La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

giovedì 30 luglio 2015

Monti nel "fondo", con Draghi


di Nico Perrone
A prima vista poteva sem­brare la ricerca di un buon posto a Bru­xel­les per Mario Monti, che non ha dimo­strato di saperci fare né come pre­si­dente del con­si­glio né come lea­der del suo par­tito per­so­nale. Si era fatto dise­gnare da un gra­fico di grido per­fino lo stemma e i volan­tini della sua for­ma­zione poli­tica, ma per tenere in piedi i par­titi ci vogliono soprat­tutto i voti, e quelli Monti non li ha saputi tro­vare. Allora gli hanno dato una buona siste­ma­zione a Bru­xel­les, nell’Unione euro­pea (lui si ricor­derà di esserne grato), con la nomina a pre­si­dente dello High-Level Group on Own Resour­ces, ossia super mini­stro euro­peo del tesoro: per sem­pli­fi­care il discorso, chia­me­remo que­sto orga­ni­smo il «fondo».
Si tratta natu­ral­mente di una carica con­cor­data fra i governi, che non ha avuto biso­gno di alcun voto popo­lare: ma que­sta non è un’eccezione per le alte cari­che comu­ni­ta­rie.
La recen­tis­sima deci­sione dell’Ue — i gior­nali hanno comin­ciato a pre­pa­rare il ter­reno accen­nan­done, ma senza chia­rire bene di quale ope­ra­zione effet­ti­va­mente si tratta — è quella di dare a Mario Monti, con quella carica, il com­pito di repe­rire e gestire fondi, fatti venire dagli stati mem­bri, al fine di uti­liz­zarli per far fronte a improv­vise esi­genze finan­zia­rie, dei sin­goli mem­bri o della stessa Ue.
Natu­ral­mente la discre­zio­na­lità, e per­ciò il potere effet­tivo del pre­si­dente di que­sto orga­ni­smo, saranno molto vasti e dif­fi­cil­mente sindacabili.
Que­sta tro­vata aveva inco­min­ciato a pren­der forma alle prime avvi­sa­glie di dif­fi­coltà finan­zia­rie da parte di qual­che paese mem­bro della Ue. La nomina di Monti invece è stata con­cor­data fra il pre­si­dente della Com­mis­sione euro­pea, Jean-Claude Jun­ker, e l’onnipotente mini­stro dell’economia tede­sco, Wol­fgang Schäu­ble. Essa è del feb­braio 2014. I com­piti del «fondo» si sono quindi per­fe­zio­nati pro­prio nel corso della crisi greca, e per­ciò la nomina di Monti, che poteva appa­rire ini­zial­mente come un con­ten­tino all’Italia e allo stesso desi­gnato, sono venuti invece a pre­ci­sarsi meglio, e a poten­ziarsi for­te­mente, pro­prio quando si è avver­tita la neces­sità di disporre di un vero e pro­prio super-ministro euro­peo dell’economia.
Que­sto nuovo orga­ni­smo potrebbe affian­carsi, quando ciò fosse rite­nuto oppor­tuno, all’onnipotente pre­si­dente della Banca cen­trale euro­pea, Mario Dra­ghi. Su que­sto potreb­bero tut­ta­via sor­gere dei pro­blemi in futuro, per­ché l’affidamento a per­so­na­lità ita­liane di entrambe quelle alte cari­che, appare desti­nato ad appa­rire inopportuno.
Il pro­blema vero dell’istituzione del «fondo» non dovrebbe tar­dare a mani­fe­starsi. Infatti que­sto orga­ni­smo, per fun­zio­nare, avrà biso­gno di risorse finan­zia­rie assai ingenti: da repe­rire evi­den­te­mente fra gli stati mem­bri della Ue.
Non si fa mistero che tali risorse ver­ranno da una parte della tas­sa­zione riscossa dai sin­goli paesi mem­bri (Iva, Irpef e simili). Que­sto mec­ca­ni­smo, men­tre darà un potere reale — molto forte — al pre­si­dente del «fondo», potrebbe essere anche la pre­messa per forti ten­sioni con i tito­lari dei mini­steri eco­no­mici dei sin­goli stati (in Ita­lia, Pier Carlo Padoan), i quali vedreb­bero sce­mare sem­pre più il pro­prio potere.
Un altro pro­blema, del quale non si parla, sarà quello di dotare il «fondo» di ingenti risorse finan­zia­rie. Esse saranno repe­ri­bili sol­tanto attra­verso nuove forme di tas­sa­zione, per le quali si potranno anche tro­vare delle defi­ni­zioni sem­pre più fan­ta­siose, ma sem­pre nuove tasse saranno, e in Ita­lia non se ne sente pro­prio il biso­gno, avendo il nostro paese uno dei livelli di tas­sa­zione più ele­vati. Ma il pre­si­dente del con­si­glio Mat­teo Renzi, non sta pro­met­tendo di ridurre le tasse?
Tutto que­sto suc­cede per­ché il dire chiaro e tondo che il sal­va­tag­gio della Gre­cia — affo­gata anche per il man­cato inter­vento euro­peo quando la crisi non aveva ancora dimen­sioni deva­stanti — costerà parecchio.
E non è affatto detto che altre crisi non pos­sano venire: guar­dando bene alla situa­zione di alcuni mem­bri della Ue, qual­che avvi­sa­glia si vede già. Sic­come il sistema degli stati euro­pei resta sem­pre quello di non voler appe­san­tire la posi­zione fiscale dei ceti più abbienti e di non voler affron­tare seria­mente il pro­blema dell’evasione fiscale, che in qual­che stato (Ita­lia, per esem­pio) è grave, la solu­zione sarà sem­pre quella di spal­mare, anche con for­mule nuove e sem­pre più fan­ta­siose, il carico fiscale sui red­diti meno elevati.

Fonte: il manifesto

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