veri per ria­bi­li­ta­zione: revi­sione delle tipo­lo­gie in base alla appro­pria­tezza, meno giorni di degenza di diritto e, con­se­guen­te­mente, la richie­sta di un paga­mento per­cen­tuale oltre i giorni di per­ma­nenza pre­vi­sti dalle nuove soglie; e poi con­trolli e penalizzazioni.
Che si vada in modo più o meno espli­cito verso una pri­va­tiz­za­zione del sistema sani­ta­rio nazio­nale è anche la let­tura della Fp Cgil: sin­da­cato che tra l’altro, domani, insieme agli omo­lo­ghi di Cisl e Uil, sarà in piazza con­tro la riforma della pub­blica ammi­ni­stra­zione tar­gata Renzi/Madia e per l’apertura dei tavoli con­trat­tuali. «Il pro­getto è chiaro. Si sta scien­te­mente deci­dendo l’agonia, la fine del ser­vi­zio sani­ta­rio pub­blico per favo­rire quello pri­vato — dice la segre­ta­ria Fp Ceci­lia Taranto — Esplo­dono le liste d’attesa e milioni di cit­ta­dini smet­tono di curarsi».
Allarme con­di­viso anche dai Cin­que­stelle, che in più met­tono in guar­dia su altri aspetti insi­diosi del dl enti locali, ine­vi­ta­bil­mente oscu­rati dal maxi pro­blema del taglio alla sanità: «Il diritto alla salute è un optio­nal di cui libe­rarsi ridu­cendo all’osso il campo d’azione del Ssn che, pezzo dopo pezzo, va sosti­tuito dalla sanità pri­vata. Que­sto è il piano della mini­stra Loren­zin, del com­mis­sa­rio Gut­geld e di tutto il governo», affer­mano i par­la­men­tari M5S.
Quanto agli altri punti cri­tici del dl, i sena­tori Cin­que­stelle spie­gano che «ven­gono stan­ziati solo 40 milioni di euro per gli inter­venti urgenti di edi­li­zia in 40 mila scuole, e cioè 1000 euro a isti­tuto. Una cifra ridi­cola, quando sono stati boc­ciati i nostri emen­da­menti per le boni­fi­che da amianto e la posa dei pan­nelli foto­vol­taici sulle scuole». E ancora, «si dà l’ok alle assun­zioni nelle agen­zie fiscali, senza risol­vere il pro­blema degli esu­beri nelle pro­vince, che nel frat­tempo ven­gono tagliate. Per­ché il nuovo per­so­nale neces­sa­rio non viene preso dalle province?».

Fonte: il manifesto

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