di Marco Bersani
A quasi tre anni dall’avvio, il Partenariato Transatlantico sul Commercio e gli Investimenti (Ttip), in corso di negoziazione tra Usa e Ue, sta entrando in una fase decisiva.
Nonostante i ripetuti tentativi, dapprima di mantenerlo segreto, e poi di presentarlo come un accordo «tecnico», è ormai più che evidente di come in realtà si sia di fronte ad un pericoloso attacco ai diritti e alla democrazia. Sono in gioco il cibo e la sicurezza alimentare, l’acqua, i beni comuni e i servizi pubblici, l’istruzione e la sanità, i diritti del lavoro e l’occupazione, la tutela ambientale e sociale, e sono a rischio interi comparti produttivi delle piccole e medie imprese.
Ma è a rischio soprattutto la democrazia, con la possibilità per le imprese multinazionali di chiamare in giudizio i governi e le autorità pubbliche per normative che ostacolino i loro investimenti e relativi profitti.
Nei prossimi mesi i negoziati entreranno in una fase di accelerazione. Infatti, nonostante gli incontri negoziali siano ben lungi dall’aver trovato un accordo su molti dei punti in agenda, esiste una forte pressione per produrre una sintesi prima che le elezioni statunitensi entrino nel vivo, con il rischio di regalare ai cittadini un esito molto pericoloso: un accordo quadro generico, che permetta a Usa e Ue di sbandierare il risultato raggiunto, per poi procedere alla sua applicazione dettagliata attraverso tavoli «tecnici», che opereranno con ancor più segretezza e opacità di quelle che da tempo i movimenti sociali denunciano.
È l’ennesimo tentativo di depotenziare una protesta che in questi tre anni si è estesa a macchia d’olio su entrambe le sponde dell’Atlantico, mettendo assieme comitati, associazioni di movimento, organizzazioni contadine e sindacali, consumatori, cittadine e cittadini, che hanno rivendicato trasparenza e sfidato la segretezza che ha circondato tutto il negoziato sul Ttip.
Una campagna che denuncia il delinearsi di un nuovo quadro giuridico pericoloso per i diritti e la democrazia, nel quale i profitti delle lobby finanziarie e delle grandi multinazionali prevarrebbero sui diritti individuali e sociali, sulla tutela dei consumatori, sui beni comuni e sui servizi pubblici, negando ogni possibilità a un altro modello sociale che non sia quello liberista, nell’epoca della finanziarizzazione della società e dell’intera vita delle persone.
In questi tre anni, anche in Italia è nata e si è diffusa la campagna Stop Ttip, costruendo – territorio per territorio – informazione, sensibilizzazione e mobilitazione sociale.
Dopo la grande manifestazione di ottobre a Berlino, con oltre 250.000 persone, dopo la consegna, sempre a ottobre, di oltre 3 milioni di firme all’Unione Europea e data la fase in cui sta entrando il negoziato, la campagna Stop Ttip Italia ha deciso di convocare un grande appuntamento nazionale sabato 7 maggio a Roma.
Una giornata con manifestazione nazionale, che chiede a tutte le donne e gli uomini da sempre attivi in difesa dei diritti e dei beni comuni, ai sindaci, ai comitati, alle reti di movimento, alle organizzazioni sindacali, alle associazioni contadine e dei consumatori, agli ambientalisti, al mondo degli agricoltori e delle piccole imprese e a tutti quanti hanno a cuore la democrazia, di essere presenti per dimostrare concretamente il rigetto del Ttip e la rivendicazione di un altro modello sociale, più giusto e solidale.
Governi e lobby economico-finanziarie considerano ineluttabili le politiche liberiste e di austerità e chiedono rassegnazione. E’ venuto il momento di rispondere con la partecipazione, per dire forte e chiaro che il futuro non si vende.
Tutte e tutti insieme è possibile.
Fonte: il manifesto
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