di Mario Sai
Stupisce lo stupore di molti commentatori per il fatto che un «visionario» come Gianroberto Casaleggio abbia ricevuto così tanti riconoscimenti istituzionali e politici. Sono la prova di quanto egli fosse un eroe dei nostri tempi, continuatore di quella narrazione cominciata negli anni Ottanta che vedeva nel salto tecnologico innescato da Internet la possibile nascita di una economia e di una società post-capitaliste. L’esperimento del free software era visto come il paradigma di una inedita «economia del dono»; le comunità virtuali erano il modello di relazioni sociali orizzontali e antigerarchiche; la Rete avrebbe neutralizzato le barriere tra nazioni, etnie, culture , classi sociali e avrebbe portato al superamento di tutte le forme di potere centralizzato: governi,corporations, chiese, sindacati, partiti.
Il luogo della relazione tra cittadini e della loro iniziativa politica diventava la «comunità». La radice lontana di questa trasformazione non è l’ingenuo anarco-individualismo della Rete, ma sta nella grande trasformazione organizzativa e sociale imposta dal «Toyota production system, l’invenzione più importante dopo la linea di montaggio di H. Ford», a detta della Harvard Business Review.
Lo spirito Toyota è stato ben rappresentato da noi da Sergio Marchionne. Se si guarda al modello organizzativo della Fiat, la sua matrice è ben sovrapponibile a quella del M5S: una leadership forte caratterizzata dalla «visione»; uno staff fidato (la direzione aziendale o la Casaleggio Associati); una rete di attivisti. In fabbrica sono i team leader che sostituiscono i delegati sindacali e implementano tra i loro compagni la visione strategica dell’azienda. Nel M5S sono gli influencers che determinano la circolazione delle idee. Casaleggio sosteneva che «sono il 10% degli utenti che decidono il 90% dei contenuti».
Lavoratori o cittadini appartengono alla loro comunità (aziendale o politica che sia) sulla base di fiducia, condivisione, dedizione e questo permette di tenere insieme partecipazione e gerarchia. Il blog del M5S opera su una piattaforma non del tipo liquid feedback, che è orizzontale, fondata su deleghe fiduciarie, con percorsi deliberativi aperti e verificabili, ma è caratterizzata da un sistema proprietario, da una circolazione delle informazioni e da un modo di relazionarsi deciso dalla Casaleggio Associati. Il nuovo sistema operativo Rousseau, sempre deciso da Casaleggio, non sembra uscire dalla logica delle «partecipazione in via gerarchica», l’ossimoro su cui si regge il Sistema Toyota.
L’evoluzione del Partito democratico di Matteo Renzi ha seguito questa traettoria: un leader con la sua narrazione (ieri rottamazione e nuovismo, oggi governo del fare); una tecnostruttura (la Leopolda) che definisce gli obiettivi e da cui sono tratti i dirigenti; una rete di poteri locali che organizzano il consenso; un mobile popolo delle primarie in sostituzione degli iscritti . L’uomo solo al comando si circonda di seguaci, siano gli operai «combattenti» di Marchionne o i followers su twitter del presidente del consiglio o quelli di Grillo.
Nel nuovo mondo della comunicazione istantanea, dove non c’è conflitto perché non ci sono classi, e dove, quindi, non ha senso la distinzione tra destra e sinistra, si promette un’efficiente ed efficace scambio di informazioni e un confronto democratico, ma di fatto non si sopporta dibattito e dissenso . È il tratto profondo del toyotismo, che incentiva la partecipazione dei lavoratori solo se si mantiene nel recinto della condivisione degli obiettivi dell’impresa.
Nella comunità ciò che caratterizza le relazioni deve essere il conformismo, che è anche la logica con cui gli algoritmi governano in Rete i flussi informativi. Ogni pensiero critico va allontanato, è troll, contro di lui si esercita la antica pratica dell’ostracismo: o dentro o fuori. Vale nei luoghi di lavoro (lo sa bene la Fiom); vale nelle organizzazione politiche. Pd e M5S ne hanno ormai una vasta casistica. Infatti sono più le similitudini , anche di base sociale e di cultura, che le differenze a segnare lo contesa tra la nuova classe politica penta- stellata e il renzismo. Questo è il problema del M5S, un rischio molto più grave della perdita del Fondatore.
Fonte: il manifesto
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