La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

martedì 28 luglio 2015

Lo stratega "taglia e cuci"

di Andrea Colombo
Tutto si potrà dire a Mat­teo Renzi, ma non negar­gli un talen­tac­cio natu­rale nel con­fon­dere le acque. La spa­rata trion­fale sul taglio delle tasse, che arri­verà forse, è stata pre­ziosa per camuf­fare quello della sanità, che invece ci sarà di certo, e anzi già c’è. A vei­co­larlo sarà un emen­da­mento, al quale sta già ala­cre­mente lavo­rando il mini­stero della Sanità, al decreto Enti locali. Cosa con­terrà nel det­ta­glio è ancora incerto, ma di certo si trat­terà di un colpo di scure su tutte le ana­lisi cli­ni­che, sulle riso­nanze magne­ti­che e in gene­rale su tutto quel che aiuta a pre­ve­nire o a indi­vi­duare per tempo le malat­tie.
Il Senato avrebbe dovuto appro­vare il decreto a spron bat­tuto, ovvia­mente con il voto di fidu­cia, già ieri sera. Essendo lunedì, gior­nata di sacro riposo a palazzo Madama, è man­cato per quat­tro volte il numero legale e dun­que, a norma di rego­la­mento, la seduta è slit­tata. In teo­ria dovrebbe ripren­dere oggi, ma in mat­ti­nata, al Senato, è invece pre­vi­sto lo sbarco di un altro decreto, quello sulla Rai. D’altra parte, avviare il dibat­tito sul dl Enti locali non avrebbe senso, doven­dosi la seduta inter­rom­pere a metà mat­ti­nata per la tra­di­zio­nale «ceri­mo­nia del ven­ta­glio».
L’ingorgo nasconde in realtà un’indecisione del pre­mier, che Renzi avrebbe tut­ta­via risolto, dopo qual­che ora di esi­ta­zione, sce­gliendo di andare avanti, pre­sen­tare l’emendamento e chie­dere la fidu­cia oggi stesso. Il dub­bio del gran capo non era certo dovuto a ripen­sa­menti sull’opportunità di met­tere ancor più in ginoc­chio di quanto già non sia la sanità pub­blica. Figu­rarsi. Il punto dolente era solo que­stione di comu­ni­ca­zione e pro­pa­ganda bruta. Va bene pro­se­guire con l’acceleratore a tavo­letta nel solco di Ber­lu­sconi e dei peg­giori governi di destra euro­pei. Va malis­simo che i cit­ta­dini lo capi­scano. Danno grave per la salute elettorale.
Lui, Mat­teo il furbo, aveva fatto il pos­si­bile per celare il taglio die­tro la ruti­lante pro­messa del taglio delle tasse ed era stato atten­tis­simo a non usare mai parole tanto chiare da far capire ai futuri elet­tori quale piat­tino gli si stesse pre­pa­rando. Pur­troppo i suoi col­la­bo­ra­tori non sono altret­tanto dotati. Dalle parole del geniac­cio della comu­ni­ca­zione Yoram Gut­geld, ma anche da quelle della mini­stra Loren­zin, la scon­so­lante realtà emer­geva pur­troppo in tutta la sua cru­dezza. Di qui l’esitazione: non sarà meglio rin­viare? Magari sì, ma ciò avrebbe com­por­tato affib­biare una maz­zata cla­mo­rosa tra pochi mesi. Alla fine Renzi, da stra­tega dell’abbindolamento quale è, ha pre­fe­rito man­te­nere la stra­te­gia ini­ziale: diluire il colpo divi­den­dolo in diverse tran­ches, celarlo quanto più pos­si­bile die­tro i fuo­chi arti­fi­ciali della riforma fiscale pro­messa. Avanti, dun­que. Ma per carità: attenti con le parole! Qui non si taglia un bel niente. Si razio­na­lizza.
La Loren­zin fa il pos­si­bile per ade­guarsi ma il risul­tato è scon­for­tante. La «razio­na­liz­za­zione», spiega, signi­fica solo «attac­care gli spre­chi impro­dut­tivi, l’eccesso di cau­tela dei medici che porta a pre­scri­zione ed esami inu­tili, la cosi­detta medi­cina difen­siva». Uno legge e si chiede: «Ma que­sta si rende conto di cosa sta dicendo? Pen­serà dav­vero di far cre­dere che tagliare le ana­lisi cli­ni­che e abbat­tere la medi­cina pre­ven­tiva signi­fi­chi inter­ve­nire sugli spre­chi?».
Quando il decreto verrà votato resta dun­que incerto, quasi cer­ta­mente sta­sera stessa. Ma si tratta di un par­ti­co­lare poco influente, che non cam­bia di una vir­gola in qua­dro gene­rale: i tagli alla sanità saranno pesanti, 2,3 miliardi subito, ulte­riore e anche più pesante bato­sta in autunno, con la legge di sta­bi­lità, per poi arri­vare al tetto di 10 miliardi in 5 anni. Cosa signi­fi­chi, al di là dei giri di parole in cui palazzo Chigi eccelle lo dice senza peri­frasi il coor­di­na­tore degli asses­so­rati alla Sanità delle Regioni Lucio Coletto: «Oltre alle tasse, gli ita­liani dovranno pagare le pre­sta­zioni sani­ta­rie pri­va­ta­mente». Lo dice il capo dei depu­tati Sel Scotto: «Così si sca­ri­che­ranno sui cit­ta­dini i costi del taglio delle tasse». Una par­tita di giro. Lo dicono i par­la­men­tari del M5S: «Il piano del governo? Sem­plice. Sosti­tuire la samità pub­blica con quella pri­vata». Sta­volta è pro­prio impos­si­bile dar­gli torto.

Fonte: il manifesto

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