di Franco Ricciardiello
Quaranta anni fa, il 24 marzo 1976, un colpo di stato delle tre forze armate rovesciava in Argentina il governo di Isabela Martínez, succeduta al marito Perón, e inaugurava una stagione di dittatura e repressione battezzata con grigiore burocratico “Processo di riorganizzazione nazionale”. In sette lunghi anni avrebbe provocato un disastro economico senza pari, una guerra rovinosa contro la Gran Bretagna e l’assassinio di quarantamila oppositori, i cui corpi non saranno mai ritrovati.
In occasione di questo anniversario la casa editrice Nova Delphi pubblica nella collana Viento del Sur una raccolta di testi di docenti universitari incentrati sul rapporto tra Italia e Argentina: una storia lunga un secolo, che inizia con un’emigrazione che non è diretta solo verso l’emisfero nord del continente americano, e continua con i legami rinnovati dalle mille vie dell’esilio, stavolta in senso inverso, in direzione della patria d’origine della famiglia.
È stata poi la scoperta delle dimensioni della tragedia della repressione, e di quanti fossero gli italianidesparecidos nei centri clandestini di tortura, a suscitare una nuova fiammata di interesse.
È stata poi la scoperta delle dimensioni della tragedia della repressione, e di quanti fossero gli italianidesparecidos nei centri clandestini di tortura, a suscitare una nuova fiammata di interesse.
Nel romanzo Quintetto di Buenos Aires (1997) di Manuel Vázquez Montalbán, mentre indaga sulla scomparsa di un lontano parente il detective Pepe Carvalho si ripete un mantra che per lui riassume il significato dell’Argentina odierna: Tango, Maradona, Desaparecidos. Quando rientra in Spagna alla soluzione del caso, incontra in aereo due compatrioti ai quali la sua formula dice poco: Maradona è eclissato da Ronaldo, si balla ancora il tango a Buenos Aires? E desaparecidos perché, ha qualcosa a che vedere con X-files?
Questo è l’incubo dei sopravvissuti di cui parla Emilia Perassi nel suo intervento sulla costruzione della memoria collettiva della dittatura argentina nella letteratura italiana: una “sfida malinconica” indissociabile dal ricordo delle vittime, dei vinti, alla quale contribuiscono in modo significativo gli scrittori dell’emigrazione di ritorno che pubblicano in Italia. A metà tra i due paesi sta sospesa la vita di Laura Pariani, alla cui letteratura è dedicato l’ intervento di Laura Scarabelli, incentrato sulla violenza della dittatura argentina e sulla resistenza. Il racconto La voladora, contenuto nella raccolta L’uovo di Gertrudina (2003), racconta la prigionia, la tortura e la morte di due suore francesi collaboratrici delle madri di Plaza e Mayo, scomparse in quella fabbrica di morte che è stato il casino ufficiali dell’Escuela de Mecánica della Marina militare, da cui sono estrapolati alcuni passaggi.
Camilla Cattarulla, curatrice del volume, è anche autrice di un intervento sull’importanza del tango nella narrativa italiana, a partire dalla costatazione che la storia della sua varianteorillera, di sobborgo, non può prescindere da quella dell’emigrazione. Naturalmente, non è soltanto nella letteratura che la fiction italiana ha contribuito a tenere viva la memoria dell’orrore della dittatura; anzi due produzioni televisive hanno avuto maggiore impatto di pubblico, com’è naturale: La memoria e il perdono di Giorgio Capitani (2001) e il recentissimoTango per la libertà di Alberto Negrin mandato in onda nell’autunno 2015 su Rai 1. In entrambi i casi, malgrado lacune, leggerezze, distorsioni e anche volontarie deviazioni dalla realtà dei fatti, le opere hanno contribuito a ravvivare la memoria dell’orrore, anche se confinato a un consolatorio altrove rappresentato con stereotipi quasi coloniali, da Latinoamerica arretrata.
Fonte: Carmilla online
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