La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

venerdì 31 luglio 2015

La Cassazione e l'inganno delle scuole paritarie



di Maria Mantello
Non bastano immagini sacre e cappelle annesse... e neppure possono sentirsi scudate dal paravento linguistico di scuole “paritarie”. Si tratta infatti di enti privati che erogano ai propri clienti – studenti un servizio a pagamento. Quindi, è un’attività commerciale e l’imposta sugli immobili la devono pagare. Questa la retta interpretazione dell’articolo 7, comma 1, lettera i, del decreto legislativo n. 504 del 1992, che indica tra gli esentati dall’imposta immobiliare  “i fabbricati destinati esclusivamente all'esercizio  del  culto”.
Dove starebbe allora l’iniquità delle sentenze 14225 e14226 della V sezione civile della Corte di Cassazione? Nessuna! Semmai bisognerebbe sottolinearne l’importanza nella lotta all’evasione fiscale, che sembrerebbe finanche presente nell’evangelico «dai a Cesare quel che è di Cesare!».

Ma la Chiesa curiale non ci sta. E quello che forse la disturba particolarmente della sentenza della Cassazione, è che essa contribuisce a far saltare gli equivoci tra privato e pubblico strumentalmente messi in atto proprio il termine “paritarie”. Il polverone querulo delle coorti clericali con tonaca e senza tonaca, non si è infatti incentrato - e continua a soffiare - proprio sul ritornello: sono paritarie, quindi pubbliche a tutte gli effetti?
Ma non è una parola a fare il miracolo. Esse sono e restano private. Se così non fosse la sentenza della Cassazione che vincola al pagamento dell’imposta sugli immobili le scuole cattoliche non sarebbe stata possibile.
Il gioco degli equivoci su quel “paritarie” era iniziato con l’invenzione del “sistema paritario integrato” (legge 62/2000),  parto della vivace mente dell’allora Ministro dell’Istruzione Luigi Berlinguer, che trasformava le scuole private, da istituzioni a cui la nostra Costituzione riconosceva la parità nel rilasciare titoli di studio equipollenti, ad erogatrici paritarie di un servizio pubblico.
Ma essere fornitori di servizio pubblico non rende enti pubblici. Le uniche pubbliche pertanto sono e restano le scuole statali. Tuttavia il pasticcio del sistema paritario, aggirando il dettato costituzionale, era servito per aprire la strada all’erogazione di pubblico denaro ed esenzioni da imposte e tasse. Questo mentre si perorava e attuava gradualmente (da Berlusconi a Renzi una linea continua) la conversione dell’intero sistema scolastico a quella “sussidiarietà”, dove lo Stato è ridotto a mero elargitore di finanziamenti. Il sogno clericale di riprendersi l’istruzione come ai tempi del papa-re avanza! Dietro il paravento linguistico “paritarie” c’è allora lo spirito di una Chiesa che attraverso la scuola cattolica mira alla riconquista generalizzata della società. Una Chiesa che batte cassa perché le sue scuole si svuotano, visto che gli italiani – nonostante il favoritismo di Stato – continuano a scegliere la scuola statale.
Bisogna allora pretendere, per la stessa salvaguardia delle tenuta democratica, che lo Stato investa nella sua scuola, istituendo - come Costituzione ordina - proprie scuole per ogni ordine e grado. Lo stato ha l’obbligo di istituire proprie scuole. I privati possono, ma senza oneri per lo Stato. È l’articolo 33, che con quel “senza oneri per lo Stato” esclude ogni sovvenzione pubblica alle scuole private.
Eppure il gioco degli equivoci continua! Adesso per svuotare la sentenza della Cassazione sull’Ici (Imu) che le scuole cattoliche devono pagare... e ben oltre questa.
Per dare legittimità di pubblico alle paritarie, abbiamo sentito dalle coorti clericali chiedere tavoli paritetici, sperando forse di fare di ogni Comune italiano la permanente replica di quanto è avvenuto ad esempio la scorsa estate a Bibiana, dove addirittura la paritaria “San Marcellino", paventando la perdita di iscritti, pose il veto all’apertura della scuola d’infanzia pubblica. E solo dopo trattativa con questo asilo confessionale, alla fine il Comune ha permesso ai bambini del pubblico asilo di poterlo frequentare.
Insomma la strada è stata già battuta. Repliche si stanno approntando per discriminare ed esautorare la scuola statale. Allora è il marchingegno del sistema paritario che va cassato.

Fonte: MicroMega

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